Due giorni, una notte, di Luc e Jean-Pierre Dardenne

deux jours, une nuit
I Dardenne non sono interessati a indicare l’oppressione del capitale, ma a registrare il tempo della depressione, la malattia invalidante della non classe. Eppure il loro discorso è tutt’altro che incline alla disperazione. Anzi… compiono il cammino al fianco di Sandra, con la solita sincera determinazione del loro appoggio e della loro presenza, per provare a coglierne tutte le motivazioni residue

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Niente di più semplice, niente di più complicato. Sandra, appena uscita da una grave depressione, è a rischio di licenziamento. I dirigenti hanno capito che possono fare a meno di lei, incentivando la produttività degli altri sedici dipendenti. Un bonus di mille euro a testa all’anno, a fronte di un intero stipendio. Ma Sandra ha ancora una possibilità. Ha un intero weekend per convincere i colleghi a rinunciare al bonus per consentirle di mantenere il posso. Una vera e propria lotta contro il tempo, la stanchezza, le necessità economiche degli altri. E ad accompagnarla in questa via crucis, il marito Manu.

 

I Dardenne non sono interessati a indicare, per l’ennesima volta, l’oppressione del capitale, al punto che la voce e le ragioni dei datori di lavoro ci giungono quasi sempre di riflesso, come un riferimento, un sentito dire. Mi ha detto Juliette che Jean-Marc ha detto che… Vengono meno, perciò, le stesse motivazioni e possibilità di un’opposizione frontale. La mediazione, fondata sul ricatto della crisi, è già data per scontata. Ed è, ovviamente, a perdere. A partire da queste basi, visto e considerato il mutismo operaio (Comolli a proposito di Risorse umane), cosa resta della lotta? Il punto, allora, è registrare lo sfaldamento definitivo della classe lavoratrice, scomposta nella particolarità degli interessi individuali. E non è un caso che nell’azienda “presa a modello” non vi sia neanche una figura sindacale che possa farsi espressione di questa molteplicità di punti di vista. Eppure, tra le righe degli imbarazzati dialoghi tra i colleghi, emerge un disperato bisogno di non ritrovarsi soli, di poter contare sul “numero”. La domanda più ricorrente è “quanti hanno deciso di rinunciare al bonus e voteranno per te?”. Come se, intimamente, permanesse l’illusione di un’unione, la possibilità di ricostituire un fronte comune. Ma sembra più una nostalgia dettata dalla paura che un’effettiva aspirazione. Quella che Sandra deve affrontare è davvero una disperata lotta tra poveri, costretti a contendersi le briciole stabilite dai padroni. E non è nemmeno il caso di porre una questione morale, puntare alla retorica della condivisione o della generosità. Sandra ne è ben consapevole, al punto che ogni incontro accresce in lei i sensi di colpa, i dubbi, la stanchezza. Ecco: è davvero il tempo della depressione, economica, psicologica, fisica, la malattia invalidante della non classe.

 

deux jours, une nuitEppure, il discorso dei Dardenne, come sempre, è tutt’altro che incline alla disperazione. Anzi… compiono il cammino al fianco di Sandra, con la solita sincera determinazione del loro appoggio e della loro presenza, per provare a coglierne tutte le motivazioni residue. Il film diventa, allora, un discorso di produttività. Quante energie può ancora mettere in campo Sandra, quante scintille ha ancora nel petto e nel cuore? È ancora in piedi, anche grazie a Manu, il secondo alle corde, oppure davvero l’impresa, il mondo, il film, noi possiamo farne a meno?  È questo il primo necessario fronte di lotta, la battaglia con se stessi per conservare la propria dignità e vitalità, l’unica premessa necessaria a tutte le altre lotte possibili. Stabilita l’importanza della sfida, davvero resta poco spazio per interrogarsi sullo stile, per chiedersi se tra l’occhio dei Dardenne e la realtà vi sia più o meno presa che in passato, quanto c’entri con il loro cinema la presenza di una star come la Cotillard (peraltro sempre più una magnifica presenza di ruggine e ossa). Come se, tra finzione e verità, fosse una questione di gradazioni e non di capacità di lettura e prenotazione. Di sicuro, i Dardenne rimangono fedeli a loro se stessi, una spanna avanti a tanti cattivi imitatori. Con in più, un desiderio crescente di libertà, che rende il loro cinema sempre più commovente.

Titolo originale: Deux jours, une nuit
Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Interpreti: Marion Cotillard, Olivier Gourmet, Fabrizio Rongione, Catherine Salée, Christelle Cornil
Origine: Belgio, 2014
Distribuzione: BIM
Durata: 95'

 

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