Eli Wallach, se ne va l'ultimo de "Gli Spostati"

Eli Wallach se ne è andato la scorsa notte, a novantotto anni, praticamente un secolo. Un secolo nel corso del quale ha attraversato la storia del teatro, del cinema e del mondo. Lasciandoci novanta film e più di un ruolo memorabile. Tra tutti, quello del “brutto” ne Il buono, il brutto e il cattivo. Che vita la sua…

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NEW YORK. Che vita, quella di Eli Wallach, che se ne è andato la scorsa notte, a novantotto anni, praticamente un secolo. Un secolo nel corso del quale ha attraversato la storia del teatro, del cinema e del mondo. Lasciandoci novanta film e più di un ruolo memorabile. Tra tutti, quello del “brutto” ne Il buono, il brutto e il cattivo. Sergio Leone al suo meglio, lo spaghetti western unto e bisunto, ma saporoso. Che vita. Quella di un bambino nato nel 1915, a Brooklyn, l’ “altra” New York. Quella degli immigrati: italiani, russi. Ed ebrei. Come la famiglia di Eli Wallach, ebrei polacchi che avevano messo su un negozietto di dolciumi, che era anche la loro casa. Dormivano tutti lì, nel retrobottega. Il ragazzino cresce, cerca di farsi strada: fa i test per l’università a New York, non viene preso. Non demorde. Va in Texas, e si laurea in Storia. Ha come compagno di scuola Walter Cronkite, futuro numero uno del giornalismo mondiale. Torna a New York, fa un master in Pedagogia, gli Stati Uniti entrano in guerra, lui ha ventisei anni: si arruola come sottufficiale medico, viene spedito nelle Hawaii, poi a Casablanca, poi in Francia. Lì mette in scena uno spettacolo per le truppe in cui prende in giro Hitler. Roba pericolosa. E Hitler, è lui a interpretarlo. Finisce la guerra, lui bussa alla porta del più grande laboratorio di talenti del mondo, l’Actor’s Studio. Viene preso: ha come compagni di scuola Marlon Brando e Montgomery Clift, ma a lui interessa di più una giovane attrice, Anne Jackson. E’ la donna con cui vivrà tutta la vita. La sposa nel 1948. Un mito: sessantasei anni di matrimonio, tre figli e una pletora di nipoti, tra cui A.O. Scott, il critico del New York Times, il Gian Luigi Rondi americano.

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Nel 1951, a Broadway, interpreta La rosa tatuata. E’ un successo enorme: in una delle repliche, tra gli spettatori c’è Elia Kazan. Altro figlio di immigrati, altro newyorkese “europeo”, Kazan lo sceglie per interpretare Baby Doll, anch’esso scritto da Tennessee Williams. Eli sarà il mascalzone che seduce la sposina diciannovenne Carroll Baker. La chiesa cattolica condanna il film, “gravemente offensivo alla moralità cristiana”, e minaccia di scomunica gli spettatori. Eli commenta “Io sono ebreo, che c’entro?”. Il cinema si accorge di lui. Fioccano i ruoli: nel 1960 è lo spietato bandito messicano dai denti d’oro ne I magnifici sette di John Sturges. Ne La conquista del West, 1962, è un rapinatore di treni. “Ho interpretato più mascalzoni io di quanti possiate immaginare”, commenta, quando nel 2010 riceve l’Oscar alla carriera. All’Actor’s Studio, una timida e insicura Marilyn Monroe si fida solo di lui. E quando Marilyn interpreta Gli spostati di John Huston, che sarà il suo ultimo film, sarà lui a interpretare il suo amante. Nel 1966 è un falsario in Come rubare un milione di dollari e vivere felici, al fianco di Audrey Hepburn e Peter O’ Toole, regia di William Wyler. Poi arriva Sergio Leone.

Il dio dello spaghetti western lo sceglie per l’ultimo capitolo della “trilogia del dollaro”, Il buono, il brutto e il cattivo. Lui è Tuco, bandito messicano senza scrupoli. Durante le riprese in Spagna, la leggenda dice che Wallach finì quasi ucciso, quando un cavallo al galoppo lo trascinò per un bel po’, mentre lui aveva le mani legate dietro la schiena. E che in un’altra scena, un treno in corsa lo mancò per pochi centimetri. Wallach si rifiutò di girare un altro ciak, decisione che sicuramente contribuì alla sua longevità. Ma nonostante questo, Wallach l’Italia la ama. Impara l’italiano, corre a Cinecittà per lavorare con Carlo Lizzani – in Crazy Joe, 1974 – con Giuseppe Colizzi per I quattro dell’Ave Maria insieme a Bud Spencer e Terence Hill, con Duccio Tessari, con Sergio e Bruno Corbucci, e nel Cristoforo Colombo di Alberto Lattuada. Non smetterà mai di recitare: nel 1990 Francis Ford Coppola lo chiama per Il padrino parte III. Il suo vecchio amico Clint Eastwood lo chiama nel 2003 per Mystic River: Wallach spunta dietro il bancone di un negozio di liquori. Nel 2010 Oliver Stone ne fa un banchiere che profetizza l’Apocalisse in Wall Street – il denaro non muore mai. Roman Polanski gli dà il ruolo di un misterioso vecchio in L’uomo nell’ombra. Noi, se vogliamo, potremo rivederlo al cinema, proprio nel suo film più celebre, Il buono, il brutto e il cattivo, nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna, dal 17 luglio.

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