OMBRE ELETTRICHE – Epitaffi horror: clangori dal passato coreano

L’ultima stagione horror coreana è stata caratterizzata da poche sorprese, ma da un ritorno di temi non casuale – dai timori ospedalieri (“The Cut”, “Return”, “Epitaph”), agli scarti temporali (“The Evil Twin”, “For Eternal Hearts”, “Muoi”). Un panorama sfaccettato che però non ha ancora trovato una formula espressiva propria

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Mentre nelle sale batteva cassa il vanaglorioso monster movie D-War – sgarruppato blockbuster co-prodotto con gli Stati Uniti – si è consumata l’ennesima stagione horror coreana. L’estate è il periodo tradizionalmente dedicato alle storie del terrore e sovrannaturali, con una media di almeno quattro pellicole l’anno. Il 2007 è stato da questo punto di vista proficuo: almeno otto le pellicole da segnalare. Un dato in corrispondenza con l’aumentata capacità della macchina produttiva: nonostante la crisi, le difficoltà finanziarie di alcuni produttori, la diminuzione degli incassi e i problemi sulle screen quota dedicate al cinema nazionale, i film prodotti nel 2007 sono stati 108, in pareggio con il 2006 (in cui erano stati 107), record rispetto all’ottantina di film delle stagioni passate. Per il momento non c’è dunque stato il tracollo pronosticato da molti, nonostante l’affluenza nelle sale abbia subito una contrazione per la prima volta in almeno un decennio di crescita continua, segno che è stato raggiunto il bacino massimo, sul quale dovranno basarsi in futuro produttori e operatori.

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L’horror in Corea rappresenta una sfida. Il nuovo cinema coreano ha seguito l’ondata asiatica dei vari The Ring (Giappone) e The Eye (Hong Kong), producendo alcuni cloni e numerose variazioni sul tema, ma non è stato fino a oggi in grado di ricalcarne i successi. Nonostante in un decennio di instancabili tentativi siano davvero pochi i risultati degni di nota (la serie Whispering Corridors, soprattutto l’episodio Memento Mori, e poco altro, come l’inaspettato The Wig), l’horror coreano rimane attraente per le corde che continua a torcere, per i nervi che incessantemente esplora, per gli angoli bui su cui prova a fare luce. C’è una sorta di fascinazione trattenuta e non pienamente sviluppata nella produzione dell’orrore coreana, in cui i risultati talvolta deboli conservano comunque ragioni sufficienti di interesse, magari extra-cinematografiche. L’attrazione per luoghi medicali e di trasformazione del corpo (i cui esempi trasbordano anche oltre gli ambiti di genere – si veda Time di Kim Ki-duk), il ritorno di maledizioni e spiriti dal passato, i continui scarti temporali sembrano essere non solo gimmicks sfruttati per aumentare la tensione, quanto momenti legati all’esplorazione di una storia nazionale legata alla dominazione giapponese e alle dittature militari subite.
 

The Evil Twin, dell’esordiente Kim Ji-hwan, è ambientato in un passato rivisitato in chiave mitica, pur se ambientato durante la dinastia Chosun (1392-1910). Due gemelle, So-yeon e Hyo-jin, ancora bambine, cadono in un fiume. Hyo-jin muore affogata, mentre So-yeon, pur tratta in salvo, rimane in coma. Si risveglia solo dieci anni dopo, ormai grande. Alla difficoltà di adattarsi alla normalità di una vita ritrovata, si aggiunge anche l’impalpabile sensazione che qualcosa dentro di lei sia mutato: in passato So-yeon era considerata la più pestifera e intrattabile, mentre oggi appare docile e volitiva. Nel frattempo, proprio dal momento in cui So-yeon torna alla vita, un fantasma inizia a mietere vittime tra gli abitanti del villaggio. Confuso e instabile nella messa in scena, The Evil Twin appare la solita rivisitazione di racconti folcloristici, con l’unica aggiunta di un discorso sulla famiglia e l’identità già esplorato in passato ad esempio da A Tale of Two Sisters (2003), di Kim Je-woon. Un horror classico, ma con evidenti problemi di coerenza, che fa ancora affidamento su capelli lunghi calcati sulla fronte e crepitii notturni, senza alcun guizzo riparatore. Tenta instancabilmente di essere più propositivo Muoi – Legend of a Portrait, di Kim Tae-kyung, già regista del modesto Dead Friend/The Ghost (2004) e del thriller Puzzle (2006). Yoon-hee è una scrittrice alla disperata ricerca di idee per bissare il successo del suo esordio. Si imbatte quasi casualmente in una leggenda vietnamita che parte da un austero ritratto di una donna, ritrovato nel 1896, in periodo coloniale. Le storie raccontano che il ritratto è legato a una oscura maledizione. Yoon-hee vuole approfondire e parte per il Vietnam, approfittando del viaggio per ritrovare una sua vecchia amica, ora stabilitasi nel paese. Le premesse sono purtroppo disperse e diluite dallo sviluppo ampliamente prevedibile, contrastato solo dai confusi rivolgimenti finali, appiccicati pretestuosamente tanto per ravvivare la situazione. Sempre giocato su diversi piani temporali c’è anche For Eternal Hearts, di Hwang Kyoo-dok (al suo attivo la commedia scolastica Chul-soo & Young-hee, 2006). Il film è un misto sconsolatamente disequilibrato di romanticismo, slanci eterei e sapori horror. Su-young, professore di letteratura tedesca in apparenza mite e calmo, nasconde in realtà un passato incredibile, che gli studenti gli chiedono di raccontare. Tra fine anni ’70 e primi anni ’80 (all’epoca delle dittature militari e delle rivolte studentesche), quando era all’università, Su-young si era innamorato della stramba Pippi, poi suicidatasi in segno di protesta davanti ai suoi occhi. Non solo in seguito Su-young ritrova Pippi, ma è inesorabilmente attratto dall’eterea Su-ji, liceale a cui dà ripetizioni e la cui casa è ammantata da segni lugubri. Le idee in gioco sono ammalianti, e anche l’incipit colpisce favorevolmente per il tono compassato e surreale – con un paio di farfalle (digitali) che risvegliano dal sonno il professore e lo conducono fino in classe. Purtroppo però Hwang si fa prendere la mano da una simbologia banale, perdendo ogni senso della narrazione e assommando caoticamente dettagli inutili. Lo scopo non è spaventare, ma riflettere sulla perdita e il permanere dei ricordi; il che non impedisce la solita (scontata) gragnola di colpi di scena nel finale. E a proposito di idee confuse, necessaria almeno una citazione per Someone Behind You, di Oh Ki-hwan, titolare della frivola commedia The Art of Seduction (2005) e del dramma familiare Last Present (2001). Ispirato a un fumetto di Kang Kyung-ok, questa nuova fatica ruota intorno alla famiglia della liceale Ka-in, che pare si porti dietro un’oscura maledizione. Dopo aver assistito alla morte della zia, in procinto di sposarsi, Ka-in sarà vittima di una serie di aggressioni inesplicabili portate avanti da chi meno ci si aspetterebbe: una compagna di classe, un suo professore, sua madre, il suo fidanzato. Le aggressioni sono solo il pretesto per qualche maldestra scena di sangue, mentre l’intreccio si arena alle premesse, senza ulteriori sviluppi. Il finale prova a ribaltare le carte in tavola (con una rivelazione neanche troppo imprevedibile), ma ormai è troppo tardi per salvare la deprimente situazione.

 

Un filone particolarmente ben rappresentato è stato quello delle storie legate a diversi livelli agli ospedali – luogo di dolore e trasformazione per eccellenza. The Cut, dell’esordiente Son Tae-woong (il co-sceneggiatore di Barking Dog Never Bites, di Bong Joon-ho), riunisce un gruppo di giovani studenti di medicina che devono affrontare un duro praticantato di dissezione sotto il controllo di un primario meticoloso e spietato. Quando i ragazzi iniziano a venire perseguitati da incubi comuni e sono uccisi uno a uno, la diligente Seon-hwa inizia a sospettare qualcosa. The Cut riunisce i tratti tipici dello slasher con il dramma ospedaliero classico: regge bene per due terzi, con dialoghi taglienti e regia robusta, salvo sfaldarsi nell’ultima parte, complice una serie di rivolgimenti e rivelazioni che appesantiscono la struttura, fino a un finale ormai in debito d’ossigeno. Buona comunque la gestione delle scene di tensione e la violenza, abbondante. Meno propenso a sconfinare nel paranormale è Return, esordio di Lee Gyu-man, che parte da un bambino che, nonostante l’anestesia totale, subisce cosciente una delicata operazione, fatto che comprensibilmente gli sconvolgerà la vita tramite il ricordo del dolore subito. Anni dopo il giovane chirurgo Ryu Jae-woo deve affrontare una serie di misteriosi omicidi. Il trucco è tenere desta la curiosità dello spettatore, non rivelando quale dei comprimari sia in realtà il bambino dell’operazione iniziale. Brividi di routine per un thriller che cerca di strafare. Molto ambizioso è Epitaph, esordio dei Jeong Brothers. Nel 1979 (anno della morte del dittatore Park Chung-hee) un insegnante universitario di medicina è portato dall’annuncio della demolizione di un ospedale a ripercorrere i luoghi della memoria. Nel 1942, quando la Corea era sotto occupazione giapponese, l'uomo era infatti un internista in quell’edificio, in cui ebbero luogo diversi incontri con fantasmi. Ne scaturiscono tre episodi che hanno il sapore di cortometraggi a sé stanti, non fosse l’unità di luogo. La confusione iniziale è lentamente sostituita dal delicato intarsio operato dai registi, che assommano dettagli e intrecciano a più livelli le storie (che si svolgono in realtà in contemporanea), fino a creare un complesso arabesco che culmina nel finale. L’operazione rimane manierata, ma l’eleganza formale non è in questo caso solo vuoto rivestimento, quanto mezzo espressivo necessario a evocare uno stato evanescente e fibrillante. Le tre storie, pur non spaventando e senza essere particolarmente inventive, riescono a coinvolgere, lasciando una sensazione mista di nostalgia e rimpianto.

 

Ultima nota per Black House, co-produzione tra Corea e Giappone, remake dell’omonimo film del 1999 diretto da Morita Yoshimitsu tratto da un racconto di Kishi Yusuke. Il regista indipendente Shin Tae-ra passa a una produzione ad alto budget e prova a mettere a frutto la propria inventiva. Jeon Jun-oh è un investigatore assicurativo che indaga il suicidio di un ragazzo. La polizia sostiene si tratti di quello che sembra, ma lui è convinto sia coinvolto il padre, che lo avrebbe fatto solo per intascare i soldi dell’assicurazione. Nonostante qualche incoerenza e particolari lasciati inesplicati, Black House rimane un thriller esuberante che mette in scena con pervicacia le psicopatologie senza cercare facili spiegazioni. Alla prima parte piuttosto asettica e standard si contrappone poi la seconda, decisamente più sanguigna, in un crescendo che rimane impresso. Il 2007 per l’horror è stato dunque un’annata positiva in quantità, ma altalenante in qualità, con solo tre pellicole – The Cut, Epitaph e Black House – in grado, parzialmente, di distinguersi. I riflettori comunque non si spengono, in attesa di poter vedere Hansel and Gretel (uscito nelle sale coreane il 27 dicembre), lontanamente ispirato alla fiaba e diretto da Yim Phil-sung, già regista dell’interessante Antarctic Journal.

FILMOGRAFIA

The Evil Twin
paese: Corea del Sud
uscita: 23 maggio 2007
regia: Kim Ji-hwan
sceneggiatura: Kim Ji-hwan
interpreti: Jae Hee, Park Shin-hye, Yang Jin-woo, Yang Geum-seok, Han Yeo-woon

Black House
paese: Corea del Sud
uscita: 21 giugno 2007
regia: Shin Terra
sceneggiatura: Lee Young-jong
interpreti: Hwang Jeong-min, Kang Shin-il, Yu Seon, Kim Seo-hyung

The Cut (a.k.a. Cadaver, a.k.a. Anatomy Class)
paese: Corea del Sud
uscita: 11 luglio 2007
regia: Son Tae-woong
sceneggiatura: Jeon Soon-wook
interpreti: Han Ji-min, On Ju-wan, Oh Tae-kyung, Jo Min-ki, Mun Won-ju, Chae Yun-seo, Soy, Jin Yu-young

Muoi: Legend of a Portrait
paese: Corea del Sud
uscita: 25 luglio 2007
regia: Kim Tae-kyung
sceneggiatura: Kim Tae-kyung
interpreti: Jo An, Cha Ye-ryun, Ahn Thu, Im Seong-eon, Hong So-hui

Epitaph
paese: Corea del Sud
uscita: 1 agosto 2007
regia: Jeong Brothers (Jeong Shik e Jeong Beom-shik)
sceneggiatura:
Jeong Brothers
interpreti: Kim Bo-gyeong, Kim Tae-woo, Jin Gu, Lee Dong-gyu, Goh Ju-yeon, David McGuinness, Zia, Kim Eung-su, Jeon Mu-song

Return (a.k.a. Wide Awake)
paese: Corea del Sud
uscita: 8 agosto 2007
regia: Lee Gyu-man
sceneggiatura: Lee Gyu-man, Lee Hyun-jin
interpreti: Kim Myung-min, Yu Jun-sang, Kim Tae-woo, Jeong Yu-seok, Kim Yu-mi

For Eternal Hearts
paese: Corea del Sud
uscita: 9 agosto 2007
regia: Hwang Kyoo-dok
sceneggiatura: Hwang Kyoo-dok
interpreti: Jeong Kyung-ho, Kim Min-sun, Kim C, Cha Su-yeon, Jeong Jin-young

Someone Behind You
paese: Corea del Sud
uscita: 22 agosto 2007
regia: Oh Ki-hwan
sceneggiatura: Oh Ki-hwan
interpreti: Yun Jin-seo, Lee Ki-woo, Park Ki-woong, Kim So-eun, Lee Kan-hee, Jeong Yu-mi, An Nae-sang

DOVE ACQUISTARE

Tutti i film elencati sono disponibili in dvd nella versione coreana, con audio originale in Dolby Digital 5.1, corretto formato anamorfico dell’immagine e sottotitoli in inglese. I numerosi extra presenti nelle edizioni speciali (particolarmenta ricca quella di Epitaph) non sono invece sottotitolati. I dvd sono regione 3.

http://global.yesasia.com

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