Si accettano miracoli, di Alessandro Siani

locandina si accettano miracoliVuole essere una favola ed esempio di commedia popolare, invece il secondo film da regista del comico napoletano appare solo ruffiano, dove tutto è studiato ad arte. E i miracoli ostentati sono come quelli delle lacrime di San Tommaso. Senza follia, rassicurante, con smorfie accennate. Ma tirare in ballo Troisi, anche per sbaglio, è solo un'eresia.

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fabio de luigi e alessandro siani in si accettano miracoli"Non faccio i miei film per i critici" ha detto Alessandro Siani. E, a suo modo, ha anche ragione. Il problema è che qui non sembra fare neanche un film per il cinema, nel senso di cercare di rinnovare le forme della commedia popolare italiana. Si accettano miracoli appare infatti un film  che porta il genere indietro negli anni. Ma non come omaggio al cinema degli anni '50 e '60 ma proponendo una comicità che si basa sulle sue smorfie, caricandosi sulle spalle un personaggio che è sempre in una posizione decentrata rispetto la situazione in cui si trova, e mettendosi in confronto sempre con un comico affermato. Nel caso di Il principe abusivo c'era il confronto tra lui, disoccupato e scroccone, e il ciambellano di corte Christian De Sica. Qui invece la partita si gioca tra lui e Fabio De Luigi. Siani interpreta Fulvio, un tagliatore di teste di una nota multinazionale che viene a sua volta fatto fuori e ha una scomposta reazione. Viene così condannato a fare un mese di servizi sociali. La comunità è gestita da suo fratello, Don Germano, interpretato proprio da De Luigi, parroco di un piccolo paesino del Sud d'Italia. Per trasformare quel borgo, s'inventa così un finto miracolo. E lì conosce Chiara (Ana Caterina Morariu), una ragazza cieca di cui s'innamora.

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alessandro siani e ana caterina morariu in si accettano miracoliI titoli di testa sono quasi una deriva vanziniana alla Via Montenapoleone: dettagli di cravatte, scarpe, occhiali. Tutti gli oggetti del benessere. Poi Si accettano miracoli guarda ancora al modo in cui il cinema mostra la favola. Se Il principe abusivo adocchiava Vacanze romane, in qusto secondo film sembrano mescolarsi i paesini di Pane, amore e fantasia e Benvenuti al Sud. E le luci di Paolo Carnera (collaboratore, tra gli altri, di Rubini e Winspeare e direttore della fotografia delle serie di Romanzo criminale e Gomorra) cercano di creare quell'ipnosi di un cinema che vuole apparire come magico e invece appare solo ruffiano, che fa spuntare la ragazza cieca mentre odora i fuori come una specie di reincarnazione chapliniana della fioraia di Luci della città per mostrare che sì, il suo cinema ha dentro qualcosa di profondo. Ma non sono questi i miracoli che devono avverarsi dentro un film. E quelli di Siani sono come le lacrime di San Tommaso. Tutto studiato ad arte. E non c'è neanche quella follia dei film diretti da Ceccherini e Ruffini.

La smorfia è accennata, insistita. Ma provare a tirare in ballo Massimo Troisi, è un'eresia. E su 110 minuti di durata, almeno una ventina si potevano tagliare. Appare per esempio, troppo lunga la scena in cui Don Germano viene continuamente interrotto da Fulvio durante la messa. Paradossalmente invece è troppo corta la gag in cui il protagonista si ribalta con l'Ape. Ma questo è un cinema troppo convinto di essere popolare per accorgersi che può essere anche noioso. E i risultati al botteghino gli danno ragione: oltre due milioni di euro sono stati incassati nel primo giorno di programmazione. Lì i miracoli ci sono stati. Il cinema da regista di Siani invece deve ancora aspettarli.


Regia: Alessandro Siani

Interpreti: Alessandro Siani, Fabio De Luigi, Ana Caterina Morariu, Serena Autieri, Giovanni Esposito, Giacomo Rizzo

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 110'

Origine: Italia 2014

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