Vinodentro, di Ferdinando Vicentini Orgnani

A far da sfondo alla metamorfosi del protagonista troviamo il variegato mondo dell’enologia, qui declinato in una follia lucida e visionaria, che sembra segnare irrimediabilmente l’anima di chiunque si lasci sedurre dal dolce nettare. A questa passione in parte autobiografica, il regista mescola in modo manifesto miti letterari e musicali (il Faust e il Don Giovanni), riferimenti cristiani e citazioni kubrickiane, tentando di innalzare il discorso a un piano metafisico

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Giovanni Cuttin (Vincenzo Amato), da onesto impiegato di banca e marito fedele, si trasforma in breve tempo in sommelier di successo, affermato scrittore e incallito seduttore del gentil sesso. Un giorno, però, viene accusato dell’omicidio di sua moglie (Giovanna Mezzogiorno). Interrogato dal commissario Sanfelice (Pietro Sermonti), l’uomo ripercorre gli eventi degli ultimi tre anni, dalla relazione con una donna misteriosa all’incontro con il raffinato Professore (Lambert Wilson), che lo introduce all’amore sfrenato e (auto)distruttivo per i vini.
L’eclettico Ferdinando Vicentini Orgnani, prevalentemente documentarista, ma anche sceneggiatore e assiduo collaboratore della Guzzanti, torna alla finzione dopo Mare largo adattando con qualche difficoltà il romanzo omonimo di Fabio Marcotto. Vinodentro è infatti un’opera particolare anzitutto per il genere. Se la storia rientra nel classico schema del thriller – l’indagine della polizia con tanto di prove inoppugnabili e testimoni reticenti – le reazioni a volte comiche dei personaggi e le situazioni surreali spingono il registro verso la commedia. L’effetto straniante è supportato dalla struttura stessa del film, un flusso di flashback disordinati che ricostruiscono il recente passato del protagonista. A far da sfondo alla sua metamorfosi troviamo il variegato mondo dell’enologia, qui declinato in una follia lucida e visionaria, che sembra segnare irrimediabilmente l’anima di chiunque si lasci sedurre dal dolce nettare, non importa che sia un Mazermino o un Müller-Thurgau. A questa passione in parte autobiografica, il regista mescola in modo manifesto miti letterari e musicali (il Faust e il Don Giovanni), riferimenti cristiani e citazioni kubrickiane, tentando di innalzare il discorso a un piano metafisico.

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Nonostante la fotografia curata da Dante Spinotti e le musiche avvolgenti di Paolo Fresu contribuiscano a creare un’atmosfera di forte ambiguità (pensiamo alla sequenza del sogno), alcune scelte si rivelano forzate o non perfettamente inserite nel quadro generale (il dialogo con il cardinale e la figura di Margherita). Piccoli difetti di sceneggiatura che rendono Vinodentro un prodotto ricco di intuizioni, piacevole e mai banale che inebria pian piano lo spettatore a ritmo di aste, degustazioni e brindisi luciferini.

Regia: Ferdinando Vicentini Orgnani
Interpreti: Vincenzo Amato, Giovanna Mezzogiorno, Pietro Sermonti, Lambert Wilson, Daniela Virgilio

Origine: Italia, 2014
Distribuzione: Nomad Film
Durata: 100’

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