Premature – Io vengo ogni giorno, di Dan Beers

premature. io vengo ogni giornoPiù che omaggiare Ramis, Beers sembra giocare quasi lo stesso gioco probabilistico di My soul to take di Wes Craven, ma purtroppo non se ne accorge mai: il congegno comico funziona talmente poco che sei portato a credere che il film in realtà parli della sua frustrazione di autore/cineasta, colto continuamente nel prematuro esaurirsi delle frecce nel proprio arco

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Funziona talmente poco l’ingegno comico di Dan Beers che potresti anche essere portato a credere che il film in realtà parli della sua frustrazione di autore/cineasta (fece mostra di sé nel 2008 al Sundance coinvolgendo Bill Murray in un corto, Facts Checkers Unit, poi trasformato in spot seriale per la Samsung), colto continuamente nel prematuro esaurirsi delle frecce nel proprio arco, per così dire.
L’idea di Premature è una sorta di Groundhog day (ancora Murray, siamo d’accordo) aggiornato ai tempi della commedia teen sboccata e irriverente dei giorni nostri (i giovani protagonisti sono in evidente salsa-Mottola): il risultato però, nonostante l’immane sforzo di urlare la propria fiera scorrettezza (prese di mira minoranze etniche e diversi tipi di autorità) non costeggia neanche per un istante (o forse solo nella svolta romantica degli ultimi dieci minuti) le Apatow Productions. Piuttosto, la reiterazione del meccanismo del film, che ad ogni riproposizione si fa sempre più compiaciutamente disgustoso e insostenibile nelle soluzioni grottesche, avrebbe potuto far guardare ad un John Waters, se solo l’intenzione fosse stata portata fino in fondo, superando qualunque barriera di pudore e “buon costume” per accumulo più che per ripetizione. Alla fine Beers sembra giocare quasi lo stesso gioco probabilistico dell’esaltante quanto ignorato college horror di Wes Craven, My soul to take, ma purtroppo non se ne accorge mai, e così la questione diventa solo quanto possa essere sexy la parola “Mammografia” in bocca alla cheerleader bionda più hot della scuola.

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In sostanza, il nostro Rob è intrappolato nel riproporsi dello stesso identico giorno, che si conclude puntualmente con un suo orgasmo (scatenato dalle situazioni più improbabili), nell’istante del quale si risveglia sempre nel suo letto, con le mutande bagnate e l’ansia del dover ri-affrontare, in quella mattina che si ripete sempre uguale, un colloquio per l’ammissione all’importante università di Georgetown: è il volere del padre, legato affettivamente alla facoltà in cui ha conosciuto la moglie, madre di Rob – ma è anche la volontà del nostro protagonista? E se a Rob non interessassero neanche le grazie della bella Angela Yearwood, che sembra intenzionata a concedersi in cambio di favori sui compiti, e alla quale non può negarsi pena fare brutta figura con l’amico perennemente arrapato, Stanley? Che ruolo ha la sua amica di sempre, Gabrielle, per liberarlo da questa maledizione?
Alan Tudyk, caratterista di razza (come Steve Coulter, il padre di Rob), è costretto a ripetere 4-5 volte la gag raggelante dell’esaminatore di Georgetown che non riesce a trattenere le lacrime per la moglie morta da poco, a cui torna a pensare per colpa di qualunque assurda associazione di idee. A dire di Premature e del fraintendimento di Dan Beers sulla “nuova commedia americana” basterebbe anche solo questo.


Titolo originale: Premature
Regia: Dan Beers
Interpreti:John Karna, Steve Coulter, Adam Riegler, Jonathan Kleitman, Zoe Myers, Parisa Johnston, Alan Tudyk, Katie Findlay, Craig Roberts
Origine: USA, 2014
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 93' 

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