“Dervis – Il derviscio” di Alberto Rondalli

Rondalli mantiene suoni e colori miracolosamente arcaici evitando qualsiasi calligrafismo. Questi si contaminano con i corpi, i pensieri, le voci degli uomini della Storia

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Proveniente da un mondo culturale, ideologico e temporale distante anni luce dalla contemporaneità che stiamo vivendo eppure intriso di suggestioni,
interrogativi e dubbi che riguardano la coscienza e la morale degli uomini in tutte le epoche, “Il Derviscio” presenta meriti ancora superiori per la cifra stilistica con cui Alberto Rondalli ha deciso di rappresentare la vicenda:
così lo stupore, l’indignazione e i dubbi del derviscio Ahmed Nurudin che
nella Turchia dei primi del ‘900 scopre le contraddizioni laceranti tra
i valori della religione musulmana e la legge degli uomini che quei valori dovrebbe far rispettare, vengono fissati da Rondalli nella dolente e riflessiva immobilità delle immagini, nella fermezza dello sguardo che filma tra le secolarità delle dune del deserto la precarietà delle convinzioni e dei valori
umani.
Ciò che convince particolarmente è la descrizione minuziosa, attenta, infallibile con cui il regista italiano descrive la progressiva crescita nel personaggio di Ahmed Nurudin, un derviscio, colui il quale ha votato la sua esistenza alla parola di Allah, del devastante tarlo del dubbio verso una realtà sempre più sconosciuta, che rivela il volto spietato e occulto dei poteri della polizia e della politica. Come nel romanzo “Il derviscio e la morte” di Mesa Selimovic, lo spunto kafkiano dell’arresto e poi dell’uccisione per strangolamento del fratello di Ahmed per ragioni che resteranno sconosciute, è un pretesto per rovesciare tutte le prospettive, per svelare le zone d’ombra dove la fede assoluta smette
di essere accecata dalla luce del sole e inizia lo spaesamento esistenziale.
Suoni e colori rimasti miracolosamente arcaici e filmati evitando qualsiasi calligrafismo si contaminano con i corpi, i pensieri, le voci degli uomini della Storia e la maschera di idealismo, saggezza, purezza del derviscio si sgretola
tra i vicoli insidiosi del rimorso e della vendetta.
E l’occhio di Rondalli si cala tra la polvere dove si muovono i corpi di quegli uomini e si fissa sul volto potente e marcato dello spagnolo Antonio Buil Puejo
(Ahmed Nurudin), ne coglie negli occhi luminosi i lampi di disperazione e poi di rassegnata consapevolezza per il destino di abbruttimento e morte-dello spirito prima che della carne-che lo attende. La fuga è impossibile, non c’è assoluzione o consolazione, la mdp resta immobile davanti al tramonto di un mondo scomparso, dove la forza del valore religioso si disperde remota nelle parole di chi è già l’ombra di se stesso.
Regia: Alberto Rondalli
Sceneggiatura: Alberto Rondalli
Fotografia: Claudio Collepiccolo
Montaggio: Alberto Rondalli
Scenografia: Luigi Silvio Marchione
Costumi: Nicoletta Taranta
Interpreti: Antonio Buil Puejo (Ahmed Nurudin), Ruhi Sari (Jusuf), Haldun Boysan (Dzemal), Cezmi Baskin (Hasan), Erdem Ozipek, Basak Kokujkaya, Manderes Samancilar
Produzione: Luigi Musini per Cinemaundici
Distibuzione: Mikado
Durata: 130’
Origine: Italia,2000

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