"Men In Black II" di Barry Sonnenfeld

Poca azione, poca fantascienza, poca demenzialità, "MIIB" non è niente di più e niente di meno rispetto al precedente. Cinema che nasce dal cinema, cioè dalla consapevolezza dell'esistenza di schemi già usati e dall'effetto sicuro su spettatori che hanno già visto

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Squadra che vince non si cambia e allora riecco tutti gli "autori" di Men in black tornare ai propri posti per dar vita ad un sequel dovuto: all'industria, al pubblico, a se stessi. C'è il regista Barry Sonnenfeld e gli agenti J e K; Steven Spielberg di nuovo nelle vesti di produttore esecutivo e Graham Place in quelle di co-produttore così come Walter F. Parkes e Laurie MacDonald, Danny Elfman alle musiche e il pluridecorato Rick Baker agli effetti trucco. Tra i personaggi non mancano il negoziante alieno Jeebs, il capo dei MIB Z, il cane parlante e i "vermi fumatori". Le novità sono la medusa/modella di biancheria intima Serleena, "radice neurale" cattiva che è aiutata dall'altra "novità", l'uomo/alieno a due teste Scrad/Charlie e una parte della troupe (direttore della fotografia, sceneggiatori e montatori) che Sonnenfeld si è portato dietro dai suoi ultimi lavori: il film Big trouble- Una valigia piena di guai e la serie televisiva The Tick.

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Saranno stati impiegati a rimettere insieme tutte queste persone, i cinque anni trascorsi dall'anno di Men in black, così come il film impiega tutta la prima parte a recuperare l'agente K che, dopo essersi "neuralizzato" nella storia precedente, ora fa l'impiegato alle poste. La deneuralizzazione di K è necessaria perché soltanto lui è a conoscenza della luce segreta di cui Serleena vuole appropriarsi (fatto che Sonnenfeld sfrutta per creare una sorta di "prequel" accaduto nel 1978) e perché senza la sua presenza J è spaesato. Riformata la coppia i due hanno la stessa missione da compiere e gli stessi mezzi (qualche laser blu in più e una Mercedes creata per il film ed in uscita nel 2003).


Poca azione, poca fantascienza, poca demenzialità, MIIB non è niente di più e niente di meno rispetto al precedente. Cinema che nasce dal cinema, cioè dalla consapevolezza dell'esistenza di schemi già usati e dall'effetto sicuro su spettatori che hanno già visto. Sonnenfeld (che inizia la carriera come direttore della fotografia nei film dei F.lli Coen, con Graham Place alla produzione) prende a più mani da vari generi e mischia tutto sotto una veste che questa volta non gioca sulla novità ma sulla fama; la sua è un'operazione limpida a differenza di chi, con gli stessi trucchi, chiede e ottiene autorialità da un altro pubblico che è semplicemente un altro target.


MIIB esemplifica un processo in cui visione è semplicemente un suffisso che diventa di volta in volta (re)visione (di generi, schemi, scene), (ri)visione (da parte dello spettatore) e (rei)visione (materializzazione del mondo del film in prodotti commerciali). La riuscita non consiste nel fare il film ma nel farlo ve(n)dere, solo il botteghino può dire se i Men in Black, dopo che Matrix, Spider Man, Il Signore degli anelli hanno cambiato il pubblico, riescono ancora nell'impresa.


 


Titolo originale: Men In Black II
Regia: Barry Sonnenfeld
Sceneggiatura: Robert Gordon, Barry Fanaro basata sui Fumetti Malibu di Lowell Cunningham
Fotografia: Greg Gardiner
Montaggio: Richard Pearson, Steven Weisberg
Musica: Danny Elfman
Scenografia: Bo Welch
Costumi: Mary E. Vogt
Supervisore effetti visivi: John Berton
Interpreti: Will Smith (agente J), Tommy Lee Jones (agente T), Lara Flynn Boyle (Serleena), Rosario Dawson (Laura Vasquez), Johnny Knoxville (Scrad/Charlie), Rip Torn (Zed), Tony Shalhoub (Jack Jeebs), Patrick Warburton (agente T), Jack Kehler (Ben), David Cross (Newton)
Produzione: Walter F. Parkes, Laurie MacDonald per Amblin Entertainment/Columbia Pictures Corporation/MacDonald-Parkes
Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia
Durata: 88'

Origine: Usa, 2002

 

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