Cenerentola, di Carlo Verdone

cenerentola

Il risultato è un ibrido di forme e linguaggi che, al di là della lunghezza eccessiva, restituisce all’opera la sua vena fiabesca e incantata accostandosi per certi versi all’iconografia disneyana (il ballo, la scarpetta e gli animali, che vengono recuperati) ma rivolgendosi esclusivamente agli adulti o agli appassionati del genere. In sala solo oggi

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Il mito di Cenerentola rivive per un giorno soltanto, il 23 dicembre, al cinema grazie alla versione ideata e prodotta da Andrea Andermann che si ispira all’opera lirica musicata da Gioachino Rossini. Il progetto in realtà, nato nel 2012, mirava ad avvicinare un vasto pubblico a una forma d’arte sempre meno popolare. Per questo si era deciso di trasmettere l’evento in diretta mondiale sulla Rai, affidando la regia a Carlo Verdone, che vent’anni prima si era già cimentato con un’altra opera di Rossini, Il barbiere di Siviglia. Nel passaggio sul grande schermo è stato montato del materiale inedito insieme a sequenze animate che cercano di rendere il prodotto ancora più fruibile e simile a un film.

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La storia originale – il soggetto è stato scritto dal librettista Jacopo Ferretti – si discosta leggermente dalla favola classica di Charles Perrault: alcuni personaggi, come la fata madrina e i topini, non compaiono affatto e non sono presenti nemmeno la scena del ballo e la famosa scarpina di vetro. Queste scelte, dovute alla censura papale dell’epoca (siamo nell’Ottocento) e alla natura razionale dello stesso compositore, non hanno impedito ad Andermann di rielaborare il melodramma rossiniano abbandonando la forte impronta realistica e aggiungendo qualche nota di colore e di magia. In tal senso va ammirato il lavoro di Annalisa Corsi che, con l’aiuto di Maurizio Forestieri, ha realizzato delle splendide animazioni dai toni pastello che fanno da raccordo tra le varie scene permettendo una narrazione fluida e senza stacchi. L’azione è dislocata infatti in diversi luoghi simbolo di Torino, dalla reggia di Venaria al Parco La Mandria, dalla Palazzina di caccia Stupinigi a Palazzo Reale. Se da un lato non si tratta proprio di una novità (la Cenerentola di Fernando Cerchio del ’48 era stata girata in parte nelle stesse location), rappresenta sicuramente un tentativo di superare quella finzione tipica del set teatrale a favore di un maggiore naturalismo. Dal canto suo anche Verdone contribuisce a smuovere la staticità dei personaggi donando loro un guizzo umoristico (molto divertenti le gag delle due sorellastre) e dando risalto a volti ed espressioni. La performance canora degli attori si arricchisce così di sfumature emotive che vanno a colorare la variegata orchestrazione di Rossini (qui eseguita da Gianluigi Gelmetti), dalla malinconica C’era una volta un re, che introduce Cenerentola, alla vibrante Zitto zitto, piano piano.

Il risultato è un ibrido di forme e linguaggi che, al di là della lunghezza eccessiva, restituisce all’opera la sua vena fiabesca e incantata accostandosi per certi versi all’iconografia disneyana (il ballo, la scarpetta e gli animali, che vengono recuperati) ma rivolgendosi esclusivamente agli adulti o agli appassionati del genere.
 

Regia. Carlo Verdone

Cast: Lena Belkina, Edgardo Rocha, Annunziata Vestri, Anna Kasyan, Simone Alberghini, Lorenzo Regazzo, Carlo Lepore

Origine: Italia, 2014
Distribuzione: Microcinema 
Durata: 120' 

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