"Last Resort" di Paul Pawlikovsky

"Last Resort" è un film intenso, con momenti di ironia frenata dalla consapevolezza di un futuro incerto e difficile, e attento nel rappresentare i risvolti di legami affettivi basati sulla fragilità emotiva

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Primo lungometraggio di Paul Pawlikovsky, parzialmente ispirato a una vicenda autobiografica, Last Resort è la storia di una ragazza madre che dalla Russia arriva in Inghilterra con il figlio alla ricerca del proprio fidanzato. Ma lui non si presenta all'aeroporto, costringendo la donna a chiedere asilo politico e a vivere in una squallida località balneare, inchiodata dagli ingranaggi burocratici che non le permettono di andare a Londra o di rientrare in patria.

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Dal momento in cui i due personaggi arrivano all'aeroporto, la macchina da presa comincia a seguirli, indugiando sui volti e sulle espressioni, spesso letteralmente "incollata" ai loro gesti, con movimenti fluidi e a tratti rapidissimi, pronti a cogliere sfumature e particolari non immediati e a indagare anche dove normalmente si tende a non lasciare spazio all'osservazione. È uno stile convincente e personale, quello di Pawlikovsky, capace di mescolare l'evidente debito loachiano (che si rivela soprattutto nell'attenzione verso gli immigrati, i poveri, gli sfruttati) con una vena malinconica che attraversa il film in maniera sorprendentemente leggera, fermandosi sempre poco prima di scivolare nel dramma.


Il film è intenso, con momenti di ironia frenata dalla consapevolezza di un futuro incerto e difficile, attento nel rappresentare i risvolti di legami affettivi basati sulla fragilità emotiva, sul desiderio di trovare conforto, amare e sentirsi amati. Ed è efficace anche la contrapposizione tra i sentimenti (quasi sempre evocati, in un film che lascia a tratti interdetti per il distacco con il quale mette in scena le relazioni interpersonali) e la cupezza di un ambiente spoglio e desolato, reso ancora più ostile dalla luce fredda e dalla pellicola sgranata che quasi cerca di creare una distanza con lo spettatore stesso, invitandolo implicitamente a parteggiare per i personaggi.


Last Resort è uno di quei film che, forse senza brillare, meritano di esistere e anzi devono esistere, perché lontani dalle insulse rappresentazioni di amori patinati e dall'ansia di spettacolarizzazione che spesso sacrifica l'inquadratura di uno sguardo, ma in grado di mostrare un talento autoriale fresco e innovativo, la cui abilità non deve essere sottovalutata.


Titolo originale: Last Resort
Regia: Paul Pawlikovsky
Sceneggiatura: Paul Pawlikovsky, Rowan Joffe
Fotografia: Ryszard Lenczewski
Montaggio: David Charap
Musiche: Max de Wardener
Scenografia: Tom Bowyer
Costumi: Julian Day
Interpreti: Dina Korzun (Tanya), Artyom Strelnikov (Artyom), Paddy Considine (Alfie), Lindsey Honey (Les), Perry Benson (Ufficiale dell'immigrazione), Katie Drinkwater (Katie), Dave Bean (Frank)
Produzione: Ruth Caleb per BBC Films
Distribuzione: Fandango
Durata: 90'
Origine: Gran Bretagna, 2000



 



 

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