"Il resto di niente", di Antonietta De Lillo

Un film in costume certamente anomalo, un progetto anche fortemente sentito che però da l'impressione di essere alla fine troppo trattenuto, come se ci fosse una certa soggezione nei confronti della scrittura di Striano. La Rivoluzione resta così più nelle parole che nelle immagini, e il tentativo di dare forma visiva alla lingua alquanto irrisolto

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Il teatro, la letteratura, Napoli. Dal romanzo di Enzo Striano e attraverso la figura di Eleonora Pimentel Fonseca, nobile d'origine portoghese, intellettuale e attivista nella rivoluzione napoletana del 1799 e impiccata assieme agli altri protagonisti del colpo di stato, Antonietta De Lillo si spinge nella sfida di filmare la parola e la morte, attraverso i frequenti dettagli degli occhi di Maria de Medeiros. Non è la prima volta che la cineasta napoletana si è spinta in questa direzione. Nel primo episodio di I racconti di Vittoria, per esempio, attraverso un monologo teatrale, già tentò di mettere in scena la paura della morte. Il resto di niente però si spinge oltre, nella direzione di un affresco storico contrapposto a quegli sguardi privati dell'adolescenza di Non è giusto. C'è sempre una figura in prima persona, quella di Eleonora. Attraverso il suo corpo filtra la Storia, attraverso i suoi movimenti le sue emozioni. Progetto ambizioso quello di Il resto di niente in cui la De Lillo, attraverso il personaggio di Eleonora, è come se volesse frantumare i décors teatrali, le prospettive di uno spazio già disegnato anche con l'intermittente intervento, oltre la fisicità di un'intensa Maria de Medeiros, di alcuni pannelli colorati. Il processo di rottura è attuato anche con l'uso delle luci della fotografia di Accetta, sempre opprimenti e soffocanti, quasi tendenti a surriscaldare il set prima di mettere in atto quel senso di disfacimento, di deterioramento che caratterizza la pellicola.

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Un film in costume certamente anomalo Il resto di niente, un progetto anche fortemente sentito che però da l'impressione di essere alla fine troppo trattenuto, come se ci fosse una certa soggezione nei confronti della scrittura di Striano. La Rivoluzione resta così più nelle parole che nelle immagini, e il tentativo di dare forma visiva alla lingua – non solo come scrittura, ma come dialogo, comunicazione/contrasto/distanza tra i personaggi (Eleonora e il popolo, per esempio) – alquanto irrisolto.


 


Regia: Antonietta De Lillo


Interpreti: Maria de Medeiros, Rosario Sparno, Raffaele Di Florio, Imma Villa, Maria Grazia Grassini, Lucia Ragni, Raffaele Di Florio


Distribuzione: Istituto Luce


Durata: 103'


Origine: Italia, 2004     

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