"Austin Powers in Goldmember", di Jay Roach

Tra metacinema e blasfemia sociale, anche il terzo episodio di Austin Powers risiede sull'incredibile forza di Mike Myers, sagoma di eversiva fisicità in grado di farsi icona di se stesso moltiplicandosi in infiniti altri "io" e ricomponendosi in un unico gesto ribelle e volgare, libero e anarchico

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Forse prima di lasciarsi trascinare dal folle ritmo dei- corpi- della- danza- della- scrittura e dalle continue metamorfosi dell'occhio che attraversano le sequenze di Austin Powers in Goldmember, terzo episodio delle avventure dell'agente segreto diretto con mestiere da Jay Roach, è bene fermare lo sguardo sull'incredibile talento di Mike Myers. Su questa sagoma di eversiva fisicità in grado di farsi icona di se stesso moltiplicandosi in infiniti altri "io" e ricomponendosi in un unico gesto ribelle e volgare, libero e anarchico. Probabilmente Mike Myers – chi non lo ricorda in quel piccolo gioiello di comicità antiborghese che è Wayne's World (Fusi di testa)? – è uno dei pochi simboli di un'altra Hollywood, di un cinema che pur conquistando un grandissimo pubblico non rinuncia a forzare i limiti del linguaggio filmico, a spingerli oltre il confine del razionale e del ragionevole.

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Ecco perché il corpo mutante e trasfigurante di Austin Powers è soprattutto una trappola (un crampo?) linguistica, un frullatore di sensi e significati, un patchwork di citazioni e innesti di fotogrammi, di cinema che si trasforma in metacinema – esemplare la sequenza iniziale che vede Tom Cruise proprio nei panni di Austin Powers nel trailer sul film dedicato all'agente segreto che dovrà salvare il mondo – per poi tornare dialetticamente ad un cinema ormai irreversibilmente contaminato, contagiato dalla mimesi di un corpo-attore che come un virus aggredisce e riscrive il codice genetico di quel che resta di Hollywood – un po' come accadeva al Jerry Lewis de L'idolo delle donne e de I sette magnifici Jerry o al Jim Carrey di Ace Ventura.


Ma attenzione: l'arte mimetica di Myers non conosce le derive postmoderne di tanto troppo cinema dei nostri giorni, non si mantiene a galla fra gli esercizi di stile e gli sterili virtuosismi che segnano stancamente i film di molti autori contemporanei. Qui ogni recupero di celluloide e ogni innesto e sovrapposizione della memoria filmica – dagli ammiccamenti alla blaxploitation ai camei della Osbourne family fino ai titoli di coda che regalano il grande Burt Bacharach che canta "What the world needs now is love" – si risolvono in un puro atto di blasfemia sociale, in un susseguirsi di allusioni  ed esplosioni di gioiosa volgarità che minacciano seriamente le tipiche strutture socio-linguistiche dell'America dell'era Bush.   


Così, poco importa se questo terzo episodio, soprattutto nella seconda parte, si abbandoni un po' troppo ai cliché già visti nei primi due film, perché tutta la comicità di Austin Powers riposa in questo desiderio estremo, nella voglia irrefrenabile e sottile di interrompere l'intesa e il buon senso che legano e scorrono fra lo spettatore e lo schermo cinematografico, fra le aspettative di chi osserva e l'irrazionalità di ciò che viene mostrato.


 


Titolo originale: Austin Powers in Goldmember
Regia: Jay Roach
Sceneggiatura: Mike Myers, Michael McCullers
Fotografia: Peter Deming
Montaggio: Greg Hayden, Jon Poll
Musica: Greg Camp, George S. Clinton, Bruno Coon, Paul De Lisle, Steve Harwell, Chad Hugo, Mike Myers, Paul Oakenfold, Pharrell Williams
Scenografia: Rusty Smith
Costumi: Deena Appel
Interpreti: Mike Myers (Austin Powers/Dr. Evil/Goldmember/Ciccio bastardo), Beyoncé Knowles (Foxxy Cleopatra), Seth Green (Scott Evil), Michael York (Basil Exposition), Robert Wagner (Numero 2), Mindy Sterling (Frau Farbissina), Rob Lowe (piccolo Numero 2), Michael Caine (Nigel Powers), Tom Cruise, Gwyneth Paltrow, Kevin Spacey, Danny DeVito, Ozzy Osbourne, Quincy Jones, Britney Spears, Nathan Lane, Katie Couric
Produzione: John S. Lyons, Eric McLeod, Demi Moore, Mike Myers, Jennifer Todd, Suzanne Todd per Gratitude International, Moving Pictures, New Line Cinema, Protean Image Group, Team Todd
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 94'
Origine: Usa, 2002

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