Non Stop, di Jaume Collet Serra


Liam Neeson riesce a rendere credibile un personaggio che sta tra l'eroismo del John Wayne di Prigionieri del Cielo (1954) e la fragilità psicologica di  Sterling Hayden di Ora Zero (1957). Il meccanismo hitchcockiano dell'innocente creduto colpevole rende avvincente il film, ma nel momento in cui viene svelata l'identità dei veri terroristi, Non Stop perde rapidamente quota

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Dopo Unknow del 2011, l'accoppiata Liam Neeson e Jaume Collet-Serra (regista spagnolo naturalizzato americano, autore di Orphan e La maschera di cera) dà vita a questo aereo-thriller che prolunga la seconda giovinezza dell'attore nordirlandese classe 1952, ormai impegnato a tempo pieno sia in blockbuster (i Batman di Nolan, Scontro tra Titani) che in action movie a budget medio-piccolo (la fortunata saga di Taken). Unità di tempo e luogo con azione sviluppata in ambientazioni claustrofobiche: questo cocktail particolare può dare vita a pellicole adrenaliniche in cui l'attenzione dello spettatore viene tenuta continuamente desta. Almeno nella prima parte Non Stop riesce a mantenere queste promesse creando uno stato di tensione crescente tutto basato sul “whodunit”: riuscirà Liam Neeson-Bill Marks, ufficiale della sicurezza aerea alcolista e depresso,a scoprire chi tra i 200 passeggeri del volo intercontinentale Londra-New York è il terrorista pronto alla carneficina? Lo spettro dell'11 Settembre aleggia pesantemente su tutta la rappresentazione e si materializza nella scena in cui i passeggeri si coalizzano contro il presunto colpevole per cercare di neutralizzarlo (una citazione di United 93) : al contrario la neorealtà costruita dai mass media (Bill Marks sarebbe un fallito che cerca di ditottare il volo per ottenere 150 milioni di dollari) determina nell'immaginario collettivo l'ossessione per il sacrificio del capro espiatorio e l'illusione che la moltiplicazione dei controlli abbia effettivamente migliorato la sicurezza del trasporto aereo.

Più che alla saga di Airport o agli esempi di Con Air e Air Force One, Jaume Collet Serra sembra guardare al passato remoto
: Liam Neeson riesce a rendere credibile un personaggio che sta tra l'eroismo del John Wayne di Prigionieri del Cielo (1954) e la fragilità psicologica di Sterling Hayden di Ora Zero (1957). Il meccanismo hitchcockiano dell'innocente creduto colpevole rende avvincente il film, ma nel momento in cui viene svelata l'identità dei veri terroristi, Non Stop perde rapidamente quota e imbocca il tunnel dell'action movie ipertrofico con botti, depressurizzazioni, bombe ad orologeria, duelli rallentati e forzature della sceneggiatura. All'iniziale sguardo paranoico che identifica persino nel comandante, nella hostess e nella affascinante vicina di posto (sempre brava Julianne Moore) i possibili colpevoli (il campo controcampo continua a confondere l'osservatore), si sostituisce la poetica del superuomo senza macchia e senza paura che riscatta la propria esistenza mediocre con una azione fuori dall'ordinario. La bambina con l'aerofobia è il fulcro melodrammatico che riporta Bill Marks al suo passato e alle sue responsabilità disattese. E' facile per lo spettatore smaliziato indovinare come andrà a finire. La risoluzione diventa frettolosa e non riesce a coagulare gli stimoli e le sensazioni disseminati nell'incipit: da thriller psicologico teso a nascondere più che a svelare Non Stop si trasforma in maniera poco originale in un “one man show” totalmente dimostrativo che deve contemporaneamente servire Dio e Mammona.

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