Finding Happiness, di Ted Nicolaou


Ted Nicolaou non lascia spazio per un dibattito costruttivo sulle ombre che oscurano questo frammento di universo su cui splende sempre il sole e così, evitando la problematicità delle posizioni, non entra concretamente nel mondo di Ananda e si limita ad osservarlo dall'esterno come lo spettatore inattivo di una rivista patinata

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Si può scegliere di essere felici? Intossicati dalla frenesia delle metropoli ingorde di tempo e di spazio, dall’ansia generata dal crollo dell’economia e dalla violenza che muove anche l’azione più insignificante in una continua sopraffazione dell’altro pur di restare a galla, scegliere la felicità sembra un privilegio per pochi. Il solo pensiero che possa esserci un’alternativa realistica, una vita in armonia con l’ambiente, ecosostenibile e indirizzata allo sviluppo delle proprie capacità personali, in cui mente, anima e corpo sono in uno stato di grazia, genera immediatamente scetticismo nell'uomo moderno. E Juliet Palmer, giornalista di successo, cresciuta tra i grattacieli di Manhattan con Central Park come unica immagine di un'oasi naturale compressa in un mare di cemento, non è da meno. Obbligata dal suo capo ad indagare sulla comunità californiana di Ananda, la città della gioia fondata da Swami Kriyananda, Juliet parte verso questa realtà sconosciuta con grande scetticismo e con il desiderio di scavare a fondo nella vita della comunità, per portare alla luce la verità su quella che immagina come una delle innumerevoli sette americane, che si nutrono dell'ingenuità dei malcapitati che investono anima, corpo e soprattutto denaro nell'illusione di cambiare la propria vita. 

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La comunità di Ananda si presenta a Juliet come un paradiso bucolico invaso dal sole e incredibilmente silenzioso, in cui ognuno ha il proprio spazio e il proprio tempo per meditare, coltivare la terra o dedicarsi all'arte. La gente è in uno stato quasi irrealistico di perfetta armonia con la natura, libera dall'astio verso il prossimo e aperta verso l'altro a tutto tondo, spinta unicamente dal desiderio di far conoscere il proprio percorso spirituale al mondo e di coinvolgere un numero di persone sempre maggiore. Juliet viene accolta calorosamente e integrata gradualmente in ogni aspetto della comunità, avendo la possibilità di conoscere molti dei suoi abitanti e comprendere le ragioni profonde di una scelta così estrema rispetto alla vita contemporanea. Ananda ha le sue scuole, i suoi ospedali, produce gli alimenti di cui ha bisogno e sembra essere autosufficiente perchè ognuno dei suoi abitanti è un tassello di un sistema perfetto, che mette le proprie inclinazioni al servizio degli altri, rendendo possibile non solo la propria felicità, ma anche quella del resto della comunità. L'ultima tappa di questo straordinario viaggio è per Juliet l'incontro con il fondatore della comunità, Swami Kriyananda, un discepolo di Paramhansa Yogananda chee affonda le sue radici in percorso spirituale volto a costruire una vita sostenibile, armoniosa e interiormente appagante, più vicina a una spiritualità panteistica che a una vera e propria religione. Swami è empatico verso lo scetticismo di Juliet e, senza imporre in alcun modo il proprio credo, la invita placidamente ad esplorare un percorso di vita nuovo e a cercare il proprio Dio personale in quello che ama di più, che sia all'interno della comunità o nel mondo esterno a cui è libera di tornare. 
 

Ananda rappresenta la possibilità del cambiamento, e anche se di sicuro non rappresenta la soluzione decisiva al malessere che affligge l'uomo moderno, si presenta come una delle possibili alternative, una porzione di paradiso che non può fare a meno di suscitare curiosità e innumerevoli interrogativi. Nel film di Ted Nicolaou però non c'è spazio per un dibattito costruttivo su quelli che potrebbero essere i problemi che si sviluppano in una comunità come questa, e non ci sono ombre che oscurano questo frammento di universo su cui splende sempre il sole. Anche Juliet, che dovrebbe essere la controparte, il personaggio che per natura e per lavoro dovrebbe creare la crisi, si limita ad ascoltare le testimonianze di Ananda senza proporre la sua alternativa laica e scettica alla spiritualità di quel luogo. Evitando la problematicità delle posizioni, Nicolaou non entra concretamente nel mondo di Ananda e si limita ad osservarlo dall'esterno, come lo spettatore inattivo di una rivista patinata, che rimane abbagliato dai colori e dalle idee brillanti di questo mondo idilliaco ma, ritenendola una realtà troppo lontana, non osa entrarci, e torna inevitabilmente al suo mondo tossico ma realisticamente rassicurante.

Titolo originale: id.
Regia: Ted Nicolaou
Distribuzione: Bolero
Durata: 90'
Origine: USA, 2014

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