"Pantaleon e le visitatrici", di Francisco J. Lombardi

Ci vuole una certa abilità per mescolare commedia, satira dei costumi, riflessione sulle istituzioni, romanticismo, amore e morte, e non è il caso del film di Francisco J. Lombardi.

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Un esercito di "visitatrici" travestite da veline attraversa la foresta amazzonica in una piccola e lenta imbarcazione, tra Cuore di tenebra e lo spot di una marca di rum. Quanto a decontestualizzazione, involontari riferimenti extratestuali e commistione dei generi non c'è male. Ma sarebbe azzardato affermare che nelle intenzioni del regista ci fosse il pastiche post-moderno.

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Pantaleon e le visitatrici parte bene, con un ritmo brioso e una sessualità allegra e sfacciata, che mischiata alle tinte arancio e all'ambientazione calda già ci fa pregustare atmosfere alla Dona Flor e i suoi due mariti. C'è anche il personaggio della "colombiana", novella e bellissima Sonia Braga, che pare abbia fatto perdutamente innamorare Tullio Kezich. Purtroppo queste vivaci premesse evaporano presto, e il ritmo si perde quasi subito. La storia si intreccia con prevedibilità e senza un solo colpo di scena, culminando nel ridicolo montaggio alternato verso il finale, che vorrebbe aggiungere un'impennata drammatica laddove si è era già infiltrata una melassa pseudo-romantica piuttosto fuori luogo. Altra commistione, questa volta di registri. Involontaria forse, e male articolata se volontaria.


Nel momento in cui il film inizia a stancare (non si proponeva, almeno così ci era parso, come un'ironica commedia di intrattenimento?) si corre il rischio di distrarsi e magari azzardare qualche riflessione sul fronte sociale. È davvero così gioiosa e priva di lati negativi la professione di prostituta? Per citarne una, nella sua puntigliosa e dettagliatissima organizzazione del lavoro (che costituisce uno dei capisaldi comici del film), il protagonista Pantaleon (un Ben Affleck latino e un po' addormentato) non cita nemmeno una volta amenità come Aids o preservativi. E poi, quei poveri abitanti dell'Amazzonia che si vedono sfilare davanti delle bellissime donne destinate ai militari in servizio in loco sono inquadrati una sola volta, come dei loschi individui che turbano l'equilibrio del posto, per poi ricomparire in veste di pirati (proprio così vengono chiamati), creature crudeli e stupratrici, subito rimesse in riga dalle forze dell'ordine. Infine, se il sistema militare sembra essere ridicolizzato dalla rappresentazione di generali ruffiani e ipocriti, d'altro canto la fedeltà (letteralmente) strappalacrime di Pantaleon al valore della divisa ribalta la prospettiva. È tutt'altro che facile capire quale sia la posizione ideologica del film, che peraltro non sembra rinunciare ad averne una.


Ci vuole una certa abilità per mescolare commedia, satira dei costumi, riflessione sulle istituzioni, romanticismo, amore e morte, e non è il caso di Pantaleon e le visitatrici. Con i suoi colori patinati ma senza dubbio accattivanti, il film avrebbe almeno potuto essere una piacevole fantasia dolce-amara, se non fosse che fino alla fine risulta confusa la sua identità di genere.


 


Titolo originale: Pantaleon y las visitadoras
Regia: Francisco J. Lombardi
Sceneggiatura: Enrique Moncloa, Giovanna Pollarolo, dal romanzo omonimo di Mario Vergas Llosa
Fotogafia: Teodoro Delgado
Montaggio: Danielle Fillios
Musica: Bingen Mendizabal
Scenografia e costumi: Josè Miguel Valdivia
Interpreti: Salvador del solar (Pantaleon), Angie Cepeda (Colombiana), Monica Sanchez (Pochita), Pilar Bardem (Chuchupe), Gianfranco Brero (Generale Collazos), Gustavo Bueno (Colonnello Lopez), Aristoteles Picho (El Sinchi)
Produzione: Josè Enrique Crousillat
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 118'
Origine: Perù/Spagna, 1999

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