"X-Men 2", di Bryan Singer

Un occhio al “politically correct” e uno attento alla gratificazione di strati più ampi possibile di pubblico: il film mescola tanti generi, dimenticando la peculiarità delle atmosfere del fumetto Marvel. Ne risulta un organismo geneticamente modificato da guardare con sospetto.

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Giunge, tre anni dopo, il secondo e certamente non ultimo capitolo del blockbuster X-Men; come nel precedente episodio, l'accento viene posto  sugli aspetti genericamente politici dei quali sono colorite le vicende del gruppo di mutanti: diritto alla diversità, lotta ai pregiudizi "razziali", malvagità e cecità di chi non vede l'ora di poter identificare un nemico da combattere, incapacità della famiglia di comprendere e proteggere gli elementi portatori del "dono" della mutazione. La perentoria dichiarazione d'intenti della voce fuori campo che apre il film è il manifesto più esplicito di tale linea narrativa; per usare le parole dello stesso regista, "queste storie possono andare avanti all'infinito".

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La vicenda scorre linearmente, secondo la tradizione del cinema d'intrattenimento: un attentato al presidente degli Stati Uniti pone il problema dei mutanti al centro dell'attenzione pubblica; gli X-Men (ma le "X-Women" dove le mettiamo? Nonostante gli sforzi per propugnare il diritto alla diversità, le disparità sessuali a quanto pare permangono…), consapevoli del fatto di essere seriamente minacciati – assieme a tutti gli altri mutanti sparsi sulla Terra – da un tentativo di sterminio da parte degli umani, riuniscono le forze per difendersi; si alleano perfino con il cattivo Magneto, che nel primo episodio era loro nemico giurato, al quale un malvagio scienziato militare ha estorto informazioni decisive per portare a termine il progetto di eccidio di massa. Così, tra reparti speciali di militari con licenza di uccidere, in opposizione a superpoteri mutanti e mutevoli, il film procede senza innalzamenti eccessivi dei picchi adrenalinici; mescolando il presidente degli Stati Uniti – puntualmente rappresentato come un idiota – con giovani "studenti" del college dei mutanti, e sparpagliando battute da sit-com qua e là, ciò che risalta è solo l'intento autoreferenziale di costruire con precisione le premesse per il terzo episodio. Singer, infatti, non rischia mai troppo nell'avvalersi con convinzione delle specificità del mezzo cinematografico; quelle diverse dagli effetti speciali, naturalmente: questi ultimi, infatti, vengono utilizzati (cosa ovvia) in maniera copiosa, ottenendo però l'unico risultato di non stupire più nessuno.


Con un occhio al politically correct, un altro al mantenimento di uno standard di tensione e di gratificazione adatto a tutte le età, un altro ancora (è una storia di mutanti, no?) a far rientrare, nei tempi della vicenda, improbabili quanto insopportabili storie d'amore tra X-Men, il secondo episodio della saga perde di vista  – come già accadeva nel primo – gli aspetti più oscuri e dolorosi della vita dei mutanti, che nel fumetto Marvel non mancavano mai e che avrebbero potuto costituire un ricchissimo humus cine-narrativo; regista, sceneggiatori, produttori, invece di sfruttare la libertà espressiva data loro dal non dover spiegare le caratteristiche fondamentali dei protagonisti, hanno cercato in definitiva di giocare con le mutazioni tra generi, mescolando i gameti della fantascienza e del thriller e dell'action e del film sentimentale e del war-movie e del film d'avventura e così via: ne è venuto fuori un organismo geneticamente modificato che preferiremmo non dover mangiare.


Titolo originale: X-Men 2
Regia: Bryan Singer
Sceneggiatura: Michael Dougherty, Dan Harris
Fotografia: Newton Thomas Sigel
Montaggio: John Ottman
Musica: John Ottman
Scenografia: Guy Hendrix Dyas
Costumi: Louise Mingenbach
Interpreti: Patrick Stewart (Prof. Xavier), Hugh Jackman (Wolverine), Ian McKellen (Magneto), Halle Berry (Storm), Brian Cox (Stryker), James Marsden (Cyclops), Rebecca Romijn-Stamos (Mystique), Famke Janssen (Jean Grey)
Produzione: Lauren Shuler Donner, Ralph Winter
Distribuzione: Twentieth Century Fox
Durata: 120'
Origine: USA, 2003

 

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