CinemAsia – Il turbine d'amore di Miura Daisuke

Otto sconosciuti si riuniscono in un lussuoso appartamento di Roppongi per fare sesso. L'enfant prodige della scena teatrale giapponese traspone al cinema una delle sue opere di maggior successo: Love's Whirlpool mette a nudo imbarazzi, aggressività, fantasie, bassezze e cattiverie assortite di un mondo volutamente spogliato di preamboli e glasse sociali. La rubrica è a cura di www.asiaexpress.it

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Miura Daisuke, nato nel 1975, un passato da avido consumatore di dorama, le serie tv giapponesi, si è avvicinato al teatro negli anni dell'Università di Waseda. Da allora ha messo in piedi una propria compagnia, la Potudo-ru, con cui si diverte a provocare reazioni nel pubblico tramite spettacoli che mescolano sesso, violenza, realismo documentario, improvvisazione – come in Yume no shiro (Il castello dei sogni), su un gruppo di giovani chiusi in un appartamento, tra relazioni, videogame e litigi, tutto rigorosamente senza dialoghi.

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Love's Whirlpool (Ai no uzu) è tratto dall'omonima piece del 2005: Miura vi esplorava territori noti – sesso senza amore, timidezza, rifiuto, desideri inappagati – ma lo faceva senza remore, pudori o pregiudizi conformisti, evitando facili voyeurismi. A quasi dieci anni di distanza, il film riduce ulteriormente l'interscambio tra i protagonisti, prosciugando i dialoghi di qualsiasi funzione e lasciando semplici corpi provenienti da diverso contesto sociale stretti nello stesso spazio (un appartamento del quartiere Roppongi di Tokyo gestito da un uomo di mezza età con l'aiuto di un giovane barista tuttofare), con l'unico fine di godere dei propri desideri.

I personaggi, identificati dal loro lavoro (un'insegnante d'asilo, una commessa in una profumeria, una studentessa universitaria, una viveur con piercing, un impiegato, un freeter, un operaio e un giovane disoccupato), non hanno nulla in comune. Arrivano verso le 11 di sera e hanno tempo fino alle 5 di mattina per accoppiarsi con chi vogliono, dopo aver pagato una quota variabile (alta per gli uomini, bassa per le donne, media per le eventuali coppie), seguendo tre semplici regole: fare una doccia tra una sessione e l'altra, usare il preservativo e rispettare il volere delle donne presenti.

Nonostante la baldanza della scelta consapevole di tutti i partecipanti, all'inizio prevale l'imbarazzo. Messi di fronte alla realtà, nessuno sembra avere il coraggio di fare la prima mossa, tra lunghi silenzi e teste chine a fissare il pavimento. Dopo il primo round, prevale invece l'euforia, e partono dialoghi spontanei, che però si spengono subito: a parte i rispettivi lavori, nessuno vuole veramente conoscere alcunché degli altri. Lentamente si insinua poi il germe di rivalità e necessità, a cancellare l'iniziale sensazione egalitaria (i presenti sono nudi da subito, indossano solo asciugamani intorno al corpo). Son tutti riuniti per fare sesso libero, ma con distinguo: il grassone buffo non lo vuole in realtà nessuno, la donna aggressiva con piercing spaventa i maschi, il timido disoccupato viene zittito dal freeter alpha, alla ragazza considerata più carina si può sparlare alle spalle per il cattivo odore delle parti intime, in un crescendo di malignità.

Love's Whirlpool espone la fragilità dell'apparente assenza di regole sociali, l'intrinseca rivalità e le gelosie che si formano nonostante il contesto di solo appagamento fisico. Per quanto si voglia escludere i sentimenti, in un modo o nell'altro questi esistono ed entrano in scena, come nel caso dell'attrazione, sembra reciproca, tra universitaria e disoccupato. Si percepisce che dopo il sesso, lui vorrebbe di più. Ma è possibile, o considerato, aspettarselo? È questo il nucleo del film di Miura: non tanto, come si è voluto interpretare da più parti, la ritrita sfida sesso vs. amore, bensì l'inconciliabile commistione di fantasie di appagamento senza condizioni e strascichi contro l'emergere di sentimenti di attaccamento (non necessariamente "amore", può trattarsi anche solo di gelosia, rabbia, senso di prevaricazione o semplice desiderio di conoscersi meglio).

Al suo terzo film, dopo la co-regia di Hatsukoi (2003), storia d'amore tra giovani emarginati, e il fibrillante Boys on the Run (2010), Miura trova un approccio più spoglio e intimo, che perde qualcosa in spontaneità, rispetto al lavoro precedente, più sentito nonostante le sbavature, eppure guadagna in capacità di sintesi. Come nel caso di Kabukichô Love Hotel (2014) di Hiroki Ryuichi, il Giappone contemporaneo si interroga e studia tramite i suoi spettri segreti, quelli chiusi all'interno di motel d'amore o appartamenti scollegati dal mondo esterno tramite tende chiuse.

 

La rubrica è a cura di www.asiaexpress.it

 

IL TRAILER DI LOVE WHIRLPOOL

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