“I marciapiedi di New York” di Edward Burns

L’opera di Edward Burns, schiava della parola, alla fine si nega allo sguardo, alla visione. Non c’è rispecchiamento di un certo modo di sentire (prima che filmare) la realtà

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Detto così può stonare, o quantomeno apparire un po’ eccessivo, ma il film di Burns è una di quelle opere che non ci sentiamo di nominare parlando di cinema. E non perchè non si tratti di cinema in senso lato, anzi, l’apparenza visibile del mostrato vorrebbe suggerirci il contrario. Semplicemente perché non è sguardo, non è visione, non è rispecchiamento di un certo modo di sentire (prima che filmare) la realtà. Proviamo a fare il gioco dell’ipotetico “se”. L’opera in questione potrebbe essere oggetto di studi psicoanalitici, visto il suo esibire continuamente la deriva percettiva dell’amore e del sesso nella società odierna. Potrebbe essere una sorta di finto documentario sulle abitudini dei trentenni alle prese con i problemi di tutti i giorni. Potrebbe essere una veloce divagazione su New York, sulle sue strade, sul suo soffocare dolcemente la datità del singolo, immergendolo nel caos di un’omologazione contagiosa. Già, potrebbe. Ma non è. E non tanto per il suo fallire ogni volta il bersaglio, ma per rinunciare sin da subito a costruirsi un certo “visus” rispetto a ciò che racconta, rispetto a ciò da cui si fa raccontare. Non lo diciamo così, tanto per affondare nuovamente questa piccola new wave newyorkese che si affaccia timida sulla scena internazionale, ma non ne possiamo più della maniera di un cinema (nella fattispecie quello di Woody Allen degli anni ’70) che ormai ha fatto il suo corso, che ha ormai esaurito le sue cartucce, e che, da un certo punto di vista, sembrava già vecchio prima di nascere. Lo diciamo chiaramente, senza fare inutili giri di parole: il cinema non può esaurirsi nel giro di una ripresa finto documentaristica in cui ci si interroga sul senso di qualcosa (nel film di Burns, come abbiamo già detto, sul sesso), per poi continuare a parlarsi addosso, accumulando parole che non fanno altro che cercare di coprire maldestramente il vuoto visivo che si crea, lo iato irreparabile formato tra la sostanza del contenuto e la forma di questo, annegata nei deliri pressapochistici di un’oralità nauseante che non serve a niente e a nessuno. In questo modo la visione, la percezione del sentito, dell’immaginato, del vissuto, si riduce ad un nulla che ha poco a che vedere col girotondo irrazionale, vitalistico, spiazzante, che ci piace vedere/riprodurre sul grande schermo, quando i confini tra realtà e finzione si fanno sempre più labili e non c’è più parola che tenga per esprimere un certo dato sfuggente, lontano, imprendibile. Sembrerà questione di poco, ma ci sentiamo di definirla questione politica, direttamente affiorante dal cuore della nostra coscienza intellettuale e per così dire, morale. Vogliamo il corpo a corpo. Vogliamo sentirlo quel sublime movimento dialettico delle parti che muove il mondo, che stordisce le menti, che agita il cuore. Vogliamo essere parte di quel cuore della realtà che il sostrato filmico, pur non potendo mai riprodurre per intero, può perlomeno approssimare, avvicinando le nostre vite, incrociandole, destinandole infine ad abitare lo spazio di un’unica inquadratura in cui vedere per una volta le cose dall’esterno. Ciò che non perdoniamo a Burns è proprio il partire dall’idea che tutto ciò non possa essere. Che tutto ciò debba restare puro artificio di uno sguardo incapace di fare i conti con se stesso, di denudarsi, di esporsi, di rendersi infine visibile.
Titolo originale: Sidewalks of New York
Regia: Edward Burns
Sceneggiatura: Edward Burns
Fotografia: Frank Pienzi
Montaggio: David Greenwald
Costumi: Catherine-Marie Thomas
Interpreti: Edward Burns (Thomas “Tommy” Riley), Rosario Dawson (Maria Tedesco), Dennis Farina (Carpo), Heather Graham (Annie Matthews), Stanley Tucci (Griffin Aretzo), David Krumholtz (Benjamin Basler), Michael Leydon Campbell (Gio/Harry), Nadia Dajani (Hilary), Callie Thorne (Sue), Aida Turturro (Shari)
Produzione: Margot Bridger, Edward Burns, Cathy Schulman, Rick Yorn
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 107’
Origine: Stati Uniti, 2001

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