CinemAsia – Una questione di interpretazione

a matter of interpretation

Il secondo lungometraggio di Lee Kwang-kuk continua sulla strada dei racconti a scatole cinesi adottata nell'esordio Romance Joe (2011) per raccontare le vite parallele di un'attrice in crisi d'idenità, il suo ex, ormai allontanatosi dalle scene, e uno strambo poliziotto che si occupa di suicidi e interpretazione dei sogni.  La rubrica è a cura di www.asiexpress.it

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a matter of interpretationA Matter of Intepretation prosegue il trend del cinema coreano indipendente che riflette su sé stesso, con film che hanno per protagonisti registi squattrinati, sceneggiatori disillusi, attori perdigiorno – come in un eterno ritorno delle discussioni notturne e alcoliche che popolano l'immaginario di Hong Sang-soo. I protagonisti del nuovo film di Lee Kwang-kuk sono attori di teatro, ma non ci si allontana di molto dal tropo: al Busan International Film Festival, nella sezione dedicata al nuovo cinema coreano, è stato presentato insieme a opere come So Very Very, di Park Je-wook, sul matrimonio di un aiuto regista fallito con una donna tailandese, o A Midsummer's Fantasia, di Jang Kun-jae, su un regista che gira un documentario nelle campagne giapponesi, con una costruzione doppia, tra finzione e realtà, con uso di bianco e nero contrapposto al colore.

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Il rischio, sempre presente, è chiudersi in prospettive ombelicali, solipsistiche, nel costruire racconti sulla quotidianità degli addetti ai lavori che finiscono per interessare e attrarre solo cineasti, aspiranti tali e un ristretto pubblico di cinefili. E in effetti molti film passati si sono rinchiusi in una semplice esposizione dello spleen esistenziale di sceneggiatori e registi, riflesso nell'interpretazione degli attori che dovevano prestar loro un volto su schermo, come questo fosse sufficiente a giustificare la realizzazione del film.

a matter of interpretationIn A Matter of Interpretation però il lavoro della protagonista, un'attrice teatrale, è solo il punto di partenza per un viaggio nella sua solitudine, nella sua relazione interrotta, nella sua lotta interiore per decidere se proseguire in un lavoro che non necessariamente restituisce in termini di soddisfazioni tutta la passione profusa. Il tono è da commedia leggera, con una musichetta circense che punteggia le sequenze, mentre l'ambientazione è spoglia e periferica, tra piccoli parchi abbandonati, strade secondarie, muri urbani scrostati. Il taglio proposto è quello onirico: la donna si allontana dal teatro dove avrebbe dovuto svolgersi la prima della nuova piece, non fosse che non si è presentato neanche uno spettatore, e si ritrova a vagare nei luoghi in cui, un anno prima, ha lasciato il suo ragazzo, a sua volta attore teatrale. Si siede su una panchina e si accende una sigaretta, ma un poliziotto in abiti civili le fa notare che in quel luogo è vietato. I due iniziano a parlare: lui le racconta che arriva dalla scena di un suicidio, lei gli descrive lo strano sogno che ha fatto la sera precedente. E così sogni e realtà iniziano a intersecarsi, con figure ricorrenti che ritornano a intervalli regolari (una piccola utilitaria bianca in cui alcuni personaggi tentano il suicidio, dei biglietti per lo spettacolo, un uomo imbavagliato nel baule). Le storie dei lei, dell'ex e del poliziotto si correlano e inseguono, come se sogni e realtà si influenzassero a vicenda.

 

La struttura è alla lunga ripetitiva, e alcuni dialoghi, soprattutto le parole del poliziotto, suonano talvolta eccessivamente enfatici, ma A Matter of Interpretation riesce a rimanere in bilico tra tono favolistico e riflessione engagé, senza mai voler strafare, senza prendersi sul serio. La messa in scena è spoglia e poco elaborata, con inquadrature fisse e qualche movimento di macchina calibrato, senza sottolineature nel passaggio tra sogno e realtà: una scelta consapevole che lascia nel costante dubbio lo spettatore. Il contrasto con gli espedienti surreali raccontati diventa allora lo snodo più interessante, svelando un microcosmo di desideri repressi e aspirazioni disilluse che ben si concilia con il finale circolare, aperto e conciliatorio, ma non troppo happy.



La rubrica è a cura di www.asiexpress.it

 

IL TRAILER DI A MATTER OF INTERPRETATION

 

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