"Get Well Soon", di Justin McCarthy

Vincent Gallo non rinuncia allo spostamento,entra ed esce dalla struttura massmediatica che non può non andargli stretta, per perdersi a New York, inseguendo una improvvisazione che lo porta a ridefinire di volta in volta la propria identità.

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Quella di Vincent Gallo è davvero una presenza fisica contagiosa, irradiatrice di ombre/colori/immagini, in grado insomma di dare luce, e di creare movimento, rappresentazione, immedesimazione, specialmente poi quando la sala è buia e inizia a mimare perfettamente il De Niro di Toro scatenato con le immagini del film che gli scorrono alle spalle (parliamo di una delle sequenze di Arizona dream). Ecco, Gallo è uno dei pochissimi attori/autori del cinema contemporaneo a potersi permettere di tutto, facendo del cinema il luogo in cui vestire la vita di pause, intermittenze, andate e ritorni assolutamente casuali. In Get wel soon non rinuncia allo spostamento (è un presentatore televisivo in stato depressivo, intenzionato però a rinconquistare la ex fidanzata) entra ed esce dalla struttura massmediatica che non può non andargli stretta, per perdersi a New York, inseguendo una improvvisazione che lo porta a ridefinire di volta in volta la propria identità (la donna non vuole saperne del suo lavoro, e odia tutto quello che fa in televisione), innescando dunque un processo di continua perdita del centro, frantumato in mille, dispersivi rivoli. Mc Carthy si limita a seguirlo (o meglio, a perderlo), filmando con innegabile libertà formale (il passaggio dal set televisivo a quello metropolitano, ad esempio, possiede un'indubitabile energia) questa sorta di melò pazzo, continuamente ritardato, come in balia di improvvise schegge visive che ri/fanno ambiguamente un ipotetico gioco di coppia, a forza di schermaglie amorose che però non conducono mai ad un definitivo riappacificamento. La stessa Courtney Cox (anch'essa presenza eternamente instabile, basti ri/pensarla in La rapina di Liechtenstein) rappresenta una sorta di seconda faccia al femminile di Gallo, un corpo perennemente in fuga, sempre sospesa tra una dimensione comune dell'agire, e una fascia di reviviscenza anacronistica che quasi la pone sulla scia della Rowlands di Cassavetes. Ed è proprio in questo che si legge l'autorialità sempre più periferica e al tempo stesso centrale di Gallo, che si appropria letteralmente dell'opera , in una apoteosi sfrenata di libertà espressiva in cui il get well soon del titolo segna il nuovo rinvio ad una condizione di stasi che Vincent forse non conoscerà mai.

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Get Well Soon


Regia: Justin McCarthy


Sceneggiatura: Justin McCarthy


Montaggio: David Leonard


Scenografia: Stephen Beatrice


Costumi: Jill Newell


Musiche: Vincent Gallo, Ric Markmann


Interpreti: Vincent Gallo (Bobby Bishop), Courtney Cox (Lily), Jeffrey Tambor (Mitchell), Alan Kalter (Announcer), Kasia Ostlun (Jeannie), Tate Donovan (Mark), Peter Jacobson (Nathan), Peter Bartlett (Louis), Reg Rogers (Keith), Peter Appel (Angry), Joseph Mosso (Headset)


Produzione: LIONS GATE FILMS, GIV'EN FILMS


Distribuzione: CDI


Durata: 95'


Origine: USA, 2003

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