Tartarughe Ninja, di Jonathan Liebesman


Entrato in scuderia Platinum Dunes col pieno merito di almeno due grandi film in curriculum, Liebesman si conferma con Tartarughe Ninja cineasta acutissimo e per nulla banale, anche in una situazione come questa in cui gli stilemi Bay/Lucasarts non puoi non riconoscerli all'istante. Lucidissima giostra-videogame, il film diventa un incrocio a metà tra un platform, un racing, e un picchiaduro old school

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La teoria del film rollercoaster, punto centrale dell'irrinunciabile lavoro di Geoff King sul cinema di genere contemporaneo, ha trovato nell'ultimo decennio una nuova ed esponenziale incarnazione nell'amore di Michael Bay per i piani inclinati: nelle innumerevoli scivolate dei personaggi lungo le superfici lisce di grattacieli diroccati, o attraverso gli interni oramai disastrati ed esplosi di questi, che costellano i quattro film dei Transformers, è facile ritrovare il fulcro della riflessione di King sul coinvolgimento sensoriale dello spettatore in questa modalità della visione per molti versi simile all'esperienza della montagna russa, della giostra (entr'acte…).
Entrato in scuderia Platinum Dunes col pieno merito di almeno due grandi film in curriculum come Battle Los Angeles e il secondo Titans, Liebesman si conferma con Tartarughe Ninja cineasta acutissimo e per nulla banale, anche in una situazione come questa in cui gli stilemi Bay/Lucasarts non puoi non riconoscerli all'istante (ralenti dell'effetto digitale nel pieno sforzo dell'azione con effetto sonoro di sottolineatura-rinforzo, prospettiva "umana" dal basso verso l'alto ad ogni svelamento di creatura ad accrescere le dimensioni e la misura dello stupore…).

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Liebesman ha dalla sua un'atmosfera da metropoli fumettistica che guarda, quantomeno nella prima parte, chiaramente a Sam Raimi (non solo Spider-man ma anche Darkman…), e l'intuizione di ispirarsi, parrebbe, più che al cartone delle TMNT o al fumetto delle TMNT, soprattutto ad uno dei videogame basati sulle avventure dei personaggi di Eastman e Laird. E il film diventa un incrocio a metà tra un platform, un racing game, e un picchiaduro old school (emblematici da questo punto di vista i due duelli contro Shredder, quello di Splinter a metà film e quello finale collettivo, formalmente girati come una partita a Mortal Kombat o Tekken…).
La trovata più esaltante, Liebesman la prende infatti da quello che Super Mario era solito fare con i gusci delle tartarughe incontrate lungo il suo cammino: farli scivolare (a onor del vero, ci era già arrivato Kevin Monroe nel suo bellissimo TMNT di qualche anno fa, a cui questo nuovo live action è fortemente debitore, anche nell'ambito della costruzione dei personaggi).
E qui torniamo ai piani inclinati di Bay e Geoff King: le tartarughe scivolano sul guscio (e quando non possono, usano lo skateboard).

Questo permette al film di imbastire sequenze rollercoaster tra le più vertiginose viste ultimamente in sala, che ci fanno attraversare a velocità furibonda tutto l'intreccio di tubi del sistema fognario di New York (di nuovo Super Mario…), e soprattutto di fornire a Liebesman il pretesto per la sequenza d'azione più lunga e impressionante di tutta l'opera, la grande caduta/discesa a valanga lungo il dirupo innevato, in cui sono coinvolte le tartarughe, April O'Neil/Megan Fox e la fida spalla comica Will Arnett, e un numero imprecisato di mezzi di trasporto zeppi di cattivoni, dalle jeep a un enorme camion a rimorchio.
Un'interminabile scivolata inframmezzata da una serie di mini-sequenze action al suo interno, capitomboli, salvataggi, corpo a corpo e sparatorie: meriterebbe un nuovo capitolo de La nuova Hollywood anche da sola, senza il resto del film a contorno.
Anche perché la sequenza distruttiva da manuale del finale non fa che rilanciare ancora la metafora del luna park: mentre continuano a cadere di fatto precipitando lentamente di terrazza in terrazza dai tetti della città, i personaggi seduti e legati saldamente tra le travi di una grossa antenna-ripetitore tv coricatasi in orizzontale replicano in sostanza l'esperienza verticalizzante di una giostra mozzafiato tipo “ranger”.
Consapevole o meno, il film mostra così una parabola lucidissima: al prossimo giro.

Titolo originale: Teenage Mutant Ninja Turtles
Regia: Jonathan Liebesman
Interpreti: Megan Fox, Noel Fisher, Alan Ritchson, William Fichtner, Whoopi Goldberg, Will Arnett, Johnny Knoxville
Origine: USA, 2014
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 104'

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