Come ammazzare il capo 2, di Sean Anders

come ammazzare il capo...e vivere felici 2
Siamo assai lontani dai toni consolatori del primo capitolo. Secondo Sean Anders, la ripresa dell’economia americana ha piuttosto la forma di una disperata epopea del fallimento, dove non si fa che girare a vuoto. D’altronde, Christoph Waltz lo dice a chiare lettere fin dal principio. Si gioca solo per perdere, perché a fallire è stato il sogno americano, rimasto inceppato nel suo stesso meccanismo

 

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Siamo da capo. Dopo essersi liberati dei rispettivi capi, in maniera rocambolesca, è vero, e non come architettato dal piano dei tre aspiranti e subito falliti sicari, Jason Bateman, Jason Sudeikis, e Charlie Day decidono che è giunta l’ora di credere nel sogno americano e con in mano un erogatore di loro invenzione, capace di rivoluzionare il concetto stesso di doccia, s’imbarcano nell’impresa di diventare capi di loro stessi. Peccato però che, come dice lo scintillante Rex di Chris Pine, ormai il sogno americano è “made in China”. Problema di non poco conto, al quale poi bisogna aggiungere che, se una stretta di mano di Christoph Waltz, qui alle prove generali, con il suo sorriso luciferino, per il Keane di Big Eyes, è più che sufficiente per fregare Nick, Kurt e Dale, allora non si può far altro che dar ragione ad un Kevin Spacey reso ancora più cinico dalla sua permanenza dietro alle sbarre. Abbiamo a che fare con tre fottuti imbecilli. Tanto imbecilli che, anche quando si autodenunciano, non vengono presi sul serio.

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Non a caso al timone di questo nuovo capitolo delle disavventure lavorative dello sgangherato trio ci sono Sean Anders e, a firmare la sceneggiatura con lui, John Morris, la stessa coppia, insomma, scelta dai Farrelly per lo script di Scemo & + scemo 2. Ed è proprio dopo essersi studiati a fondo il lavoro dei Farrelly, che Anders e Morris aggiustano il tiro laddove Seth Gordon aveva blandamente cavalcato l’onda delle traversie sociali e lavorative statunitensi, affidandosi per lo più al brillante mestiere del trio Bateman/Sudeikis/Day e accontentandosi di giocare la carta dello stereotipo reso appetibile da nomi rutilanti come Kevin Spacey, Jennifer Aniston o Jamie Foxx. Che Sean Anders e John Morris tentino di alzare la posta rispetto al progetto di Seth Gordon, diventa chiaro sin da subito, da quel piano di rapimento che Nick, Kurt e Dale scrivono a chiare lettere sulla lavagna con un pennarello indelebile, tanto per non lasciare tracce, e la giusta dose di errori ortografici. Sì perché, come quel “kidnaping” con una “p” di meno, o come Jamie Foxx che, in una scena d’inseguimento degna di Landis, attende al di là delle rotaie il passaggio del treno per poter essere ripreso dalla polizia che era riuscito a seminare, Come ammazzare il capo 2 ha tutto l’aspetto di un sabotaggio, dove la messinscena diventa una trama horrible bosses 2da boicottare puntualmente, smontandola pezzo per pezzo, con tanto di sequenza, quella della consegna del riscatto, riproposta due volte, durante la macchinazione del piano e nella sua esecuzione, ovviamente sbagliata e, dunque, destinata al fallimento.


Ecco il lato veramente disorientante del film di Sean Anders, Come ammazzare il capo… e vivere felici 2 è assai lontano dai toni consolatori del primo capitolo, dove si affrontava la crisi con lo sguardo puntato verso la speranza. La crisi, oggi, sembra ormai essere acqua passata, con tanto di sospiro di sollievo di Obama, ma, secondo Sean Anders, la ripresa dell’economia americana ha tutta la forma di una disperata epopea del fallimento, dove non si fa che girare a vuoto. D’altronde, Christoph Waltz lo dice a chiare lettere fin dal principio. Si gioca solo per perdere, perché a fallire è stato il sogno americano, rimasto inceppato nel suo stesso meccanismo.
 
 
 
Titolo originale: Horrible Bosses 2
Regia: Sean Anders
Interpreti: Jason Bateman, Jason Sudeikis, Charlie Day, Jennifer Aniston, Chris Pine, Christoph Waltz, Kevin Spacey, Jamie Foxx
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 108’
Origine: USA, 2014
 

 

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