La madre, di Angelo Maresca


Maresca si ferma all'esteriorità visiva delle emozioni, tratteggiando con poche brevi pennellate una storia ricca di stati d'animo contrastanti, in cui l'amore materno, quello passionale e quello per Dio si contendono l'anima di un uomo, lacerato dal desiderio di far coincidere la sua essenza e la sua apparenza

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 Le architetture spigolose dell’Eur ingabbiano Paolo, un uomo e un prete di grande fede, allevato da una madre iperprotettiva che vive per tenere il figlio lontano dal peccato. Nello strenuo tentativo di cancellare dalla sua coscienza il peccato con cui Paolo è stato concepito, Maddalena ha sempre vissuto in una totale abnegazione ai precetti della chiesa e ha accompagnato per mano suo figlio sulla strada della castità indicata da Dio, senza mai perderlo di vista. Ma il diavolo ha strappato l’anima di Paolo alle sue attenzioni con le fattezze conturbanti di Agnese, una donna bellissima e disinibita che lo attira in casa sua in piena notte e lo fa suo anche tra le sacre mura della chiesa. La madre assiste inerte agli amplessi del figlio e il continuo stato di tormento per la sua anima le fa rivivere gli incubi del passato al punto di farla parlare con il defunto Don Quirico, noto per aver tradito la chiesa per la sua voluttà. L'ossessione per il peccato carnale consuma non solo madre e figlio ma anche Agnese che, stanca di vivere nella clandestinità, minaccia di rivelare all'intera comunità la sua relazione con Paolo.

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Angelo Maresca, per la prima volta alle prese con un lungometraggio, ha riplasmato il romanzo che Grazia Deledda aveva ambientato nella Sardegna rurale degli anni Trenta sulla sagoma di una Roma contemporanea, lungimirante nell'architettura ma non nelle idee. Il rapporto simbiotico tra Paolo e sua madre e l'abnegazione cieca alla chiesa sono gli stessi dell'opera originaria nonostante i decenni di distanza. L'Italia è ancora stagnante nelle sue idee arcaiche e strettamente legata all'assolutismo della chiesa, in cui al peccato della carne segue la colpa e la punizione, indipendentemente dalle ragioni per cui è stato commesso. Qual è l'amore più puro, quello spirituale o quello della carne? Qual è il peso di un peccato commesso per amore?

Maresca lascia in sospeso le domande che pone e non scava a fondo nei sentimenti dei personaggi e nella loro storia per comprendere le reali motivazioni delle loro azioni, ma fonda la sua opera unicamente sull'inquietudine che nel presente  toglie loro il sonno. I personaggi sono imprigionati in un mondo artefatto, perfetto in un’esteriorità dalle linee pulite, in cui la bellezza dell’apparenza nasconde un’interiorità macerata dal senso di colpa. Come la chiesa di Paolo rispecchia la sua immagine pubblica con i suoi marmi bianchi e perfettamente armonici, la sua casa minuscola e poco illuminata nasconde i terribili segreti di sua madre e la sua colpa passionale. Così Maresca si ferma all'esteriorità visiva delle emozioni, tratteggiando con poche brevi pennellate una storia apparentemente comune ma ricca di stati d'animo contrastanti, in cui l'amore materno, quello passionale e quello per Dio si contendono l'anima di un uomo, lacerato dal desiderio di far coincidere la sua essenza e la sua apparenza senza tradire nessuna delle persone che ama. 


Titolo originale: id.
Regia: Angelo Maresca
Interpreti: Carmen Maura, Stefano Dionisi, Laura Baldi, Luigi Maria Burruano
Origine: Italia, 2014
Distribuzione: Microcinema
Durata: 90'

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