"The Hours", di Stephen Daldry

Daldry appiattisce ogni stimolo narrativo riducendo tutta la sottile eversione dell'arte e della personalità della Woolf alla normalità di un cinema costruito sull'invadenza di una colonna sonora (firmata da Philip Glass) sempre pronta a sottolineare picchi emotivi studiati a tavolino
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Chi ha letto e amato le pagine dei romanzi o dei saggi letterari di Virginia Woolf sicuramente è stato toccato o almeno sfiorato dal desiderio di metamorfosi che traspare da quelle parole, dalla carne che fatica a lasciarsi ingabbiare nella forma della scrittura e lotta e rifiuta la definitività di ogni testo letterario. Una fuga verso i territori dell'immaginazione e della mutazione, un senso di instabilità che riguarda un po' tutta la produzione artistica del famoso "circolo di Bloomsbory", autentica fucina di pensiero animata dall'irrequietezza della Woolf, ma anche dalla filosofia di G.E. Moore e Bertrand Russell, dall'ironia di Lytton Strachey (ricordate l'inutile Carrington di Chrisopher Hampton?) o dal pensiero economico di John Maynard Keynes. 

Ecco perché un film che abbia l'ambizione non tanto di rileggere l'interiorità esplosiva di un romanzo della Woolf – qui si tratta del bellissimo Mrs. Dalloway -, quanto la vanità di seguire  l'esistenza di tre donne disperse in epoche diverse dell'Inghilterra del novecento mescolando emozioni private e turbamenti autobiografici, deve necessariamente affrontare il problema della forma: è obbligato a cercare uno stile adeguato alla materia da raccontare, ad inventare uno sguardo capace di restituire allo schermo la singolarità dello spirito della Woolf .

Ma The Hours, l'ultimo lavoro dell'inglese Stephen Daldry tratto dall'omonimo romanzo di Michael Cunningham, sembra solo preoccupato di seguire alla lettera gli incroci esistenziali delle tre protagoniste, componendo un ordinato ed accademico quadretto filmico interamente asservito agli esercizi di stile recitativo sfoderati da Nicole Kidman, Meryl Streep e Julianne Moore. Come già accadeva nel precedente Billy Elliot, Daldry appiattisce ogni stimolo narrativo riducendo tutta la sottile eversione dell'arte e della personalità della Woolf – interpretata da una scialba Kidman – alla normalità di un cinema costruito sull'invadenza di una colonna sonora (firmata da Philip Glass) sempre pronta a sottolineare picchi emotivi studiati a tavolino, su una sceneggiatura capace di rinchiudere la gioia della metamorfosi nelle griglie della nevrosi e su uno stile registico da sceneggiato televisivo. Così, mentre scorrono i titoli di coda, ci si accorge tristemente che l'unica mutazione che abita queste immagini è l'imbarazzante make up nasale toccato a Nicole Kidman.

 

 

Titolo originale: The Hours
Regia: Stephen Daldry
Sceneggiatura: David Hare, tratto dall'omonimo romanzo di Michael Cunningham
Fotografia: Seamus MacGarvey
Montaggio: Peter Boyle
Musica: Philip Glass
Scenografia: Marja Djurkovic
Costumi: Ann Roth
Interpreti: Nicole Kidman, (Virginia Woolf) Julianne Moore (Laura Brown), Meryl Streep (Clarissa Vaughn), Allison Janney (Sally), Stephane Dillan (Leonard Woolf), Ed Harris (Richard Brown), Claire Danes (Julia Vaughan), Jeff Daniels (Louis Waters), Miranda Richardson (Vanessa Bell),  John C. Reilly (Dan Brown), Toni Collette (Kitty Barlowe), Jack Rovello (Richard Brown giovane)
Produzione: Scott Rudin, Robert Fox
Distribuzione: Buena Vista International Italia
Durata: 114'
Origine: Usa 2002

 

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