"Cattivissimo me", di Chris Renaud e Pierre Coffin

cattivissimo me
Gru, il protagonista del film, è una presenza che riempie lo schermo e condensa citazioni cinematografiche, ma poi gli strati che avevano arricchito la sua figura all'inizio si fanno sempre più sottili, il suo corpo si appiattisce, lasciando spazio a una favola che riscalda il cuore, ma fa rimpiangere la malavagità iniziale. Gru non è cattivo, è solo che lo disegnano così

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Cattivissimo meIo non sono cattiva, è che mi disegnano così. Chi non ricorda Jessica Rabbit pronunciare questa proverbiale frase? Se solo i cartoni potessero davvero uscire dallo schermo e fare quattro chiacchiere con noi spettatori, sicuramente anche Gru (Steve Carell), il protagonista di Cattivissimo me, si descriverebbe così. O forse no. Gru vuole davvero essere l'uomo più cattivo del mondo. E per i primi venti minuti del film, o giù di lì, non stentiamo a crederlo. Un uomo che si diverte a far piangere un bambino deve avere un animo molto nero. Per non parlare poi del suo segretissimo laboratorio in casa, dove uno “scienziato pazzo” (Russell Brand) sperimenta nuove armi per lui, aiutato da un esercito di piccoli mostriciattoli gialli. Quasi fossero Mignolo e il Prof. Gru sembra davvero fatto per essere cattivo: sempre vestito di nero, sagoma hitchcockiana, un aspetto a metà tra Nosferatu e Bela Lugosi, un accento altrettanto spaventevole (che però si perde del tutto nel doppiaggio italiano), scostante come il primo Shrek, mire grandiose come un viaggio nello spazio per rubare la luna, estremo atto di malvagità, che però ricorda più Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento. La sua è una presenza che riempie lo schermo e condensa citazioni cinematografiche. C'è persino un po' la fisicità di Buster Keaton nel suo essere a tratti maldestro.

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Poi, però, entrano in scena tre deliziose bimbette, occhioni dolci e lingua lunga, e questo cattivissimo essere si trasforma in un pezzo di pane. Pian piano scopriamo che Gru, in realtà, così come il suo occhialuto avversario Vector (Jason Segel), è solo il frutto di un'infanzia non molto felice, figlio di una tirannica genitrice (Julie Andrews) che tenta solo di attirare l'attenzione della mamma e un po' del suo affetto. Gli strati che avevano arricchito la sua figura all'inizio si fanno sempre più sottili, il suo corpo si appiattisce, lasciando spazio al mondo che lo circonda, brillantemente colorato ed esaltato dal 3D, e agli altri personaggi, soprattutto ai divertenti mostriciattoli e al loro strampalato linguaggio. La parabola di Gru si trasforma in una favola vera e propria, una di quelle che non sfigurerebbero vicino a Miracolo sulla 34ma strada nel palinsesto televisivo natalizio, tra una tombola e un panettone. Il film, e soprattutto il protagonista, perde il suo mordente, riscaldando il cuore con i buoni sentimenti e il prevedibile happy ending. Cattivissimo me diventa “Buonissimo me”, facendoci rimpiangere un po' della malvagità iniziale. Come non dare ragione, allora, a Jessica Rabbit. Gru non è cattivo, è solo che lo disegnano così.

 

Titolo origale: Despicable Me

Regia: Chris Renaud e Pierre Coffin

Interpreti: Steve Carell, Jason Segel, Russell Brand, Julie Andrews

Distribuzione: Universal

Durata: 95'

Origine: USA, 2010

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