La nostra terra, di Giulio Manfredonia


Qual è la terra su cui si poggia questo nostro cinema? Soprattutto: dov'è? Con ogni probabilità l'opera meglio riuscita di Manfredonia, quasi una versione bucolica del fondamentale Una famiglia perfetta di Genovese: la soleggiata masseria-tipo in cui si svolge è una sorta di luogo deputato sommo, di metafora scenografica altissima del non esserci del cinema italiano contemporaneo

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Sin dalla dichiarazione di appartenenza contenuta nel titolo, concettualmente Manfredonia compie con La nostra terra un'operazione di trasfigurazione di qualunque afflato di cinema “sociale”, “impegnato”, “di denuncia” nella direzione (chi lo sa, magari anche a ragione) di un'astrazione galleggiante e beatamente scintillante della propria stessa finzione: qual è la terra su cui si poggia questo nostro cinema? Soprattutto: dov'è?
Il film diventa così a conti fatti una sorta di edizione redux, quasi in CGI, di Si può fare, e perciò va da sé con ogni probabilità l'opera meglio riuscita del suo autore, più vicina a una virtuale versione bucolica del fondamentale Una famiglia perfetta che al fantastico ultimo film di Winspeare.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Manfredonia è però eloquente sin dalla cornice della sua parabola edificante, questa masseria soleggiata in un non precisato Sud d'Italia, dove tutti parlano accenti riconoscibilmente meridionali ma senza indicazione geografica, crocevia di tante “storie vere” che la sceneggiatura di Fabio Bonifacci e del regista sintetizza nella vicenda sullo schermo (risulta chiara allora la funzione di veicolo per questa gentrificazione dell'immaginario assolta suo malgrado dalla world music di Mauro Pagani in colonna sonora: da questo punto di vista il film ha la stessa valenza di tradizione a fumetti della Notte della Taranta, e infatti i protagonisti ad un certo punto ballano una pizzica chiamandola "saltarello").
Che è quella dello scontro tra una cooperativa di riqualifica agrobiologica del terreno in questione (in realtà si trova in pieno Lazio, ed è dunque a conti fatti una sorta di luogo deputato sommo, di metafora scenografica altissima del non esserci del cinema italiano contemporaneo), e il boss (Tommaso Ragno, divertitissimo) a cui apparteneva prima che gli venisse sottratto, mandato a scontare i domiciliari in una villona lontana un misero tiro di schioppo (come direbbe il personaggio del sempre impagabile Nicola Rignanese).

Dispetti arroganti, poi veri e propri atti intimidatori, sabotaggi, violenze: lo scalcinato gruppo di contadini improvvisati, guidato da Stefano Accorsi, rischierà di sgretolarsi per le tensioni interne ma risponderà a suon di pomodori lanciati come proiettili che aprono macchie vermiglie sulla bianca camicia del mafioso generico, altra metafora lampante dell'innocua guitteria a salve dei nostri tempi sensibili.

Come mandato in prestito alla squadra dalle fila del suo stesso cinema da regista, Sergio Rubini finisce ancora una volta a parlare in vernacolo barese, maledizione da cui sembra non riuscire a sfuggire ultimamente sulla scena (paradossalmente proprio quando i suoi film dietro la mdp sembrano volersi allontanare dal racconto meridionale): Rubini fa però un lavoro sopraffino da talpa, vero e proprio infiltrato sul set, inafferrabile segno di realtà sfuggito alla verniciatura e al trattamento bio, nodoso e coriaceo ulivo centenario che resiste alla reinvenzione pastello delle radici e della memoria.

Regia: Giulio Manfredonia
Interpreti: Stefano Accorsi, Sergio Rubini, Maria Rosaria Russo, Iaia Forte, Nicola Rignanese, Tommaso Ragno
Origine: Italia, 2014
Durata: 100'
Distribuzione: Visionaria 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array