ogni giorno tante notizie sul cinema documentario
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THE OTHER SIDE OF GENIUS. IL CINEMA DI ORSON WELLES – LA MONOGRAFIA
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I
Nastri d’argento sono assegnati ininterrottamente dal 1946 dal
Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani. Rappresentano così il più antico riconoscimento cinematografico italiano, secondi nel mondo solo agli Academy Awards. Miglior documentario è
1960 di Gabriele Salvatores. Nel 2010 il premio è andato a
La Bocca del Lupo di Pietro Marcello
Al
Tribeca Film Festival (20 aprile – 1 maggio) miglior documentario è
Bombay beach di Alma Har'el. Una delle comunità più povere della California del Sud vive sulle rive del Salton Sea, un lago nel bel mezzo del deserto del Colorado, nato più di un secolo fa da un improvviso afflusso d'acqua proveniente da un falla in una vicina diga. Il lago è stato a lungo una popolare attrazione turistica. Ora è quasi disabitato. Circa un centinaio di persone vive ancora a Bombay Beach, una piccola località sulla sponda orientale del lago. Questo film racconta la storia di tre di questi abitanti: Benny Parrish, un giovane affetto da disturbo bipolare; CeeJay Thompson, un adolescente nero che si è rifugiato qui sperando di evitare la stessa sorte di suo cugino, assassinato da una banda a Los Angeles; Red, uno dei primi abitanti della comunità che lavorava nei campi petroliferi e che adesso vive principalmente di whisky e sigarette. Per la prima volta dietro la macchina da presa, Alma Har'el, fedele alle sue radici di fotografa, videoartista e regista di clip musicali, realizza un film atipico e innovativo, poetico e coreografico, utilizzando anche la musica di Beirut e di Bob Dylan. Miglior montaggio per
Semper Fi di Vincent Dipersio. Il sergente Jerry Ensminge, in qualità di istruttore dei Marines, è stato responsabile dell’addestramento di migliaia di nuove reclute. Il suo motto era: “Semper Fidelis” o "Always Faithful”.
Ma quando sua figlia di nove anni muore a causa di una rara forma di leucemia, tutto il suo mondo crolla. La ricerca di risposte lo porta ad una scoperta sconvolgente: l'uomo scopre uno dei casi di contaminazione delle acque più gravi della storia degli USA. Egli è coraggiosamente determinato a mettere sotto accusa il Corpo dei Marines in quanto responsabile di un numero senza precedenti di morti dovute al cancro nella Marine Corps Base Camp di Lejeune, in North Carolina. Menzione a Michael Collins per
Give up tomorrow . Nel 1997 lo studente diciannovenne Paco Larrañaga è stato arrestato con l'accusa di rapimento, stupro e omicidio di due sorelle, sull'isola di Cebu nelle Filippine. Nonostante le prove dimostrino la sua innocenza, tra cui quaranta testimoni oculari e fotografie che lo riprendono a centinaia di miglia lontano dalla scena, Paco è considerato colpevole. Soprannominato, nelle Filippine, il '"processo del secolo", il calvario di Paco non solo ha portato alla luce le falle del sistema giudiziario filippino e le spaventose condizioni carcerarie ma è diventato un caso emblematico delle storture della giustizia in generale. Il caso di Paco è stato sostenuto dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International e l’ONU, i cui sforzi hanno portato alla abolizione della pena capitale nelle Filippine, salvando la vita di Paco e di centinaia di detenuti vittime di processi sommari. Tutti i premi
qui.
Al 26
Torino Glbt (28 aprile – 4 maggio) miglior documentario è
We Were There di David Wisseman. All'inizio degli anni Ottanta, l'epidemia di Aids sconvolse la vita dei gay di tutto il mondo. San Francisco rappresentò il primo, e determinante, esempio di risposta e di coesione della comunità GLBT contro la piaga. Il film fa luce sugli aspetti sociali e politici, ma soprattutto umani, di quella tragedia. Attraverso cinque, intense testimonianze di "sopravvissuti" e un accurato materiale visivo d'epoca (foto e super8) si ripercorrono gli strazianti momenti che caratterizzarono l'avvento dell'Aids: la rivoluzione dei costumi sessuali, la latente omofobia, l'assistenza sanitaria insufficiente, la nascita di una nuova solidarietà. Menzione Speciale a
Xy anatomy of a boy di Mette Carla Albrechtsen. Grandi verità, piccole confessioni rivelate in un bagno. Le filosofie del boudoir. Sei ritratti di giovanissimi omosessuali che si confidano in una toilette, nella vasca da bagno, in piscina, nei camerini, negli spogliatoi: il primo bacio, il primo rapporto sessuale, il primo innamoramento, la prima penetrazione, il coming out, le incertezze e gli imbarazzi dell'adolescenza. Premio del pubblico a
365 Without 377 di Adele Tulli. Imposta sotto il dominio inglese nel 1860, la "Section 377" del Codice Penale Indiano criminalizzava qualsiasi atto sessuale fra due adulti dello stesso sesso, stigmatizzandoli come "contro natura". Il 2 luglio 2009 la Corte Suprema di Delhi ha emanato una legge storica che ha finalmente cancellato quel retaggio coloniale accogliendo la domanda della comunità GLBT indiana che, negli ultimi dieci anni, tanto ha combattuto per abrogarla. Tre personaggi, Beena, Pallav e Abheena attraversano Bombay per celebrare il primo anniversario di quell'evento di libertà.
Crime after crime di Yoav Potash vince il Golden Gate Award al
San Francisco Film Festival (21 aprile – 5 maggio) come miglior "Investigative Documentary". Nel 1983, Deborah Peagler, una donna brutalmente abusata dal suo fidanzato, viene condannata a 25 anni di carcere con l’accusa di essere coinvolta nell’omicidio dell’uomo. Venti anni più tardi, mentre scontava la sua pena in carcere, il suo caso viene riaperto. Il regista Yoav Potash ha seguito la battaglia legale di Debbie Peagler per sei anni. La sua storia prende una piega inaspettata quando due avvocati alle prime armi cercano di liberarla e attirano l'attenzione globale sulle perverse connessioni tra violenza domestica e giustizia penale. Altro premio per
Better this world di Kelly Duane de la Vega e Katie Galloway. Amici fin dall’infanzia, David McKay e Bradley Crowder vengono arrestati nel 2008, in seguito alle manifestazioni di Minneapolis svoltesi durante la convention del partito repubblicano, per il possesso di bombe fatte in casa. In realtà sembra esserci l’ombra di una persecuzione da parte del F.B.I. Il documentario cerca di andare al cuore della guerra al terrorismo e del suo impatto sulle libertà civili e di dissenso politico dopo l’11 settembre in America. Tutti i documentari presenti al festival
qui.
An African Election di Jarreth J. Merz e Kevin Merz è stato premiato come miglior documentario all'
Atlanta film festival (28 aprile – 7 maggio).
Le elezioni presidenziali del 2008 in Ghana fanno da sfondo a questo documentario che getta uno sguardo dietro le quinte del complesso meccanismo politico di una democrazia del “terzo” mondo, che lotta per legittimare se stessa davanti ai suoi contemporanei del “primo” mondo. La posta in gioco è il destino di due partiti politici disposti a tutto, o quasi, per vincere. Il regista ha seguito i protagonisti per quasi tre mesi per fornire un’inedita e ravvicinata prospettiva delle forze politiche, economiche e sociali operanti in Ghana. Premio del pubblico a
Disabled but able to rock di Blake Myers. Il film racconta la storia di Betsy Goodrich, donna autistica e supereroe. Come Danger Woman, con la sua voce e il suo gruppo di eccentrici amici, combatte contro tre fobie: race-ophobia, homophobia e disable-phobia. Danger Woman ha avuto un incredibile impatto culturale nella sua città natale, Atlanta, registrando 6 album e suonando a vari eventi. Tuttavia, la vera Betsy fatica a inserirsi nella società, anche a causa di una situazione familiare complicata: suo fratello maggiore è affetto da schizofrenia e la madre è obesa e diabetica. Il film è stato girato nell’arco di 10 anni integrando le riprese con molti “home movies”: interviste, vecchie fotografie e filmati delle performance.
Genziana d’oro al
Festival della montagna di Trento (28 aprile – 8 maggio) per
Summer Pasture di Lynn True e Nelson Walker (USA). Uno sguardo sulla vita di una giovane famiglia tibetana, che lotta per conciliare il suo stile di vita legato alle tradizioni con la tumultuosa modernizzazione della società. Locho, sua moglie Yama e la loro piccola Jiatomah, trascorrono i mesi estivi nelle praterie di Zachukha, nel Tibet orientale, ovvero la più fredda, alta, povera, grande e remota contea del Sichuan. E' la storia di una famiglia arrivata ad un bivio: Locho e Yama devono infatti scegliere se continuare con la loro vita da nomadi, o ridisegnare drasticamente la loro esistenza per adattarsi alla modernità. Premio della giuria a
Into eternity di Michael Madsen (Danimarca). Ogni giorno, in tutto il mondo, grandi quantità di rifiuti altamente radioattivi vengono collocati in depositi provvisori, vulnerabili alle calamità naturali o provocate dall'uomo. In Finlandia è in costruzione il primo deposito permanente: un enorme sistema di gallerie sotterranee scavate nella roccia. Fondamentale è che duri 100 mila anni, poiché tanto restano pericolosi questi residui. Una volta sigillato, l'impianto non sarà mai più riaperto. Ma possiamo esserne certi? Com'è possibile mettere in guardia i nostri discendenti da ciò che ci lasciamo alle spalle? Tutti gli altri premi ufficiali
qui. I riconoscimenti delle giurie indipendenti
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Al
Hot Docs Toronto (28 aprile – 8 maggio) miglior documentario internazionale è
Dragonslayer di Tristan Patterson. Le periferie californiane, decimate dal collasso economico, sono una distesa di case pignorate abbandonate e piscine vuote. Skreech, un punk skater di 23 anni, sfrutta appieno il declino, trascorrendo la sua adolescenza e vagabondando in questo paesaggio inabitato. Una sorta di Holden Caulfield del 21° secolo. Premio speciale della giuria a
Il castello di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Il racconto di un anno dentro l’aeroporto intercontinentale di Malpensa, un luogo in cui la burocrazia, le procedure e il controllo mettono a dura prova la libertà degli individui, degli animali e delle merci che da lì transitano. L’aeroporto è un luogo strategico in cui si concentrano tutte le forze dell’ordine esistenti in un paese. Qui si sperimentano le nuove forme del controllo: un laboratorio permanente sulla sicurezza come nessun altro spazio pubblico riesce ad essere. Servizi Segreti italiani e stranieri, Polizia di Frontiera, Guardia di Finanza, Guardie giurate, cani anti droga anti valuta e anti esplosivo, telecamere ovunque e la paura sempre alimentata di un pericolo sconosciuto in arrivo. Miglior documentario canadese è
Family portrait in black and white di Julia Ivanova. Tutti gli altri premi
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Khodorkovsky di Cyril Tuschi è il vincitore del
Dok.fest di Monaco (4 – 11 maggio). La storia del magnate russo Mikhail Khodorkovsky, l’ascesa politica dell’uomo più ricco di Russia che ha osato sfidare Putin, la condanna per frode, la prigionia. La sua vita ha tutte le caratteristiche di un racconto epico. Ma sono vere le storie che si raccontano su di lui? Il documentario prova a tessere i fili di una vicenda controversa. Miglior documentario tedesco è
Wadans world di Dieter Schumann. Un cantiere navale della Germania orientale subisce le conseguenze della grande crisi economica americana. 5.000 posti di lavoro si ritrovano improvvisamente in pericolo. Un abisso si apre tra lavoratori e dirigenti, un abisso fatto di diffidenza e rabbia. La perdita, il cambiamento e il valore del lavoro (che è molto di più di una semplice busta paga). Nella sezione Dok.horizonte vince
El mocito di Marcela Said e Jean de Certeau. Jorgelino Vergara aveva 14 anni quando decise di lasciare la provincia per trasferirsi nella capitale, Santiago. Alla ricerca di una casa e di un lavoro, si ritrova a fare il cameriere (el mocito) in una villa in cui gli scagnozzi di Pinochet interrogavano, torturavano e uccidevano i nemici politici. Oggi Jorgelino vive solo in una fatiscente baracca, guarda indietro e ripensa alla sua vita.
Miglior documentario al
Miff (4 – 14 maggio) è
Becoming Chaz di Fenton Bailey e Randy Barbato. Questa é la storia della transizione di Chaz Bono da donna a uomo, un viaggio nell'identità e nella scoperta di sé che é durato per quasi tutta la sua vita. Chastity era una persona timida che non si sentiva a proprio agio sotto i riflettori come figlia di Sonny&Cher. Si sentiva anche a disagio come uomo e lottava per vivere in un corpo che non sentiva davvero suo. Le mancava qualcosa.. Il documentario racconta il lungo percorso della sua transizione (sempre sostenuto dalla compagna Jennifer) condotto in segreto e solo, a cose fatte, svelato ai media americani che ne hanno dato una grande risonanza. Il difficile rapporto con la madre Cher (intervistata nel film) che non condivide la sua scelta, suo padre Sonny (morto nel 1998 a causa di un incidente sciistico) in onore del quale, sulla nuova carta d'identità, si fa chiamare Chaz Salvatore, gli inevitabili cambiamenti nella sua vita di coppia, la sala operatoria, i medici, i parenti, le foto e i filmini di quando era una bambina bionda e famosa.
The Ballad of Genesis and Lady Jaye di Marie Losie vince
l’IndieLisboa (5 – 15 maggio). La bizzarra storia di Genesis Breyer P-Orridge e della sua compagna di vita e di lavoro Lady Jaye. Un film sulla storia della musica industriale, sul pre e il post punk, sulla scena underground a partire dagli anni 70. Tuttavia, è anche la storia di un grande amore romantico che ha avuto inizio negli anni 90, quando Genesis e Lady Jaye hanno iniziato a sottoporsi a interventi chirurgici per fondersi in un terzo essere: un essere pandrogino. Menzione d'onore per
La BM du Seigneur di Jean-Charles Hue. Scontento delle sue riprese documentarie in una comunità nomade, il regista decide di coinvolgere i suoi protagonisti in un vero “falso documentario”. Fred è un membro della comunità di zingari che vive nei camper, in cui il rispetto per gli antenati e il fervore religioso convivono pacificamente con il vandalismo. Fred Dorkel è temuto e rispettato dalla sua gente, vive di furti d'auto. Ma una notte la sua vita cambia radicalmente: un cane-angelo appare di fronte ai suoi occhi. Per Fred è il segno di una seconda possibilità. Ma la sua famiglia non è disposta ad accettare questo cambiamento. Premio anche per
Palazzo delle Aquile di Stefano Savona. Diciotto famiglie rimaste senza casa occupano per un mese, giorno e notte, il Palazzo delle Aquile, sede del municipio di Palermo. Fin dal primo giorno una sfida chiara viene lanciata: le case in cambio del Palazzo. Tutti gli altri premi
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Il protagonista ha ucciso centinaia di persone, è esperto in torture e rapimenti, ha lavorato per molti anni come comandante della polizia statale del Chihuahua ed è stato perfino addestrato dall’FBI. Residente a Ciudad Juárez, si muoveva liberamente tra Messico e Stati Uniti. Mai accusato di alcun crimine, attualmente vive libero, ma da fuggitivo poiché sulla sua testa pende una taglia di 250.000 dollari. Il film è stato girato nella stanza di un motel al confine tra Messico e Stati Uniti. Menzione speciale per
Darwin di Nick Brandestini. Una comunità di 35 persone, che vive isolata nella Death Valley, in California, deve trovare il modo di coesistere in un luogo senza governo, chiesa, lavoro e bambini. Ognuno degli abitanti di Darwin ha un passato da dimenticare o con cui fare i conti e qui cerca di trovare un posto dove riemergere dai tragici eventi che ne hanno segnato le esistenze. Ma la loro sopravvivenza dipende anche da un fragile sistema di approvvigionamento dell'acqua che scende dai monti dove si testano
armi top secret. Una goccia "accidentale" potrebbe spazzare via la loro città.Tutti gli altri premi
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Familia di Alberto Herskovits e Mikael Wiström è miglior documentario al
Doxa di Vancouver (6 – 15 maggio). E’ la storia di una famiglia peruviana povera che cerca di stare insieme nonostante le grandi difficoltà. Nati Barrientos, 50 anni, ha perso il suo lavoro e non riesce a trovarne uno nuovo. Con grande ansia decide di lasciare sua moglie e suoi 4 figli per cercare lavoro in Spagna. Due anni dopo ritorna in Perù, e trova la sua famiglia in tumulto. Ma anche Nati è cambiato. Menzione speciale per
Vodka Factory di Jerzy Sladkowski. Il film entra nella quotidianità di due donne che vivono a Zhiguljovsk, nella profonda provincia russa. La 50enne Tatiana e la 22enne Valentina sono mamma e figlia. Una spera nell’amore dopo decenni di solitudine, l’altra lotta sogna di diventare una star della tv . La mamma guida gli autobus, la figlia lavora in un fabbrica di vodka. Per realizzare il proprio sogno, Valentina dovrebbe trasferirsi a Mosca, lasciando il figlio Danilo, 5 anni, a casa della nonna. Nonna che, invece, avrebbe bisogno di rimanere da sola per dedicarsi al suo rapporto d’amore problematico. Tutti gli altri premi
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Nella sezione
Un certain regard al festival di
Cannes (11-22 maggio) primo premio ad
Arirang di Kim Ki-duk. Il regista attraverso una canzone tradizionale coreana molto popolare (Arirang) racconta le sue sofferenze artistiche e la profonda crisi personale che ha vissuto in questi anni di silenzio. In Arirang mette in scena un film in forma di diario, una confessione in una casa abbandonata e in mezzo alla neve, dove ritorna ad una vita senza agi, tranne la presenza di un computer che gli serve per montare. Dialoga con le ombre di sempre, che hanno attraversato il suo cinema, dorme in una tenda per non morire di freddo, si perde nella natura e tra gli oggetti, nei suoni, filma il campo-controcampo della sua passione. Altri film presenti al festival:
Duch, le maître des forges de l'enfer di Rithy Panh (documentario incentrato sul cambogiano Kaing Guek Eav, conosciuto con il nome di guerra di Duch, che durante il regime dei Khmer rossi venne nominato capo del carcere S-21 in cui trovarono la morte circa 12mila oppositori del regime. Condannato a 35 anni di carcere. Rithy Pahn raccoglie la testimonianza nuda e cruda – accompagnata da immagini d'archivio e testimonianze dei sopravvissuti – di Duch, il quale spiega le ragioni che lo hanno portato a guidare l'S-21, la sua fede nell'ideologia dell'Angkar, la sua passione per il potere, la disciplina e l'organizzazione, l'ossessione nel creare perfetti operai di un crimine collettivo e silenzioso e l'istinto di
sopravvivenza e la paura della morte);
In Film Nist (This Is Not A Film) di Mojtaba Mirtahmasb e Jafar Panahi. Il regista Jafar Pnahi, “clandestinamente” e grazie all’amico collega Mojtaba Mirtahmasb (che gli fa da operatore e montatore), realizza il film che aveva minacciato di fare, anzi un non film (come da titolo), sulla sua condizione drammatica: agli arresti domiciliari, rubato del proprio lavoro, privo di un effettivo sostegno da parte dei colleghi iraniani. Ventiquattro ore nel suo appartamento con una telecamera professionale sempre accesa e lasciata in ogni angolo, poggiata su supporti di fortuna, e un iphone che scompiglia l’immaginario, o meglio lo sovrappone, stratificandolo, mistificandolo, scavalcandolo. Questo non è un film, è la rappresentazione di un film, è qualcosa che sta per…, ma non è un film);
Michel Petrucciani di Michael Radford (le tappe più importanti della carriera di Michel Petrucciani, lo straordinario jazzista dalla vita complicata, morto a 36 anni, nel 1999 a New York, in seguito ad una polmonite. La carriera e la vita di un uomo spinto da un desiderio insaziabile e divorante per tutto quello che l’esistenza ha da offrire – i viaggi, le donne, l’arte – una forza della natura dall’incredibile talento che ha dovuto sconfiggere un handicap fisico pesantissimo per diventare un gigante del jazz). Ed ancora:
La khaoufa baada al'yaoum (no more fear) di Mourad Ben Cheikh ,
The big fix di Josh Tickell,
Bollywood-the greatest love story ever told di Rakeysh Omprakash Mehra e Jeff Zimbalist.
Premio ex aequo miglior documentario al festival
Hai Visto Mai? (27 – 29 maggio) per
Le White di Simona Risi e
Nel giardino dei suoni di Nicola Bellucci. Via Carlo Feltrinelli 16, periferia sud est di Milano. Tra la tangenziale est e un campo di tiro per arcieri, spiccano le “Case bianche” dette “le White” di Rogoredo, case popolari costruite nel 1986 e abitate da 150 famiglie. Case bianche perchè bianco è il colore dei pannelli d’amianto di cui sono interamente rivestite. L’altro documentario,
Nel giardino dei suoni, racconta di Wolfgang Fasser: musicista, terapeuta e cercatore di suoni. Affetto da una malattia genetica, ha perso la vista all’età di 22 anni. Ha dovuto imparare presto cosa significa essere diverso in una realtà dominata dalla percezione visiva. Sul suo cammino Fasser scopre così un nuovo mondo fatto di suoni, tonalità e rumori che andranno a comporre il suo universo personale.
Al
London Documentary (13 – 28 maggio) vince
Grandma, A Thousand Times di Mahmoud Kaabour. Teta Kaabour è una matriarca di 83 anni e vive in un vecchio quartiere di Beirut. Una volta ape regina di una casa dove ha cresciuto figli e nipoti, oggi rassegnata trascorre le giornate fumando argileh, bevendo caffè e ripensando al marito violinista, morto venti anni fa. Il regista Mahmoud Kaabour, nipote preferito di Teta, ha lo stesso nome e cognome del nonno. Il documentario riunisce nonno, nonna e nipote in un gioco magico che cerca di sfidare i confini tra presente e passato, tra la vita e la morte. Menzione speciale per
Nel giardino dei suoni di Nicola Bellucci e
I was Worth 50 Sheep di Nima Sarvestani. La storia di una bambina afgana che sta per essere venduta ad un uomo per 50 pecore, e di sua sorella più grande che in passato ha avuto la stessa sorte.
Al festival
CinemAmbiente (31 maggio – 5 giugno) nel concorso documentari italiani il primo premio è
Loro della munnizza di Marco Battaglia, Gianluca Donati, Laura Schimmenti e Andrea Zulini. Non temono la fatica, i “cenciaioli” di Palermo, volti segnati dal sole e le mani dure di chi ha faticato da sempre. Il documentario racconta il percorso di questi storici “operatori ecologici”, professionisti da generazioni del riciclo di materiali dalla spazzatura. Con la loro motoape setacciano tutta la città per raccogliere cartone, ferro, alluminio, ma anche indumenti, utensili e gli oggetti più disparati. E così per anni oltre a campare 400 famiglie hanno supplito alle mancanze dell’amministrazione contribuendo alla raccolta differenziata senza gravare sui bilanci comunali. Nel 2009 la crisi nella gestione del ciclo dei rifiuti e il tracollo della società d’igiene ambientale fa sì che a Palermo come a Napoli venga proclamato lo stato d’emergenza. La “munnizza” diventa l’incubo dei cittadini. Nel concorso documentari internazionali il primo premio va a
There once was an island di Briar March. Taku e? un piccolo atollo della Polinesia, popolato da una piccola comunita? di indigeni che, a causa dell’improvviso innalzamento del livello del mare dovuto al riscaldamento globale, e? costretta ad abbandonare la propria terra. Alcuni pero? decidono di rimanere, come Teloo, Endar e Satty che ci permettono di entrare nelle loro vite e di scoprire la loro cultura.
This is my land… Hebron di Giulia Amati e Stephen Natanson è il miglior documentario al
Bellaria film festival (2-5 giugno). Hebron si trova a 30 chilometri a sud di Gerusalemme ed è considerata una città santa, un luogo di pellegrinaggio per ebrei, cristiani e musulmani. Hebron è un luogo conteso, dominato dall’odio e dalla violenza. Nel 1968, dopo la Guerra dei Sei Giorni e la schiacciante vittoria militare di Israele, un gruppo di 30 coloni israeliani decise di trasferirsi nella città per riprendere possesso di quella che considerano una parte importante della Terra Promessa. Hebron è l’unica città dei Territori Occupati ad avere una colonia israeliana nel cuore di una città palestinese. 600 coloni vivono protetti da 2000 soldati nel centro storico di una città di 160.000 palestinesi. Ad Hebron il conflitto ha preso la forma di una guerra tra vicini di casa dove l’obbiettivo è conquistare ogni giorno un metro in più di città, tenere il nemico sotto controllo o semplicemente resistere. Sputi, calci, aggressioni, insulti fanno parte della vita quotidiana. Le donne, i bambini e l’esercito partecipano a questa guerra. Menzione speciale della giuria a
My Marlboro City di Valentina Pedicini e
L’altra rivoluzione, Gorkij e Lenin a Capri di Raffaele Brunetti e Piergiorgio Curzi . Premio Casarossa per
Almost married di Fatma Bucak e Sergio Fergnachino
All’
Alba international film festival (1-5 giugno) il premio del pubblico va a
Position Among The Star di Leonard Retel Helmrich. Per 12 anni il regista ha seguito una famiglia indonesiana degli slums di Jakarta. Come nei pluripremiati capitoli precedenti di questa trilogia,
The Eye Of The Day e
The Shape Of The Moon, Retel continua a raccontarci i sommovimenti profondi della società indonesiana attraverso le vicende della famiglia Sjamsuddin. Con uno sguardo intimo e partecipe, la quotidianità diviene il campo sul quale si misurano tutti i grandi temi dell'Indonesia contemporanea: la corruzione, il conflitto fra religioni, la piaga del gioco, il divario generazionale e la distanza sempre crescente fra ricchi e poveri.
Al
Seattle international film festival (19 maggio – 12 giugno) il miglior documentario è
Hot Coffee di Susan Saladoff . Vi ricordate la donna che ha rovesciato il caffè caldo, poi citata in giudizio da McDonald? Per molti americani, questo caso è diventato l’emblema delle cause frivole che intasano i tribunali americani provocando lo stallo del sistema giudiziario. Oppure è esattamente quello che McDonald vuole indurre a pensare? Questo documentario, ferocemente divertente, esplora ciò che realmente accade quando qualcuno tenta di resistere ad una grossa multinazionale, tra orde di avvocati aziendali e labirinti burocratici. Tutti gli altri premi
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The Interrupters di Steve James vince lo
Sheffield International Documentary (8-12 giugno). Il film è ambientato a Chicago, città divenuta emblema nazionale della violenza urbana, in particolare per il brutale pestaggio dello studente Derrion Albert, la cui morte è stata filmata da una telecamera. Il documentario racconta la storia di un gruppo di ex membri di gang criminali che ora proteggono le rispettive comunità dal tipo di violenza che loro stessi hanno commesso in passato. La filosofia alla base del progetto
CeaseFire è che la diffusione della violenza imita quelle delle malattie infettive, e quindi il trattamento dovrebbe essere simile: fermare l'infezione alla fonte. La missione singolare degli "interruttori di violenza", che hanno la credibilità proprio per le loro storie personali, è quello di intervenire nei conflitti prima dell’esplodere della violenza. Ameena, Cobe ed Eddie cercano di aiutare gli altri a non ripetere gli stessi errori. Ad esempio, Ameena Matthews, figlia di Jeff Fort, uno dei leader della più famosa gang della città si prende cura di una esuberante adolescente che le ricorda se stessa alla sua età. Menzione a
Bombay Beach di Alma Har'el. Nella categoria The Sheffield Innovation vincono:
https://sheffdocfest.com/site_items/awards
Al
Biografilm (10 – 20 giugno) primo premio a
American: The Bill Hicks Story di Paul Thomas e Matt Harlock. Nessuno ha saputo criticare e destrutturare il sogno americano con più lucidità e sarcasmo di Bill Hicks, considerato da molti colleghi come il più grande comico americano. Una vita intensa interrotta a soli 32 anni. Tutto in nome della libertà di espressione. Un'avventura fatta di rincorse, cadute, coraggio, perseveranza. Menzione speciale a
The Parking Lot Movie di Meghan Eckmank. Sfigati, falliti, disadattati? Lavorare in un parcheggio non è il sogno di nessuno, ma un gruppo di studenti ne fa una missione di vita, alla ricerca del valore esistenziale della noia e del significato più profondo del rapporto col prossimo e col denaro. Una spassosa riflessione sul senso del lavoro ai tempi della crisi, quando l'American Dream si scontra con la realtà. Best Life Award a
Marwencol di Jeff Malmberg. Quando Mark Hogancamp perde la memoria dopo una feroce aggressione, la sua vita cambia. Radicalmente. Mark decide di creare “Marwencol”, un villaggio in miniatura popolato da bambole che rappresentano i suoi amici e famigliari. Un universo coerente dove ricostruire il proprio presente e fare i conti col passato. I premi del pubblico dono andati a:
Ingrid Betancourt: 6 Years in the Jungle di Angus Macqueen;
12th & Delaware di Heidi Ewing e Rachel Grady e
Sono stato Dio in Bosnia di Erion Kadilli
Solo andata. Il viaggio di un tuareg di Fabio Caramaschi vince il primo premio all’
Arcipelago (20 – 24 giugno) nella sezione Extra Large (concorso nazionale documentari). La storia di due giovanissimi fratelli Tuareg nati nel deserto del Niger che si trovano separati dal loro destino di migranti. Il più piccolo, Alkassoum, è rimasto bloccato in Africa per anni per problemi di ricongiungimento, mentre il più grande, Sidi, cresceva in Friuli, nel cuore del Nordest industriale italiano con il resto della sua famiglia e la piccola comunità che i Tuareg hanno costituito a Pordenone lavorando come operai nelle fabbriche della zona. E’ proprio Sidi, armato di telecamera ad accompagnarci alla scoperta della loro condizione, sospesa tra il desiderio di integrarsi nella realtà italiana e la nostalgia degli immensi spazi dell’infanzia africana. Premio Speciale della Giuria a
Il Valzer dello Zecchino di Vito Palmieri. E’ un giorno di settembre. Sul palco dell’Antoniano vengono annunciati i nomi dei finalisti dello Zecchino d’oro che si terrà due mesi dopo, a novembre. Tra loro ci sono Edoardo, Carlo e Luana, tre bambini diversi per origine e per provenienza sociale. Li accomuna però l’amore ed il fermento delle famiglie, che li accompagnerà durante tutta la preparazione, fino alla gara finale. Menzione Speciale della Giuria a
Non c'è più una Majorette a Villalba di Giuliano Ricci
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CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE
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Dimenticanza: Il Premio Migliore Documentario alla 24° edizione del Festival Internazionale di Cinema GayLesbico di Milano (22-29 giugno) è andato a “+ o – il sesso confuso. Racconti di mondi nell’era dell’AIDS” di Andrea Adriatico e Giulio Maria Corbelli. <br /><br />Potete trovare tutti i documentari presenti al festival qui: http://www.cinemagaylesbico.com/2010/mix/films<br />