Sarà un paese, di Nicola Campiotti


A metà tra documentario e finzione, Sarà un paese si pone il difficile obiettivo di raccontare l'Italia ai più giovani. L'impostazione, molto coraggiosa, che sfacciatamente mostra il dispositivo narrativo che si cela dietro al viaggio di Elia, è un tentativo molto interessante anche se con dei limiti evidenti

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Inizia tutto con il mito e la sua rappresentazione teatrale. Nicola Campiotti, con il suo primo lungometraggio, immerge subito lo spettatore in quel totale assorbimento che dovevano sperimentare gli spettatori dell'antica tragedia greca. Solo che non si parla di storia passata, ma di presente: ad essere rapiti completamente nel mito, sono i bambini che, tra vita e rappresentazione non riescono a porre alcun filtro. Il giovane Elia, si innamora della storia di Cadmo e del rapimento di Europa, dopo aver preso parte ad una recita scolastica. Il fratello (Nicola Campiotti) giovane disoccupato, decide di portare Elia in un lungo viaggio alla scoperta dell'Italia, tutto seguendo le orme del percorso di Cadmo.

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La centralità è subito posta su due temi fondamentali: il linguaggio e l'immaginazione. E Sarà un paese spinge veramente all'eccesso questi due cardini, ricordando molto il recentissimo Pasolini di Abel Ferarra. Quello che per Ferrara era un discorso prettamente intimo e autobiografico (genialmente riportando una delle figure contemporanee intellettualmente più ingombranti, un vero titano, ad una dimensione così personale da risultare invisibile) per Campiotti è più una questione di metodo e di approccio. Il regista centra in pieno il suo pubblico e capisce che l'attenzione dei giovani può essere canalizzata solo in due modi: o rendendoli protagonisti del viaggio, come Elia, o distorcendo la realtà con semplificazioni ed esagerazioni proprie del loro sguardo. Il semplice linguaggio documentaristico non può funzionare, come non può funzionare l'approfondimento critico dei temi trattati.

 

Campiotti non affronta il paese con superficialità, lo mette solo in prospettiva. La sovrabbondanza tematica (Elia incontra tutte le storie possibili: le morti bianche, la corruzione, le differenze culturali e religiose, l'inquinamento ambientale e la disoccupazione) è sempre e comunque tarata per un pubblico giovanissimo e per le sue esigenze. Il problema più radicale di Sarà un paese è un altro: le due anime del film non sempre riescono ad amalgamarsi. Portando la recita fuori dal teatro, e la sequenza della rappresentazione forse è la sintesi più riuscita di tutto il film, il regista arriva a calcare troppo la mano e la voglia di fare un bel cinema, ricco di consapevolezza e tecnica, oscura e tradisce l'impostazione iniziale. Tra il perfettamente girato sogno dei precari, l'improbabile visita al contadino Serge Latouche e la sequenza-spot dei comuni virtuosi, il film subisce dei massicci depotenziamenti, tanto nella voglia di raccontare un paese, quanto in quella di rivolgersi ai giovani. Più che davanti all'immaginazione di un bambino, ci troviamo di fronte ad un adulto che cerca di riproporre quella magia.

 

Il carattere eccessivamente posticcio di alcune sequenze, mina la sincerità e l'equilibrio creato da altre scene, ma anche la spontaneità di attimi di vita rubati quasi per caso (il dialogo nella famiglia egiziana, l'incontro tra le varie religioni), ponendo il cuore documentaristico in netto contrasto con l'azione creativa. Ma Sarà un paese vive anche, e soprattutto, di momenti di una spontaneità disarmante. Ci sono almeno due scene in cui la mdp per seguire Elia è costretta ad arrestarsi, di fronte ad un cordolo o a un divieto No shooting allowed. Dopo qualche secondo di incertezza, nello stacco successivo l'ostacolo è già stato superato, come se nulla fosse. Come se di fronte al cinema nessuna barriera tangibile possa veramente arrestare l'immaginazione e l'inventiva di chi posa lo sguardo. E tutto crolla di fronte a questi istanti di finta semplicità, restituendo al film di Campiotti un'anima paradossalmente in bilico tra innocenza e consapevolezza. Proprio come il nostro Paese.

 

Titolo originale: Id
Regia: Nicola Campiotti
Interpreti: Elia Saman, Nicola Campiotti, Graziella Marota, Serge Latouche
Distribuzione: Distribuzione Indipendente
Durata: 77'
Origine: Italia, 2014

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