MANGA/ANIME – Lady Snowblood

Lady Snowblood

Arriva in Italia, dopo 42 anni, il fumetto cult di Kazuo Koike e Kazuo Kamimura, sdoganato dalle citazioni in Kill Bill, che si rivela un'opera complessa e fluttuante, a metà fra la concretezza dell'eros e dei fatti storici evocati dal contesto, e un generale senso di morte e di identità perdute

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Lo status di classico l’ha già raggiunto dalla prima uscita in Giappone, ma in Italia Lady Snowblood ha dovuto attendere la riscoperta avvenuta attraverso le citazioni in Kill Bill di Quentin tarantino per iniziare a solleticare l’interesse dei distributori: così, nel 2007 Keyfilms/Lucky Red ha importato in DVD i due capitoli cinematografici con Meiko Kaji, mentre solo quest’anno l’editore J-Pop ha meritoriamente lanciato sul nostro mercato il manga originale.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Realizzato nel 1972 da Kazuo Koike, per i disegni di Kazuo Kamimura, Lady Snowblood (in originale “Shurayuki Hime”) racconta la storia di Yuki, bimba nata dal rancore di una donna resa vedova e violentata da quattro malfattori nel 1873, durante l’epoca Meiji. Yuki cresce così con il destino che le impone di uccidere i quattro nemici dell’ormai defunta madre e girovaga per il Giappone come uno Shura, un demone guerriero senza padroni, guidato unicamente dalla propria missione di vendetta. La vicenda si articola in quindici capitoli che seguono una progressione lineare, anche se Koike alterna le parti più direttamente attinenti alla missione della protagonista, con altre avventure in cui la donna viene assoldata come assassina per ristabilire i torti commessi ai danni dei suoi clienti.

L’opera si pone al crocevia fra i più noti lavori di Koike, come il precedente Lone Wolf and Cub (del 1970, in Italia per Panini), che codificava la figura dell’assassino senza padroni in cerca di vendetta; e poi il più moderno Crying Freeman, del 1986, con il glaciale killer il cui viso viene rigato dalle lacrime dopo ogni omicidio. La novità sta nell’uso di un personaggio femminile che attinge da una ricca tradizione, identificata nelle figure della “dofuku” (donna malvagia e vendicativa), della “kunoichi” (corrispettivo femminile dei ninja) e del “koroshiya” (assassino), presenti nei racconti seriali e trasposte in questo caso nella formula del “gekika”, sorta di versione “adulta” dei manga, in modo da marcare una differenza con il modello più tradizionale imposto dai maestri come Osamu Tezuka. Una simile qualità è resa evidente non tanto dall’uso di tematiche forti, che offrono spazio all’esplorazione di vicende condite di sesso e violenza, quanto nel forte precipitato metaforico che sfrutta il presupposto di genere per una visione satirica e politicamente molto radicale sul Giappone.

ladysnowbloodmanga2Gli omicidi di Yuki, infatti, tengono conto del particolare contesto storico e sociale in cui si ambienta la vicenda, quando la struttura politica e l’ordinamento dello stato imposto dall’imperatore Mutsuhito stanno tentando di aprire il Giappone a influenze di matrice occidentale, determinando un sotterraneo scontro di culture. I committenti dell’assassina sono quindi uomini che cercano di frenare questa perdita d’identità, oppure che patiscono il particolare intreccio di politica e malaffare determinato dalla complicità fra gli ordinamenti statali e i traffici orditi dalla yakuza nel silenzio complice delle autorità. Il mondo in cui Yuki si muove è dunque caratterizzato da una forte degradazione umana, evidente soprattutto nella condizione della donna, continuamente soggetta a umiliazioni sessuali e a dover offrire il proprio corpo per sopravvivere. La protagonista deve pertanto usare a suo vantaggio il proprio fascino e la propria sensualità per raggiungere ogni volta il proprio scopo. Questa presenza “forte” di Yuki crea così una forte risonanza con il preciso senso dell’identità nipponica rivendicato dai vari committenti, ma crea allo stesso tempo un’intrigante dissonanza con la sostanziale mancanza del proprio sé, essendo Yuki nulla più che un’emanazione dei desideri di vendetta imposti dalla madre scomparsa. Koike, in pratica, opera un’esaltazione dei valori giapponesi del dovere e dell’onore, contrapponendoli però a un sottile senso del perdersi che ammanta ogni impresa di Yuki di un latente desiderio di annullamento, un nemmeno troppo velato andare incontro alla morte.

Lady Snowblood si offre allora come un’efficace opera di opposti: da un lato la leggerezza “elementale” con cui Yuki si muove fra paesaggi ammantati di neve o sferzati da vento e pioggia, dall’altro la furia brutale delle sue imprese, sempre in bilico fra carnalità, degradazione sessuale e violenza; e, allo stesso tempo, la forte identificazione storico-sociale del racconto che si rispecchia in una vicenda di persone dimenticate, marginali, di quelle che non lasciano il proverbiale segno nella Storia: quasi una consapevolezza metanarrativa, che Koike esplicita nella parte finale quando la storia di Yuki viene raccontata in forma di romanzo per fare uscire allo scoperto i suoi nemici.

ladysnowbloodmanga3Qualsiasi considerazione sul valore dell’opera non potrebbe però dirsi completa senza il gran lavoro compiuto da Kazuo Kamimura, che riesce a far fermentare gli spunti offerti dal collega Koike grazie a uno stile molto consapevole della doppia natura della storia. Kamimura infatti affronta i contesti degradati e le emozioni forti della vicenda attraverso un tratto sempre molto elegante nella raffigurazione dei corpi e in grado perciò di elevare i fatti a un livello poetico e pittorico, con particolare riferimento alla visualità “fluttuante” degli ukiyo-e, le antiche stampe giapponesi. In questo modo la storia assume una caratura tanto realistica quanto evanescente, in cui il dinamismo delle scene d’azione (con grande uso di linee cinetiche) iscrive le figure in reticoli che, a seconda dei casi, liberano e ingabbiano i personaggi, descrivendone lo status a metà fra desiderio di perdersi e ritrovarsi. Il contrasto fra il bianco evocato dal nome di Yuki (in giapponese: neve) e il nero del sangue versato con la sua spada suggella dunque l’abbraccio fra purezza e brutalità. Anche la componente sessuale si giova di questo approccio: le figure slittano infatti fra disegni curati che esaltano la morbidezza dei corpi femminili e scene erotiche forti, ma molto stilizzate, che cercano di restituire l’emozione dell’atto più che la brutalità della cruda rappresentazione, in un interessante gioco di forme e ombreggiature.

Ne viene fuori un’opera che colpisce per la forte componente espressiva, capace di stare su figure concrete, ma che cerca in ogni passaggio di lasciar emergere il coacervo di sensazioni da cui si generano le azioni. Non a caso, progressivamente si fa strada fra le maglie di una struttura iterativa, una sotterranea umanità, un dolore che è fragilità e verità per la tormentata protagonista e la sua missione apparentemente senza uscita. Koike e Kamimura, in fondo, non dimenticano come la loro vicenda di finzione poggi su retaggi storici autentici, poiché la stessa figura della “dofuku” affonda le sue origini nei tumulti generatisi proprio nell’epoca Meiji, trasformando donne in assassine e tragiche eroine oscure. Un turbinare di sensazioni e verità che si ritrova perfettamente nella natura composita di quest’opera.

Come già citato, Lady Snowblood è stato subito baciato da un grande successo, che lo ha elevato a paradigma del racconto di vendetta al femminile. Il cinema ha subito fatto suo lo spunto attraverso le due pellicole di Fujita Toshiya, realizzate mentre la serializzazione del fumetto era ancora ladysnowbloodfilmin corso: Lady Snowblood: Blizzard From the Netherworld, del 1973 e Lady Snowblood II: Love Song of Vengeance, dell’anno successivo, dove Yuki è interpretata dalla splendida Meiko Kaji, anche interprete del brano Shura no Hana/The Flower of Carnage, che vanta i testi dello stesso Kazuo Koike ed è ripreso in un passaggio del manga. Nel 2001, Shinsuke Sato ha anche proposto una variante futuribile con l’interessante Princess Blade.

IL MANGA

L’edizione italiana di Lady Snowblood è proposta da J-Pop in tre eleganti volumi in formato “bunko” (12×17 centimetri), disponibili sia singolarmente che in un più comodo cofanetto. Ciascuna delle tre parti mantiene il senso di lettura alla giapponese e si presenta con sovracopertina lucida e un segnalibro in omaggio. Va rimarcato in particolare l’eccellente apparato redazionale, curato da Paolo La Marca, docente di cultura e letteratura giapponese, che ha realizzato le note esplicative ai numerosi rimandi storici e culturali presenti nel testo, insieme a una precisa guida che contestualizza la figura di Yuki nei generi letterari di riferimento (utilissimi anche per la stesura di questo nostro approfondimento). Nel terzo volume è anche presente un contributo di Maria Roberta Novielli che, con la consueta lucidità e precisione, fornisce una ricognizione sul valore dell’opera nella cultura e nel cinema nipponici. Infine, sul primo volume, un saluto ai lettori italiani da parte di Migiwa Kamimura, figlia di Kazuo. Presenti, in tutti i casi, le biografie degli autori. Un’edizione da non perdere.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array