Posh, di Lone Scherfig


Posh di Lone Scherfig, tratto dall’omonima pièce teatrale della scrittrice Laura Wade, è un viaggio in un mondo lontano da qualsiasi forma di quotidiano, un grand tour tra le mura sempiterne di Oxford dove, in una dimensione mentale assurdamente da ancien regime, i protagonisti si presentano nel peggior modo possibile.

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Il Riot Club, nella storia dell’università di Oxford, è un’istituzione. Un selettivo ricettacolo ultracentenario dove i rampolli delle migliori famiglie d’Inghilterra si organizzano per sfogare tutta la propria sfarzosa arroganza in cene lussuose e in rituali d’iniziazione all’eccesso. Fedeli al nome del proprio fondatore, il leggendario Lord Riot, questi esemplari della meglio gioventù britannica dedicano ossessivamente gli ultimi barlumi della propria indipendenza ad una rivolta reazionaria, prima di entrare negli agi di una vita e di una condizione sociale già decisa. Posh, tratto dall’omonima pièce teatrale della scrittrice Laura Wade, è dunque un viaggio in un mondo lontano da qualsiasi forma di quotidiano, un grand tour tra le mura sempiterne di Oxford dove, in una dimensione mentale assurdamente da ancien regime, i protagonisti si presentano nel peggior modo possibile.

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La Wade e la regista Lone Scherfig (emigrata ancora una volta in Inghilterra per espiare il proprio passato dogmatico) ci dicono chiaramente che i loro personaggi, interpretati dai migliori giovani divi della Hollywood di domani (Sam Claflin, Max Irons e Douglas Booth), sono eroi perfetti dei nostri tempi, giovani diavoli nel paradiso terrestre del materialismo. Finché dura il gioco delle autrici di questo meccanismo di fascinazione e repulsione, la pellicola riesce anche a veicolare un messaggio diverso, anche attraverso sottotrame romantiche di rara prevedibilità e il furbo utilizzo di musiche accattivanti per sottolineare gli atti più stupiti o le peggiori nefandezze. Purtroppo ogni velleità di esaltazione nera della classe dirigente inglese (e dunque occidentale) naufraga in una parte centrale che, pur ostentando tutta la propria solida originale teatrale, si rivela la più debole.

Debitrice del sadismo del cinema tardo anni novanta (Cose Molto Cattive, Cruel Intentions, American Psycho), la famosa scena della grande abbuffata nel pub, con l’inevitabile sacrificio rituale del povero proletario di turno, tradisce tutta la paura delle autrici. Sterzando dall’unica via della satira cinica, Posh procede inesorabile verso la propria, scontata conclusione, con un finale, dove il buonismo della disperazione (i ricchi cadono sempre in piedi) trionfa in tutta la sua oggettiva inutilità concettuale. Alla luce della propria virata alla mediocrità dunque i personaggi della Scherfing, dal crudele Alistair all’arrogante Harry, passando per l’ambiguo protagonista Miles, svelano tutta la propria irrimediabile idiozia, regalandoci almeno la possibilità di vedere consolidata la nostra anima giacobina.

 

Titolo originale: The Riot Club
Interpreti: Natalie Dormer, Sam Claflin, Jessica Brown Findlay, Douglas Booth, Holliday Grainger, Max Irons, Ben Schnetzer, Jack Farthing, Sam Reid, Freddie Foxx, Olly Alexander, Michael Jibson
Origine: UK, 2014
Distribuzione: Notorious Pictures
Durata: 106'

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