Un fantasma per amico, di Alain Gsponer

Nel tentativo di confezionare una favola senza tempo, il regista rende privo di carattere il suo lavoro, che manca di interesse non solo nella scrittura, ma anche nella voglia di raccontare attraverso il cinema. È assente, insomma, quella capacità di meravigliare, quel sense of wonder che dovrebbe tenere incollati i giovanissi allo schermo.

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Basato sul libro del 1966 Il piccolo fantasma di Otfried Preußler, Un fantasma per amico è il primo incontro di Alain Gsponer con il cinema pensato per i più piccoli. La storia racconta di tre ragazzi di Eulenstein, che entrano in contatto con il fantasma custode del castello. Il trio dovrà aiutare lo spettro a ritornare ad essere un fantasma notturo. Infatti, sebbene il suo desiderio sia sempre stato quello di vedere il mondo di giorno, ora si trova inspiegabilmente costretto a svegliarsi in pieno giorno. Solo i suoi nuovi amici potranno risolvere il mistero e aiutare lo spirito a ritornare al suo vecchio orologio interno.

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Le possibilità offerte dal materiale di Preußler, purtroppo, rimangono solo caratteristiche in potenza. La cittadina di Eulenstein, col suo sapore medievale e il suo imponente castello, forse è lo spreco più imponente. Creata in postproduzione unendo due location differenti, ovvero la città di Quedlinburg ed il castello di “Schloss Wernigerode”, la città non riesce a comunicare nessun senso di vita. Tutto è incredibilmente posticcio, le numerose scenette comiche inserite per presentare i buffi abitanti sono più delle forzature che altro. Soprattutto, la scena madre della “recita storica” dell'invasione svedese, non fa altro che rendere ancora più evidente il gap tra ciò che si vorrebbe rappresentare e quello che viene messo in scena. Neanche per un attimo la sensazione che tutto sia finto (a partire dal sinceramente grottesco design del fantasma protagonista) abbandona lo spettatore, perplessità che non si attenua neanche con il variare dell'età.

 

Nel tentativo di confezionare una favola senza tempo, il regista rende privo di carattere il suo lavoro, che manca di interesse non solo nella scrittura, ma anche nella voglia di raccontare attraverso il cinema. È assente, insomma, quella capacità di meravigliare, quel sense of wonder che dovrebbe tenere incollati i giovanissi allo schermo. Pur evitando il confronto diretto con altri film simili (il “fantasma” di Casper di Silberling aleggia pesantemente sulla pellicola di Gsponer), la sensazione generale non è solo quella di un'opportunità mancata, ma che il regista abbia sbagliato completamente il tiro.

 

Titolo originale: Das kleine Gespenst
Regia: Alain Gsponer
Interpreti: Uwe Ochsenknecht, herbert Knaup, Aykut kayacik, Bettina Stucky
Origine: Germania
Distribuzione: Notorious Pictures
Durata: 95'

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