"Perfect Stranger" di James Foley

Abile nell' attrarre l'attenzione su ciò che non si vede, su quello spazio "fuori campo" che reagisce e interagisce senza pesare visivamente, il cinema di Foley rapisce le certezze dello sguardo, fino alla fine, in un vorticoso finale, mai così vojeuristico

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Per l'occhio smaliziato, un po' disturbato, e avidamente compromesso dalle brutalità politico televisive degli ultimi tempi l'incipit di Perfect Stranger è una perfetta fotografia del cortocircuito sessuale-mediatico-politico tutto italiano. Il regista newyorkese James Foley, e lo sceneggiatore Todd Komarnicki, devono essersi ispirati ai nostri "drammatici" eventi di cronaca nel delineare la storia della giornalista senza scrupoli con lo scoop fotografico-omossessuale del senatore. Al di là di questa piccola parentesi,  il déjà-vu visivo del film è l'introduzione perfetta per descrivere il personaggio di Romena Price (Halle Berry) reporter d'assalto con un fiuto perverso per gli scandali da prima pagina. Irritata per essere stata censura dal suo stesso giornale per lo scoop del senatore amante dei suoi stagisti, la battagliera Romena si imbatte in un altra possibile esclusiva, questa volta a metterle la pulce nell'orecchio è una sua vecchia amica d'infanzia Grace, amante tradita del potente pubblicitario Harrison Hill (Bruce Willis) impenitente fedigrafo. Fiutato il possibile colpo giornalisitico Romena, e il fido mago del computer Miles (Giovanni Ribisi) si buttano sul caso. Romena si fa assumere nell'azienda di Hill, e nel frattempo si costruisce un personaggio virtuale per poter incastrare nel mondo virtuale delle chat Adex/Hill. La capacità ipnotica del film di Foley è l'abile congegno ad  incastro della scrittura. Un perverso meccanismo di labili scatole cinesi in cui lo sguardo dello spettatore si lascia trasportare. Una sceneggiatura calibrata, con una prima parte di accumulo, come a voler stratificare i fatti e i personaggi, senza mai insistere fino in fondo, ma lavorando di omissione, sottrazione, prepara il terreno ad una seconda parte  debordante di colpi di scena. I protagonisti di questo labirinto dell'identità, nel quale ogni personaggio nasconde un altro se stesso, il proprio passato, le ossessioni più profonde, in un paesaggio effimero come quello della pubblicità e della comunicazione, vero e proprio co-protagonista del film, vivono le loro realtà nascondendo scheletri e  brutalità con l'ambiguità delle apparenze (pensando ad Hitchcock e Mamet, già portato sullo schermo con il film Americani). Sono le reazioni violenti dei suoi protagonisti, e la sorprendente capacità di difendere a tutti i costi la propria vita dal bieco ricatto, a impressionare questa pellicola. Abile nell' attrarre l'attenzione su ciò che non si vede, sul quello spazio fuori dall'inquadratura che reagisce e interagisce senza incidere visivamente, il cinema di Foley rapisce le certezze dello sguardo, fino alla fine, in un vorticoso finale, mai così vojeuristico 

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Titolo originale: id.
Regia:  James Foley
Interpreti: Halle Berry, Bruce Willis, Giovanni Ribisi, Gary Dourdan
Distribuzione: Sony Pictures


Durata: 110'
Origine: Usa, 2007


 


 


 

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