MANGA/ANIME – Highschool of the Dead

Highschool of the Dead

Eros e Thanatos dilagano nella miniserie tv a tema “zombie” prodotta dallo Studio Madhouse, dove il racconto della sopravvivenza di alcuni giovani protagonisti si fa matrice di un modulo narrativo basato sull'esasperazione degli aspetti più pruriginosi e sulla logica del paradosso

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Highschool of the DeadNonostante la situazione

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in cui ci trovavamo

mi sentivo bene.

Forse perché, dopo

tutte quelle battaglie,

ero ancora vivo.

 

Nel pieno revival dei morti viventi, anche il Giappone dice la sua con una miniserie tv di 12 puntate prodotta nel 2010 dallo Studio Madhouse e ispirata a un fortunato manga realizzato dai fratelli Daisuke e Shoji Sato, rispettivamente sceneggiatore e disegnatore: il pretesto è quello classico del genere, con un'epidemia dalle cause non meglio identificate, che rianima i cadaveri trasformandoli in cannibali deambulanti, letali in gruppo, ma innocui se presi singolarmente, a causa delle movenze lente e goffe di pura matrice romeriana. La nostra attenzione, invece, è focalizzata su un gruppo di studenti, che si trovano a scuola mentre l'outbreak scuote il Giappone (e il mondo) e che da lì si spostano, coalizzando le forze, in cerca di un luogo più sicuro. Diversi per carattere, ma tutto sommato coesi, i membri della squadra comprendono Saeko, un'abilissima lottatrice di kendo, Kota, un nerd esperto di armamenti, Saya, una ragazza studiosa che si definisce un genio, Shizuka, una professoressa un po' svanita e la coppia di protagonisti, gli ex fidanzati Takashi e Rei, che nella disavventura troveranno svariati motivi per riavvicinarsi.

 

La particolarità che salta subito all'occhio è l'esasperato uso del fanservice, con personaggi femminili dal corpo filiforme e dalle forme “pneumatiche”, che la regia di Tetsuro Araki si premura diligentemente di porre sempre in primo piano, attraverso inquadrature acrobaticamente studiate per esaltare l'effetto vedo/non vedo. La pratica è talmente insistita (anche quando non ha nessuna attinenza con la storia) da sforare nel cosiddetto sottogere Ecchi (letteralmente “erotico”), basato cioè su una costante ricerca dell'escamotage in grado di solleticare le fantasie dello spettatore, ma senza poi mostrare realmente l'atto sessuale o le parti intime delle procaci protagoniste. La cosa in sé ci interessa, comunque, per la dinamica di eros e thanatos che la storia pone in essere e che apre un fronte poco sfruttato in un genere sostanzialmente asessuato quando non propriamente sessuofobico come l'horror, e in un filone “zombie” che comunque ha sempre corteggiato l'idea della trasfigurazione violenta dell'atto sessuale (il contagio, non a caso, avviene spesso con un morso sul collo, similmente al genere “parallelo” dei vampiri).

 

L'esasperato fanservice della serieQuella che si presenta ai nostri occhi è dunque una splatterfest pruriginosa, che pure non fa venir meno l'elemento puramente avventuroso: volendo osare un parallelo con l'epopea al momento più celebre, quella di The Walking Dead, anche in questo caso siamo di fronte a un viaggio dalle potenzialità narrative pressoché infinite (il finale è aperto a numerose prosecuzioni), ma che, all'esplorazione delle dinamiche di gruppo preferisce la suspense e le possibilità spettacolari offerte dal confronto tra i vivi e l'armata dei morti. Non che i personaggi risultino bidimensionali, beninteso, ma i fratelli Sato e il regista Araki dimostrano nei loro confronti un'empatia ben diversa dal sadismo che anima un George Romero o un Robert Kirkman, più interessati a minare la coesione del gruppo per far emergere le debolezze dell'animo umano.

 

La ragione, va da sé, è puramente sociologica: laddove gli autori sopracitati mettono lo spettatore di fronte all'impossibilità di stabilire un modello civile a causa della tensione distruttiva tipica dei vivi, i Sato elaborano un modello di società alternativa dove il motore sia fornito dai più giovani. Il racconto possiede infatti una cifra abbastanza critica verso la classe degli “adulti”, visti sempre come negativi, o incapaci di proteggere i propri cari, e con cui la convivenza risulta comunque un po' forzata (fa eccezione Shizuka che però è, non a caso, ritratta come una figura volutamente infantile nel carattere). Al contrario sono i giovani a farsi carico della propria sopravvivenza contro una minaccia che sembra trasfigurare l'incubo (questo sì, molto romeriano) della società massificata, ovvero quella codificata proprio dagli adulti. Non a caso, stante la terribile minaccia che ha devastato il mondo, i personaggi giovani finiscono per trovare una propria realizzazione, sia essa in negativo (Saeko e Kota trovano nella lotta contro i morti il pretesto per sfogare i propri istinti bellicosi) che in positivo (la storia d'amore fra Takashi e Rei che si cementa), che li porta a dirsi paradossalmente felici.

 

Zombie all'attaccoProprio questo aspetto del paradosso è ciò che conferisce alla storia un proprio strano fascino: la narrazione è sostanzialmente dilatata, con pochi eventi che si susseguono nel corso delle puntate, ma il ritmo è comunque molto elevato. La cifra erotica finisce per scardinarsi nella sua stessa esasperazione, scatenando un riso che pure non nuoce alla drammaticità di certi passaggi e a una visione tutto sommato in nero della realtà, e il racconto di una decadenza diventa non solo la realizzazione di una vita nuova, ma anche una serie fortemente cool nelle movenze e nel look dei personaggi.

 

Il manga originale è distribuito in Italia da Panini Comics, mentre la serie animata è attualmente visibile in streaming legale e gratuito, in versione sottotitolata e senza censure, sul canale YouTube di Yamato Animation. L'edizione doppiata arriverà più avanti, sul mercato dell'Home Cinema, distribuita da Yamato Video.

 

TRAILER ITALIANO

 

 

 

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