SOL LEVANTE – Ken il guerriero

Le suggestioni, i temi e le varie incarnazioni di uno degli eroi più amati dagli anime-fans di seconda generazione, attualmente al centro di un interessante revival che passa anche per una nuova miniserie animata.

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Siamo alla fine del XX secolo: il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della Terra gli oceani erano scomparsi e le pianure avevano l'aspetto di desolati deserti.

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Tuttavia, la razza umana era sopravvissuta….



Realizzata in Giappone nel 1984, Ken il guerriero (in originale "Hokuto no Ken" ovvero "Il colpo dell'Orsa Maggiore") è probabilmente la serie-culto per eccellenza fra gli anime di seconda generazione, ovvero quelli che si trovarono ad invadere un mercato mondiale ormai già avvezzo ai cartoon giapponesi (in Italia arrivò nel 1988). L'ispirazione viene dal fumetto omonimo (attualmente in ristampa nelle fumetterie per d/visual), pubblicato nel 1983, disegnato da Tetsuo Hara e sceneggiato da Yoshiyuki Okamura, in arte Buronson o Bronson, pseudonimo adottato per la sua presunta somiglianza con il compianto Charles, l'interprete de Il giustiziere della notte.


La storia, semplice seppure molto articolata, segue le avventure di Kenshiro, ultimo discendente della Divina Scuola di Hokuto e custode della bimillenaria ed omonima arte marziale, una tecnica assassina in grado di fare letteralmente esplodere i corpi degli avversari attraverso la pressione di particolari punti del corpo, noti come "tsubo" (termine, quest'ultimo, assente dall'edizione italiana del cartoon, ma presente nel manga e nei recenti OAV). Come è spiegato dalle parole che aprono ogni episodio (riportate in esergo), Kenshiro si muove in un mondo postnucleare, che ricalca fedelmente l'universo di Interceptor: il guerriero della strada (1981), secondo capitolo della trilogia di Mad Max, ma anche quello di "Violence Jack", fumetto-capolavoro di Go Nagai. In questo spazio dominato dal caos e da bande di predoni, le avventure di Kenshiro si articolano su due grandi ceppi narrativi, peraltro finemente intrecciati: il primo, più "personale" vede l'eroe costretto a confrontarsi con i suoi fratelli per la successione al ruolo di Maestro e rappresenta una attenta ricognizione attorno al tema del Potere. Raoul, il fratello maggiore, intende infatti usare l'Hokuto per conquistare il mondo e si lascia in tal modo guidare dall'ambizione finalizzata a creare un dominio del terrore.


Il secondo ceppo, invece più "universale", vede Kenshiro opposto ai maestri del Nanto, disciplina speculare all'Hokuto. Le due scuole hanno come simbolo rispettivamente la Croce del Sud e l'Orsa Maggiore e infatti è intenzione degli autori innalzare il conflitto a livello mitico e riflettere il destino dell'umanità in un disegno divino di marca prettamente orientale; per questo motivo le due arti marziali simboleggiano la specularità del creato, dove ogni cosa si articola secondo opposti, basti pensare ai concetti di yin e yang. Pertanto lo scontro fra scuole, ossequioso di una ricca tradizione narrativa che si può far risalire alle pellicole di Bruce Lee, riflette fedelmente l'ideale di caos nel quale è immerso l'universo diegetico e, per estensione, il mondo intero: siamo in fondo nei caotici anni Ottanta, bisognosi di eroi e punti di riferimento, dove è necessario costruire un nuovo sistema di valori e mitologie. Non a caso iconograficamente la serie pesca molto da un immaginario muscolare, con in testa le pellicole di Sylvester Stallone (cui rimanda anche il protagonista), che negli stessi anni lavoravano proprio alla creazione di nuovi e problematici eroi, come Rocky e Rambo.


Proprio come accade con i personaggi incarnati da Stallone anche l'epopea di Kenshiro finisce per connotarsi di un afflato cristologico che porta l'eroe a farsi carico del peso del mondo e fa delle sue cicatrici, che descrivono l'Orsa Maggiore sul suo petto, delle moderne stimmate; per questo motivo egli oppone all'ambizione di Raoul e dei dittatori di Nanto un quasi totale annullamento della propria personalità. Kenshiro, infatti, non dimostra una personalità spiccata, appare anzi alquanto stolido e monocorde, esiste soltanto in quanto erede dell'Hokuto e dispensatore di aiuto per i deboli, alfiere di un altruismo disinteressato. L'unico elemento di rivendicazione della propria identità sembra essere l'amore per Julia, la donna che gli viene strappata all'inizio della storia e che per lui resta una presenza guida, una sorta di simbolo d'amore assoluto che lo porta a non recedere mai dal proprio compito di dispensatore di bontà in un mondo impazzito.


E' pertanto possibile notare come la ricognizione intorno al concetto di Potere e la mitopoiesi cara agli autori si intreccino in modo forse semplice, ma certamente non semplicistico, grazie anche a una buona caratterizzazione psicologica dei personaggi (soprattutto dei cattivi) volta a esaltare il valore salvifico del dolore e della tristezza come elementi che ancorano l'uomo alla realtà impedendogli di perdersi in quei deliri d'onnipotenza che hanno già prodotto l'Olocausto nucleare. Ogni nemico, infatti, nasconde una storia di privazioni e sofferenze, che gli fanno meritano infine la pietà e il perdono, tanto di Kenshiro, quanto dello spettatore.


Inoltre l'attenzione dei fruitori è garantita dal complicato intreccio di linee parentali che legano i personaggi e che non a caso ha fatto parlare di un'applicazione degli stilemi narrativi della soap-opera all'avventura di arti marziali. In ultima istanza, comunque, la serie è soprattutto un affresco epico, poiché racconta grandi imprese compiute da uomini destinati a trascolorare nella leggenda.


L'accattivante mistura ha permesso a Kenshiro di raccogliere un vasto consenso presso pubblici disparati, qualche critica pretestuosa e assolutamente vergognosa (come quella che, in Italia, individuò in lui il responsabile dei lanci di pietre dai cavalcavia!) e ha portato a nuove proliferazioni del mito: ai 152 episodi che compongono le due stagioni della serie televisiva sono infatti seguiti un bellissimo film cinematografico (del 1986) che riracconta gli eventi della prima tranche di episodi tv, un pessimo lungometraggio "live" di marca statunitense, diretto da Tony Randel nel 1995 e un romanzo, scritto da Buronson nel 1996 e pubblicato in Italia da Kappa Edizioni. A quest'ultimo si ispira la miniserie OAV realizzata nel 2003 e uscita anche in Italia con il titolo Ken il guerriero: la trilogia ("Shin Hokuto no Ken"). Va precisato come la vecchia serie tv non coprisse interamente gli avvenimenti narrati nel fumetto, lasciando fuori alcune storie in verità poco interessanti che sembravano soltanto voler costituire un preludio a successivi sviluppi, come quella che vedeva coinvolto il giovane Ryu, figlio di Raoul, destinato con tutta probabilità a diventare il futuro successore di Hokuto.


Anche con gli OAV la nuova storia nulla aggiunge né toglie alla mitologia di Kenshiro e vede il nostro impegnato a contrastare Sanga, dittatore del regno di Lastland. L'uomo utilizza dei falsi dei per sottomettere il popolo e vede in Sara, una donna che utilizza una disciplina derivata dall'Hokuto, l'idolo che gli permetterà di conquistare definitivamente il cuore degli scettici. A Sanga succede ben presto il folle Seiji, custode di un'altra tecnica derivata dall'Hokuto e animato da un'indole totalmente distruttiva. L'idea di evitare quasi del tutto il riferimento ai fatti già noti allo spettatore e di non introdurre nessuno dei personaggi "storici" (se non lo stesso Kenshiro) dimostra la volontà, senz'altro coraggiosa, di aprire nuovi archi narrativi in una storia che si pensa possa riflettere bene il caos bellicista col quale si è inaugurato il terzo millennio, vessato dagli scontri di civiltà e dalla follia della guerra.


Dove il racconto pecca è nella regia, che vorrebbe conferire un tono solenne alle immagini, ma spesso cade nella staticità fine a se stessa, salvo cambiare repentinamente alla fine del terzo episodio, dove lo scontro fra Kenshiro e Seiji è animato con disegni essenziali e vicini a un tipo di animazione più europea. Stona parecchio anche l'abuso di computer grafica, ma soprattutto si sente la mancanza della fisicità e del tratto corposo adottato da Toyoo Ashida (già regista di Vampire Hunter D) nella vecchia serie tv: viceversa le linee sottili e la preoccupazione di confezionare dei bei disegni – che a volte ripropongono alcune celebri inquadrature del serial televisivo – sembrano dominare la mente del nuovo director Takashi Watanabe. A consolazione va riconosciuto che la storia rispecchia fedelmente la filosofia del personaggio, che l'avventura cresce progressivamente e che nel complesso risulta molto godibile. Inoltre la destinazione non televisiva ha permesso di calcare la mano sulla violenza: la trilogia, infatti, risulta scevra dall'autocensura della serie tv e si permette affondi splatter di grande impatto visivo. In definitiva un tassello non fondamentale dell'epopea, che piacerà ai fans e che ci auguriamo possa stimolare Buronson e Tetsuo Hara a dare vita a un "vero" sequel, all'altezza delle prime storie di Kenshiro.


I DVD


Allo stato attuale la serie televisiva risulta purtroppo ancora inedita su supporto digitale, mentre è stata pubblicata in videocassetta da Hobby & Work e Mondo. Per quanto riguarda invece gli OAV, l'edizione DVD è stata curata con passione e competenza dalla Shin Vision, una label con pochi anni di attività alle spalle, ma forte dell'esperienza che parte del suo staff ha compiuto nella Dynamic Italia.


Così di Ken il guerriero: la trilogia sono disponibili due versioni, regolare e per collezionisti, quest'ultima comprensiva di un elegante box cartonato lucido per raccogliere i tre amaray: impressionante la dotazione audio con due doppiaggi (uno più fedele alle diciture usate nella vecchia serie tv e l'altro invece "purista") e codifiche audio in Dolby Surround 2.0, Dolby Digital EX e DTS ES 96 Khz/24 bit. Come già accaduto per la versione giapponese, anche nella nostra lingua Kenshiro ha cambiato doppiatore e nonostante la scelta di Massimo De Ambrosis non sia troppo esaltante, nel complesso l'edizione è ben recitata e arricchita da ottimi dialoghi. L'immagine è invece forte di un master luminoso e pulito e si presenta in widescreen 1.78:1. Da segnalare anche i menù dove la selezione delle opzioni è accompagnata ogni volta da una frase di Kenshiro o Seiji.


Per ciò che riguarda la ricca dotazione di extra è da ammirare la progettualità che ha animato i realizzatori: è infatti bello poter confrontare le dichiarazioni rilasciate nelle interviste da Gackt, l'autore delle sigle, con il testo delle canzoni, presentate in versione sottotitolata in italiano. Altri extra comprendono la conferenza stampa di presentazione (dove è possibile ascoltare le dichiarazioni di Buronson e Tetsuo Hara), vari trailer, art gallery e, a completamento del tutto, tre pieghevoli, racchiusi nelle confezioni, che illustrano la mitologia di Ken il guerriero, permettendo in tal modo ai neofiti di districarsi per bene fra i riferimenti disseminati nell'OAV. A prescindere dalla valutazione artistica, Ken il guerriero: la trilogia merita di essere considerata una serie di riferimento per il mercato del DVD. Da segnalare anche una distribuzione nelle edicole, in allegato alla collana JapanAnimation della De Agostini, dove però gli episodi sono privi della traccia audio giapponese.

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