"Hypercube – Cubo 2", di Andrzej Sekula

“Cube” era un divertimento cinematografico che trovava ragion d'essere in sé stesso, e in sé stesso avrebbe dovuto trovare compimento: il sequel, oltre a non essere necessario, era perfino dannoso. Se nel primo episodio l'ansia non cessava mai, qui il livello di adrenalina è da cruciverba.

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Fra i non pochi pregi di Cube-Il Cubo, oltre all'originalità della trovata e alla particolare messa in scena del rapporto tra Bene e Male, c'era la sua finitezza: Cube era un divertimento cinematografico che trovava ragion d'essere in sé stesso, e in sé stesso avrebbe dovuto trovare compimento. Non è strano, perciò, che la squadra canadese di Vincenzo Natali si sia disinteressata del secondo capitolo della storia, lasciando il campo a quella di Sekula (già direttore della fotografia di film come Le iene, Pulp Fiction, American Psycho, e per la seconda volta regista): il sequel di Cube, infatti, semplicemente non era necessario. Come dimostra il risultato, era perfino dannoso; e il corposo budget messo a disposizione non è servito a replicare il risultato che il primo episodio, nato da una produzione "povera", aveva ottenuto. Se l'inizio di Cube era travolgente, e l'ansia si toccava con mano per tutta la durata della pellicola – nonostante un cambiamento di ritmo e di prospettiva a metà film, che conduceva a considerazioni di matrice filosofica ma anche ad un finale piuttosto sagace -, qui l'adrenalina non supera mai il livello corrispondente all'esecuzione di un solitario di carte o di un cruciverba. A difesa del sequel non c'è l'onestà del b-movie, né l'amore profuso in un prodotto artigianale, o l'intelligenza di un'originale trovata di sceneggiatura: al loro posto, la macchinosità di una storia al servizio dell'unico calcolo matematico che abbia avuto senso nel film, quello commerciale, e una freddezza produttiva pari solo a quella obitoriale della (unica) scena. "Ma qui rasentiamo il ridicolo", si lamentano più di una volta i personaggi del film. Nessuno ha prestato loro attenzione, per la gioia – forse – dei soli(ti) teenager maniaci della virtualità, che sbaveranno di fronte alla "genialità" del plot e faranno le fusa alla carezza lobotomizzante del film.

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Titolo originale: Hypercube – Cube2
Regia: Andrzej Sekula
Sceneggiatura: Sean Hood, Ernie Barbarash, Lauren McLaughlin
Montaggio: Mark Sanders
Musica: Norman Orenstein
Scenografia: Diana Magnus
Interpreti: Kari Matchett (Kate), Geraint Wyn Davies (Simon), Neil Crone (Jerry), Matthew Ferguson (Max), Barbara Gordon (Mrs. Pailey), Grace Lynn Kung (Sasha), Lindsey Connell (Julia), Greer Kent (Becky Young)
Produzione: Ernie Barbarash per Lions Gate Films/Ghost Logic
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 95'
Origine: Canada, 2002

 

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