"Sweet Sixteen", di Ken Loach

Tra i film di Loach, "Sweet Sixteen" appare forse più libero di quelli più recenti anche se in definitiva ogni piano appare sempre di troppo, mai necessario, che racchiude personaggi dentro lo schermo ma non rivela né lascia una minima forma di tensione visiva.

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Dentro/ai margini della working class del cinema di Ken Loach. Sweet Sixteen è il diario esistenziale di Liam, un ragazzo sbandato che deve ancora compiere 16 anni, che attende l'uscita della madre dal carcere. Sogna una vita migliore, una famiglia riunita (senza il patrigno e il nonno e con la sorella Chantelle) ed entra in un giro di affare dove è il protetto di un potente boss locale. Vicenda di un'utopia, di una redenzione perenne e di un'aspirazione al riscatto proprio del cinema del cineasta inglese. L'opera forse è più libera dei suoi recenti film (My Name Is Joe a Paul, Mick e gli altri) ed è presente anche un'adesione sincera ai suoi giovani protagonisti, soprattutto in un film dove il suo discorso politico-sociale è meno esplicito. Malgrado ciò però, Sweet Sixteen è al tempo stesso un'opera difficilmente difendibile. Squarci di un "Free Cinema" dove però gli interni restano occlusi, come set da re/inquadrare con la stessa illuminazione anche se con corpi diversi, slanci quasi truffautiani in una versione alla Gli anni in tasca (con protagonisti un po' più cresciuti) e un finale tipo I 400 colpi con Liam da solo sulla spiaggia. Francamente la debolezza del cinema di Loach che sembra essersi smascherata soprattutto da La canzone di Carla, non ha bisogno di ricorrere a questi "simulata libertà"per essere nascosta. Ogni piano appare sempre di troppo, mai necessario, che racchiude personaggi dentro lo schermo ma non rivela né lascia una minima forma di tensione visiva. L'amica di Chantelle, inquadrata più volte, sembra essere sempre al limite della storia, ma, malgrado insistiti primi piani, non ci entra mai dentro. Così come il patrigno e il nonno di Liam, personaggi che sembrano quasi utilizzati per mostrare scene di violenza fisica che confermano, ancora una volta, uno sguardo che vuole mettere in scena troppo rispetto al suo limitato raggio d'azione.

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Titolo originale: Sweet Sixteen
Regia: Ken Loach
Sceneggiatura: Paul Laverty 
Fotografia: Barry Ackroyd 
Montaggio: Jonathan Morris 
Musica: George Fenton 
Scenografia: Martin Johnson 
Costumi: Carole K. Millar
Interpreti: Martin Compston (Liam), Michelle Coulter (Jean), Annmarie Fulton (Chantelle), William Ruane (Pinball), Gary McCormack (Stan), Tommy McKee (Rab), Michelle Abercromby (Suzanne), Calum McAlees (Calum), Robert Rennie (Scullion) 
Produzione: Rebecca O'Brien per Alta Films S.A./BBC/Road Movies Filmproduktion/Scottish Screen/Sixteen Films/Tornasol Films
Distribuzione: Bim 
Durata: 106' 
Origine: Gran Bretagna/Germania/Spagna, 2002

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