"Il fiore del male", di Claude Chabrol

Chabrol dirige un'altra puntata di quell'unico interminabile dossier sulla genesi della colpa umana e l'origine del male che macchia tutta la sua filmografia e trova un ideale palcoscenico nei labirinti esistenziali di grandi ed eleganti ville di campagna, dove ogni muro sembra respirare e trasudare tutto il sangue versato da generazioni.

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Sarebbe piaciuto a Georges Simenon l'ultimo film di Claude Chabrol, con quell'aria frizzante da gita di campagna che si respira fra inquadrature secche e taglienti e quel tuffo nelle atmosfere di una provincia francese in bilico fra passato e presente che accompagna le battute di una sceneggiatura acida e malinconica. Ma forse più che all'inventore del commissario Maigret questo falso giallo della memoria sarebbe piaciuto ad un altro grande regista transalpino, quell'Henri-Georges Clouzot impareggiabile cantore del lato più oscuro della vita di una tranquilla borghesia francese fatalmente attratta dal fascino del Male. Già, perché in Il fiore del male quella che doveva essere la semplice rimpatriata di una nobile famiglia pronta ad accogliere il giovane rampollo di ritorno dall'America si trasforma in una resa dei conti con un passato macchiato di sangue che ha lo sgradevole sapore del collaborazionismo con il regime di Vichy; una realtà che, proprio come accadeva ne Il corvo di Clouzot, si materializza nelle sinistre parole di una lettera anonima.

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E mentre Chabrol mostra il suo debito verso l'arte di un regista tradizionalmente poco amato dalla cinematografia francese, Il fiore del male procede dilatando le attese, manomettendo i precisi meccanismi di un "genere" – il classico giallo a sfondo familiare – e gli ingranaggi di una trama che sembra non decollare mai, lasciandosi disperdere pian piano fra dialoghi e squarci di una vita familiare ai limiti del grottesco. Ma resterà deluso chi spera di trovare fra gli angoli di queste sequenze inaspettati colpi di scena o misteri da svelare perché qui tutto si muove e si agita dietro lo spettro del ricordo, nel sottile scarto fra il detto e il non detto, fra una parola taciuta e un gesto di troppo. Con Il fiore del male, Chabrol dirige un'altra puntata di quell'unico interminabile dossier sulla genesi della colpa umana e l'origine del male che macchia tutta la sua filmografia e trova un ideale palcoscenico nei labirinti esistenziali di grandi ed eleganti ville di campagna dove ogni muro sembra respirare e trasudare tutto il sangue versato da generazioni e tradizioni difficili da dimenticare.


 


 


Titolo originale: Le fleur du mal
Regia: Claude Chabrol
Sceneggiatura: Claude Chabrol, Caroline Eliascheff, Louise L. Lambrichs
Fotografia: Eduardo Serra
Montaggio: Monique Fardoulis
Musiche: Matthieu Cabrol
Scenografia: François-Benoit-Fresco
Costumi: Mic Cheminal
Interpreti: Nathalie Baye (Anne), Benoit Magimel (François), Suzanne Flon (zia Line), Bernard Le Coq (Gérard), Melanie Doutey (Michel), Thomas Chabrol (Matthieu), Henry Attal (suocero di Fanny), Caroline Baehr (Fanny)
Produzione: MK2/France 3 Cinéma/Canal+
Distribuzione: Mikado
Durata: 104'
Origine: Francia, 2002


 


 

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