VENEZIA 71 – Riflettere con il cinema. Incontro con Sabina Guzzanti per La Trattativa

Sabina Guzzanti (foto: ANSA)

Molto applaudito in conferenza stampa il ritorno alla regia di Sabina Guzzanti, evidentemente emozionata dall'accoglienza riservata per il suo film La Trattativa presentato in Fuori Concorso qui a Venezia. Molte domande sul nostro Paese e sul cinema come mezzo ancora capace di creare riflessione

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Sabina Guzzanti (foto: ANSA)Molto applaudito in conferenza stampa il ritorno alla regia di Sabina Guzzanti, evidentemente emozionata dall'accoglienza riservata per il suo film La Trattativa presentato in Fuori Concorso qui a Venezia. Molte domande sul nostro Paese e sul cinema come mezzo ancora capace di creare riflessione.

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Come è venuta l'idea della trasposizione teatrale? Puoi parlarci del tuo debito artistico con Petri e Volontè?

Petri è stata un po' la chiave di volta, perchè dopo mesi di ricerche mi mancava solo il modo di raccontare ciò che volevo raccontare e dopo varie bozze di sceneggiatura l'incontro con un vecchio lavoro di Petri e Volontè mi ha fatto virare verso la forma che vedete. Un impegno tra realtà e finzione, una recitazione brechtiana (aanche se non si dovrebbe mai usare questo termine in pubblico) e una onestà di sguardo che volevo conservare. Nel senso che ogni evento raccontato è un punto di vista di quel personaggio su fatti comunque realmente accaduti.

Le tue fonti?

Sono state tante, ma mi piace fare pubblicità a Radio Radicale che mette a disposizione interi processi da riascoltare, come ho fatto io, e mi sono serviti tantissimo, soprattutto per capire anche come funziona un processo, cosa che non conoscevo a fondo. Diciamo che la preparazione è stata lunga, si.

Ti aspettavi gli applausi di Venezia?

Non mi aspettvo proprio nulla, è una settimana che sono su altro pianeta, fatico anche a parlare…

Come dovrebbe sentirsi il tuo spettatoree dopo questo film? Un po' depresso per il suo Paese?

Beh anche io addentrandomi in tanti materiali sulla trattativa stato-mafia ho provato alcunee volte il sentimento della depressione, le solite frasi "che ci faccio qui, andiamocene all'estero" e cose così. Ma poi io faccio cinema e credo che la condivisione collettiva di questi punti di vista serva anccora a consentire di farsi un'idea più ponderata su fatti del genere. Credo che tutti almeno una volta abbiano sentito la frase "trattativa stato mafia", ma molti conoscono i fatti anche noti in modo pressappochista. E credo che questo sia nemico della verità: se in tanti conoscessero i fatti noti con più cognizione di causa credo che vivremmo in un paese migliore. Il mio film ha questo scopo, farsi domande, perchè viviamo nell'Italia che abbiamo ora? Perchè in certi anni tutto è cambiato, a livello politico e istituzionale, così velocemente? Non so se lo spettatore si deprimerà, questa è decisione sempre personale, io però credo molto nel cinema.

Festival di Venezia, La Trattativa di Sabina Guzzanti: “Quattro anni per fare il film”Secondo te in Italia c'è un po' di paura a essere onesti?

Non sono in grado di rispondere a questa domanda. Credo però che le istituzioni italiane siano spesso state spaventate dal concetto di democrazia. L'Italia che cambia veramente ha generato spesso persone che per il famoso "senso di responsabilità" hanno sostituito la vera democrazia con quello che loro intendevano fosse. Se non ci fosse stata la trattativa credo che l'Italia sarebbe un Paese migliore e magari sarebbero anche in vita Falcone e Borsellino, e non sarebbe certo una cattiva cosa.

Come è nata la collaborazione con Ciprì?

Sono sempre stata una grande fan di Ciprì e Maresco, non ricordo bene come Daniele è entrato nel progetto, so solo che quando mi hanno proposto il suo nome come direttore della fotografia ho gioito molto.


Questa forma ibrida tra documentario e finzione è sempre stata la base del progetto? O era partito solo da un doumentario?

No, solo documentario non poteva essere, per tante ragioni pratiche. E solo di fiction anche, per ragioni più prettamente produttive. Diciamo che la forma ibrida è nata dopo diverse riflessioni e diversi mesi.

In molti fanno il paragone con il film di Maresco presentato qui a Venezia, che ne pensi? E ti aspetti attacchi per il tuo film?

Ammiro tanto Franco Maresco, non ho ancora visto il suo film e lo farò presto. Ma sinceramente il mio non è un film su Berlusconi, è un film sulla trattativa stato mafia, ma capisco che in molti accomunino i due film. Per la seconda domanda: dal punto di vista dei fatti raccontati, lo ripeto, questo è un film inattaccabile. Poi ognuno può dire quello che vuole ovviamente.

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