“Monsoon Wedding” di Mira Nair

Lontano dagli eccessi e dalle sregolatezze visive di alcune tipiche pellicole in stile Bollywood, “Monsoon Wedding” è un estenuante esercizio di controllo filmico: tutto è ordinato, perfettamente calcolato, tanto preciso da risultare falso e noioso

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Dopo un lungo silenzio la regista indiana Mira Nair torna dietro la macchina da presa, confezionando una moderna commedia “in costume” che si è aggiudicata il Leone d’oro all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. “Monsoon Wedding” è la cronaca di una festa di matrimonio, la rappresentazione di un microcosmo sociale dove i fasti, le luci e i colori tipici dell’universo indiano – qui siamo in piena cultura “punjabi” – si lasciano contaminare da un occidente che appare in filigrana, muovendosi tra le quinte di un “fuori campo” che si incarna perfettamente nella figura di uno sposo emigrato e rientrato per le nozze dagli Stati Uniti, quasi sospinto da un “monsone” di tecnologia, dollari e quotazioni in borsa. Un “fuori campo” che, correndo lungo i bordi di ogni inquadratura, mette a nudo l’ambigua natura che si annida dietro le immagini di “Monsoon Wedding”, quell’idea di raccontare un’India sospesa fra recupero di antiche tradizioni e nuove derive capitalistiche o neoliberiste, una tentazione che, con il trascorrere dei minuti, assume i contorni di un preciso disegno, politico e stilistico.
Così, poco importa se la cinepresa ogni tanto si avventuri in qualche slancio documentaristico in puro stile “Salaam Bombay!”, perché il set del film è interamente squadrato dalle sfarzose pareti di una sala da matrimoni capace di soffocare queste storie di vita diverse, intrecciate e “srotolate” fra i vicoli di una Nuova Dehli incorniciata come una cartolina per turisti; mentre una sceneggiatura invadente ed ammiccante, sempre in grado di oscillare fra toni melò e ritmi da soap–opera, perimetra e costringe i corpi degli attori, trasformandoli in semplici stereotipi, bozzetti e macchiette pronti a simpatizzare con il pubblico internazionale. Lontano dagli eccessi e dalle sregolatezze visive di alcune tipiche pellicole in stile Bollywood, “Monsoon Wedding” è un estenuante esercizio di controllo filmico: tutto è ordinato, perfettamente calcolato – anche quando la farsa scivola via verso il musical etnico- tanto preciso da risultare falso e noioso. E se Mira Nair punta dritto al recupero della Hollywood del New Deal – a quelle commedie recentemente definite del “ri-matrimonio” – il suo cinema manca di verve e ironia, rivelandosi solo stanco compromesso fra generi cinematografici americani.

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Titolo originale: id.
Regia: Mira Nair
Fotografia: Declan Quinn
Montaggio: Allyson C. Johnson
Musica: Mychael Danna
Scenografia: Stephanie Carroll
Costumi: Arjun Bhasin
Interpreti: Naseeruddin Shah (Lalit Verma), Lillete Dubey (Pimmi Verma), Shefali Shetty (Ria Verma), Vijay Raaz (P. K. Dubey), Tilotama Shome (Alice), Vasundhara Das (Aditi Verma), Parvin Dabas (Hemant Rai), Kulbhushan Kharbanda (C. L. Chada)
Produttore: Robyn Aronstam, Caroline Baron, Caroline Kaplan, Mira Nair, Jonathan Sehring
Produzione: Caroline Baron, Mira Nair per Mirabai Films. In associazione con KeyFilms, pandora Films, Paradise Films
Distribuzione: Key Films
Durata: 114’
Origine: India/Gran Bretagna, 2001

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