Scorrendo i nomi degli autori e degli interpreti di Love, Rosie quel che salta agli occhi è la loro giovane età media: dai 37 anni del regista, il tedesco Christian Ditter, fattosi le ossa sulla serie Kebab for breakfast e già autore di una romcom, French for beginners, ai 33 di Cecelia Ahern, autrice del fortunato romanzo da cui il film è tratto, Where Rainbows End. 

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La loro è, infatti, un prototipo di commedia sentimentale per le nuove generazioni, che non rinunciano al romance, ma devono necessariamente interpretarlo alla luce di mille riferimenti assorbiti: in Love, Rosie si mescolano serie tv come Gilmore Girls, e la solida tradizione della commedia britannica, dall'inossidabile Quattro matrimoni e un funerale al nuovo classico One Day, tratto da un altro best seller. Senza dimenticare, oltreoceano, Il matrimonio del mio migliore amico e film indie più recenti come Like Crazy di Drake Doremus.

Schegge pop che non sono neanche più omaggi o citazioni, ma fatti di un comune vissuto di spettatori, utilizzabili quindi come se si attingesse dalle proprie memorie private, nel diktat base della scrittura creativa "parla di ciò che conosci".

E dunque la Ahern e Ditter parlano ai loro coetanei e fratelli minori, con lo stesso atteggiamento bonario di chi ci è già passato. Di chi ha già preso la terribile sbronza di tequila, o ha passato anni a cercare l'amore nel posto sbagliato. In questo senso, la sequenza chiave del film è quella in cui Rosie e Alex si rivedono nell'amore della piccola Katie e del suo amichetto e intervengono cambiando la storia, mutando la rotta di un copione – il loro – già scritto e già visto. 

Storia di un amore epistolare, nelle forme multiple che la Ahern ama esplorare già dai tempi di Ps. I love you, (riscritto e diretto però da un signore come Richard LaGravenese),  Love, Rosie trova il suo maggiore elemento di interesse proprio nel sottile piacere della conferma delle aspettative spettatoriali, lungo il cammino di Rosie e Alex verso l'happy end, mai messo veramente in discussione malgrado le prove subite dalla coppia.

Ma negli anni da Harry ti presento Sally a Il matrimonio del mio migliore amico o Celeste and Jesse forever (citato anche nella soundtrack da The Littlest Things di Lily Allen…) qualcosa è cambiato.

Come comprendeva Julia Roberts nel film di P.J. Hogan, nella mitica scena del ferryboat, c'è una soglia, superata la quale, non si può tornare indietro: se la commedia è quasi interamente una questione di ritmo, il tempismo è tutto. Una volta che il battello ha superato il ponte e il momento magico è passato, se il bacio non viene dato allora il matrimonio non s'ha da fare.  Lo intuisce anche Lily Collins quando, dopo aver perso l'aereo e arrivando a nozze già proclamate, dice "Non è destino".  E infatti la tanto sospirata unione, quando puntuale arriva, costituisce probabilmente la sequenza più debole dell'opera, molto più viva nelle sue molteplici variazioni sul tema, esercizio concettuale e comunicativo, che non nel suo blando epilogo. 
 

Titolo originale: Love, Rosie
Regia: Christian Ditter
Interpreti: Lily Collins, Sam Claflin, Tamsin Egerton, Art Parkinson, Christian Cooke, Suki Waterhouse, Jaime Winstone, Norma Sheahan, Lily Laight
Origine: Germania, UK, 2014
Distribuzione: M2
Durata: 102'

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