Pride, di Matthew Warchus

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Pride s’inserisce con coerenza e decisione nella grande tradizione della working class comedy e, guardando apertamente a pellicole come Billy Elliot, Full Monty e Grazie signora Thatcher, riprende con successo le atmosfere e i sapori delle opere più leggere della coppia Ken Loach-Paul Laverty.

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thumbnail_444.jpg (640×360)Pride è la storia dura e crepuscolare degli abitanti di Dulais, un piccolo villaggio del Galles del Sud, dove i minatori devono lottare contro le politiche economiche del governo Thatcher, le brutalità della polizia e l’opportunismo dei crumiri, solo per salvaguardare i propri diritti e la propria dignità di lavorati, in una corsa contro il tempo per mantenere in vita la Miniera, il cuore pulsante della loro terra. Pride, però, è allo stesso tempo il racconto colorato, eccitato e strafottente di un piccolo gruppo ottimista di gay e lesbiche londinesi, impegnato nella guerra quotidiana contro il pregiudizio di una società bigotta, tormentati dai fantasmi dei pestaggi fascisti e del contagio dell’Aids.  Due trame, all’apparenza, diametralmente opposte, che s’incontrano quasi per caso, nel desiderio di trovare nella solidarietà con l’altro, in una battaglia comune dai tristi esiti scontati, la forza di rivendicare il proprio diritto alla felicità, il coraggio di gridare a un mondo spesso ottusamente distratto il peso della propria esistenza. Con le lacrime e con il sorriso. Il film del regista teatrale Matthew Warchus, grazie soprattutto allo script dell’esordiente Stephen Beresford (che insegue questa storia vera da circa venti anni), s’inserisce con coerenza e decisione nella grande tradizione della working class comedy e, guardando apertamente a pellicole come Billy Elliot, Full Monty e Grazie signora Thatcher, riprende con successo le atmosfere e i sapori delle opere più leggere della coppia Ken Loach-Paul Laverty. 

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Pride riesce orgogliosamente a mantenersi in equilibrio tra i toni della commedia sfrenata stile Il vizietto (l’arrivo dei minatori a Londra) ai momenti più commoventi e toccanti (le parole di Bread & Roses cantate in coro, nel calore spartano di una casa del popolo). E’ ovvio che un film del genere viva principalmente da un lavoro di costruzione narrativa fatto al dettaglio, dove ogni risata e ogni emozione sono quasi telecomandate a distanza. Di fronte al ritmo invidiabile di una sceneggiatura che non sbaglia un colpo e a un cast immenso dove ogni personaggio ha il giusto peso e, il giusto spazio, però, anche l’artificiosità perde d’importanza capitale. Vedere da un lato i solidi Paddy Considine, Bill Nighy e Imelda Staunton e dall’altro i fantastici Dominic West, Andrew Scott e Ben Schnetzer incontrarsi in scena e fondersi tra loro con risultati cosi solari e coinvolgenti, al netto di tutte le trovate furbamente accattivanti e le derive (giustamente?) manichee, non può che calamitare le nostre simpatie. Perché spesso è giusto lasciarsi prendere dall’ingenuo entusiasmo delle giuste cause perse.

Titolo Originale: id.
Interpreti: Bill Nighy, Imelda Staunton, Dominic West, Andrew Scott, George MacKay, Ben Schnetzer, Joseph Gilgun, Freddie Fox, Paddy Considine, Faye Marsay, Jessie Cave
Origine: Gb 2014
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 120'

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