SOL LEVANTE – Ufo Robot Goldrake: 30 anni dopo!

Ufo Robot GoldrakeIl 4 Aprile del 1978 iniziavano le trasmissioni sul secondo canale Rai di “Atlas Ufo Robot”, la serie animata che avrebbe segnato un passaggio importante nella storia del costume italiano sdoganando l’animazione giapponese presso il grande pubblico. I significati e i meriti di un cartoon ormai diventato di culto

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Ufo Robot GoldrakeIl punto d’origine
A prescindere dai suoi meriti artistici, Ufo Robot Goldrake è da considerarsi il punto d’origine nel rapporto fra l’Italia e l’animazione giapponese. Non il primo anime trasmesso nel nostro paese, beninteso, primato che spetta anzi a Vicky il Vichingo, in onda nel 1975, ma quello che ha fornito al pubblico la percezione di un linguaggio e di un’industria totalmente nuovi rispetto a ciò che si intendeva fino a quel momento come “animazione”, dando inizio a un vero e proprio fenomeno di costume.
Celebrare il trentennale della prima trasmissione italiana ha dunque un valore simbolico molto alto poiché rievoca il momento in cui si è stabilito un prima e un dopo nel rapporto tra l’Italia e i cartoon, quello in cui si è iniziato a comprendere che il disegno animato non è necessariamente un “genere” per pubblici ristretti, ma un linguaggio utile a raccontare storie per platee trasversali.
Inoltre Goldrake ha anche un altro merito non secondario, quello di aver ridefinito le coordinate del gusto, attirando platee differenti per età ma anche per genere, rendendo il filone dei grandi robot come quello rappresentativo di un’intera generazione, non a caso denominata in seguito “Goldrake Generation”. Oltre ad aprire l’Italia a un Oriente lontano, oggi diventato così familiare a tanti spettatori, giovani e non solo.
 
Un po’ di storia
La serie Ufo Robot Goldrake (in originale Ufo Robot Grendizer, nelle trasmissioni televisive era denominata Atlas Ufo Robot) nasce nel 1975, quando la Toei Animation commissiona a Go Nagai una nuova serie robotica che riprenda i temi del film d’animazione Ufo Robot Gattiger, proiettato nei cinema con successo (e ufficialmente ancora inedito in Italia). Al contempo la nuova serie viene a porsi come ipotetico terzo atto di una saga iniziata con Mazinga Z nel 1972 e poi proseguita nel 1974 con Il Grande Mazinga, nonostante inizialmente Nagai l’avesse pensata come un prodotto autonomo (in Italia le tre serie sono giunte in ordine esattamente contrario). L’anello di congiunzione fra le saghe è dato dal personaggio di Koji Kabuto
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Goldrake_personaggi
(nell’edizione italiana rinominato “Alcor”), già pilota di Mazinga Z, che introduce lo spettatore al nuovo scenario, dove la Terra è oggetto delle mire espansionistiche dell’Impero di Vega. L’inserimento dell’elemento extraterrestre è innovativo rispetto al filone dei robot che, fino a quel momento, si era concentrato su minacce endogene (scienziati folli dalle mire imperialistiche, antiche e ostili civiltà risvegliatesi da un sonno millenario) e segue un particolare interesse per il fenomeno degli UFO che all’epoca era molto sentito in Oriente. Non si tratta comunque dell’unico elemento di novità nella serie: a difendere la Terra c’è infatti un altro alieno, Duke Fleed, che con il nome terrestre di Actarus guida il robot Goldrake contro i mostri spaziali di Vega. Duke è il principe di un pianeta precedentemente distrutto dallo stesso sovrano di Vega dopo un iniziale periodo in cui i due mondi sembravano voler cooperare, ed è mosso da sentimenti ambivalenti, che spaziano dall’odio per il tiranno galattico, alla voglia di preservare la purezza di quella Terra che lo ha accolto come un figlio e che non ha ancora conosciuto la barbarie dell’invasione. Al contempo, però, Actarus è quello che oggi definiremmo un pacifista, non vuole pilotare il robot per non ripiombare nell’inferno della guerra e si trova suo malgrado, come unico difensore possibile per il nostro pianeta, costretto a combattere.
Questo elemento psicologico è ciò che ha reso il personaggio particolarmente malinconico e interessante, e Nagai è bravo a trasfigurarlo attraverso una tensione spirituale (sebbene non sia mai tirata in ballo la religione), che fa di Actarus una sorta di angelo giunto sul nostro mondo per salvare l’umanità: il suo sangue è infatti compatibile con quello di ogni terrestre e una sua trasfusione ha un potere salvifico eccezionale, il suo robot indistruttibile è il baluardo della pace e il suo animo gentile, disposto a insegnare i valori della tolleranza universale e della nonviolenza testimoniano delle due anime del Nagai classico, cantore disperato di un’umanità che si abbandona troppo spesso alla barbarie e ai conflitti provocati dall’ignoranza e dal razzismo, ma anche narratore pronto a stimolare il pubblico e a lanciare un monito per la salvezza. Dovranno passare oltre vent’anni quando, nel bellissimo fumetto “MazinSaga”, lo stesso Nagai espliciterà la natura “spirituale” di Actarus regalandogli due ali d’angelo.
 
Mazinga contro GoldrakeGoldrake, il mito
Visitando un qualsiasi sito dedicato alla celebre serie robotica (la Rete ne è piena) non è raro imbattersi in aneddoti molto appassionati sul “fenomeno Goldrake” e su ciò che questo ha comportato per ogni figlio della “generazione 1978”: ciò che risulta però più interessante approfondire è cosa permise alla serie di radicarsi così in profondità nell’immaginario. Il suo essere stato il primo cartoon robotico trasmesso nel nostro paese è sicuramente un elemento importante (nei paesi latini è stato Mazinga Z il primo a giungere sulle televisioni e a sedimentarsi nella memoria globale), ma nel caso dell’Italia ci sono alcuni elementi specifici che ci fanno capire come, qualora fosse stata un’altra serie a raggiungere per prima i nostri teleschermi, l’impatto sarebbe stato con tutta probabilità di pari intensità, ma certamente diverso nella sostanza. Ufo Robot Goldrake infatti è una serie che possiede una caratteristica particolare: quella di annunciarsi come elemento altro, che viene a invadere il quotidiano di un’umanità impreparata al suo palesarsi. L’elemento alieno insito tanto negli invasori quanto nello stesso Actarus, ci dice infatti di come la Terra divenga teatro di una tragedia che si è già consumata altrove e della quale gli abitanti di questo pianeta non possono che essere testimoni. Per questo motivo Koji Kabuto, l’eroe della Terra, diventa soltanto un comprimario e per lo stesso motivo noi spettatori italiani siamo destinati a restare meravigliati dalla scoperta di questo nuovo scenario del quale nessuno sospettava l’esistenza. L’elemento della scoperta e della meraviglia è dunque ciò che ha reso la serie “speciale” per un pubblico poco smaliziato come quello italiano, che quindi si è riconosciuto spettatore della vicenda raccontata e ha stabilito con i personaggi una particolare empatia, destinata a perdurare ancora oggi.
Il contesto in cui la vicenda prende forma è anche molto importante: Ufo Robot Goldrake, infatti, ha un approccio che agli occhi dello spettatore italiano dell’epoca poteva apparire rivoluzionario, ma a ben guardare lo era nella continuità. Da sempre attratto dalle iconografie occidentali e grande fan del western italiano, Go Nagai ha infatti ambientato le vicende tra lo spazio, il Centro Spaziale del Giappone e la Fattoria Betulla Bianca, dove troviamo una iconografia presa di peso dall’Ovest Americano. Quindi Oriente e Occidente si sono ritrovati uniti in un unico racconto, come a prendere per mano lo spettatore occidentale, che si è visto attirato da scenari conosciuti e poi immerso in un contesto culturalmente diverso, dove lo scontro fra robot riverberava le battaglie fra samurai del Giappone antico. Un esempio di trasversalità culturale, affine allo stesso messaggio di conciliazione fra i popoli portato avanti dalla storia.
 
Goldrake fra passato e presente
Goldrake_45 giri sigla tvNonostante questi elementi ben dosati, la serie ottenne all’epoca un successo commerciale pareggiato da un generale disprezzo critico: impreparati al nuovo modello di racconto, molti educatori osteggiarono il cartoon, raggiungendo livelli di isterismo culminati nientemeno che in una interrogazione parlamentare. Suo malgrado, nonostante inneggiasse alla conciliazione, la serie dovette subire un beffardo destino, finendo confinata, nel giro di pochi anni sulle emittenti private.
Rivista oggi, la saga di Ufo Robot Goldrake si presenta ancora fresca e godibile soprattutto nelle puntate iniziali, dove viene chiarito lo scenario, sono presentati i personaggi e si evidenziano i temi enunciati in precedenza: alcuni episodi rimangono memorabili per l’originalità del punto di vista, la profondità dei temi trattati e la sensibilità nel dipingere le sofferenze portate dalla guerra: imprescindibile a questo proposito l’episodio 25, L’amore che sbocciò nel cielo, che racconta la tormentata storia d’amore fra Actarus e l’aliena Naida e rompe anche lo schema classico negando allo spettatore il duello fra robot. Certo, nel suo insieme, è un prodotto datato e meritevole di una riscoperta principalmente se contestualizzato nel suo periodo d’origine e nella storia del costume italiano: la seconda parte infatti decade in lungaggini e ripetitività che ne inficiano parecchio la resa (diversamente da quanto accade con altre serie coeve come Il Grande Mazinga o Jeeg Robot d’Acciaio, molto più compatte) e il deteriorarsi dei rapporti fra Go Nagai e la Toei, che si consumava proprio in quegli anni per ragioni legate al mancato riconoscimento dell’autore sui diritti di un’altra serie come Gaiking il robot guerriero, ha portato la serie a smarcarsi eccessivamente dai precedenti capitoli dedicati a Mazinga creando anche delle incongruenze narrative (i legami di Koji con il suo passato svaniscono nel nulla e lo vediamo corteggiare Maria, la sorella di Actarus, quando nelle serie precedenti al suo fianco c’era sempre Sayaka Yumi).
Resta comunque impressa la bellezza dei personaggi, il cui design è curato da maestri come Kazuo Komatsubara e Shingo Araki e la malinconia insita in molte storie, fino al poetico addio finale.
 
Goldrake_DVDIL DVD
A prescindere dalle pecche sopraelencate, l’affetto dei fans per Ufo Robot Goldrake è sempre molto alto e una uscita in un qualsiasi formato Home Cinema è rimasta per anni un piccolo sogno, purtroppo compromesso da intricate beghe legali sui diritti, che hanno fatto saltare completamente l’appello con il mercato delle VHS (con la parziale eccezione dei mediometraggi cinematografici che riunivano i vari robot di Nagai). La palla è quindi passata al DVD che, escludendo alcuni film di montaggio (dal valore prettamente collezionistico), sembrava quasi destinato a replicare il triste scenario di desolazione. A tentare di consolare i fans è arrivata la d/visual, che attualmente sta editando in digitale quella che è da considerarsi la prima edizione ufficiale del cartoon fuori dal Giappone. Le 74 puntate dell’anime sono raccolte in 12 DVD, divisi in due stagioni da 6 dischi ciascuna, con due box raccoglitori in cartone. L’edizione ha fatto molto parlare di sé a causa di una serie di compromessi che hanno inficiato la resa finale impedendo a una serie così amata di poter vantare la completezza di prodotti come Gundam o Daitarn 3: il video è stato infatti rimasterizzato dai master Betacam (una voce non confermata asserisce che le pellicole originali 16mm siano andate perdute) con una resa molto buona, sebbene non di riferimento. Comunque il meglio che si poteva ottenere. Il vero problema si è avuto sull’audio, dove i compromessi conseguenti le lunghe battaglie legali arrivano a esigere un grande tributo, ovvero la non inclusione del doppiaggio realizzato dalla Rai nel 1978! Sono invece presenti due nuovi doppiaggi, uno con i nomi italiani (Actarus, Goldrake) e uno con i nomi originali giapponesi (Daisuke, Grendizer) oltre alla pista giapponese, purtroppo gravemente priva di qualsiasi sottotitolo. Inoltre sono stati ricontattati alcuni doppiatori dell’epoca, come Romano Malaspina, celebre voce di Actarus, producendo un curioso risultato ibrido che se in molti punti convince, in tanti altri produce un effetto artificioso, e il confronto con la traccia storica (adattata in modo più impreciso, ma superiore dal versante recitativo) è arduo. Considerata l’importanza storica che la serie ha avuto in Italia resta l’amaro in bocca per un ritorno che avviene a metà e stupisce notare la facilità con la quale in molti ambiti (anche professionali) si è parlato di “edizione definitiva”. Speriamo quantomeno in un nuovo passaggio tv, sarebbe il minimo per ciò che Ufo Robot Goldrake ha regalato all’Italia trent’anni fa.
 
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    Un commento

    • Bravo Di Giorgio! L'articolo descrive minuziosamente il fenomeno e il prodotto Goldrake (Grendizer) che dura ormai da decenni. Concordo con la critica sul nuovo doppiaggio che benchè sia più vicino all'adattamento originale giapponese è sicuramente meno coinvolgente dell'edizione del 1978. Forse non tutti sanno che Goldrake arrivò da noi dopo l'incredibile successo ottenuto in Francia. Infatti dialoghi e nomi vennero cambiati proprio perchè tradotti dal francese e non direttamente dal giapponese… vale a dire una traduzione di secondo grado. Comunque Goldrake per me rimane solo un cartone nostalgico che trovo abbastanza ripetitivo. Se vi piace il genere e vi piace Go Nagai vi consiglio di recuperare dalla sua immensa opera "Getter Robot-Last Day". Considero tuttavia "Violence Jack" il suo vero capolavoro (una summa di tutto ciò che ha fatto); manga tutto da leggere però, mi raccomando, dato che di animato a riguardo c'è poco e non dà il giusto valore all'intenzione dell'autore. Bye.