SPECIALE THE INTERVIEW – Una nuova commedia americana

seth rogen e james franco in the interview

E' una delle più potenti commedie statunitensi degli ultimi anni e non quel filmetto come in molti si sono affrettati a liquidare. Un cinema ricco e complesso quello del Goldberg-Rogen (e anche Franco, forse il terzo regista?), un gran passo in avanti rispetto a Facciamola finita. Che in più non ha paura di niente. Per questo vorremmo che questo speciale durasse di più.

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seth rogen e james franco in the interviewForse è l'articolo di chiusura di questo speciale, ma forse vorremmo che durasse più a lungo. Perché The Interview è un grande spettacolo. Come se dietro ci fosse una grande pièce teatrale. Oppure no. Va oltre alle polemiche che ci sono state per il lancio del film, alle minacce di ritorsioni, all'attacco informatico attribuito ad hacker del governo nordcoreano. Forse una grande trovata pubblicitaria che mostra come un impatto mediatico possa riuscire a superare qualunque censura. E al di là dei numeri definitivi su cui alla fine la Sony farà le sue valutazioni, questo è il film che è riuscito a far parlare di sè anche al di là degli incassi. Più di Facciamola finita, più degli ottimi Apatow.

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The Interview è una delle più potenti commedie statunitensi degli ultimi anni e non quel filmetto come in molti si sono affrettati a liquidare. Che diventa una specie di American Dreamz dove, come nell'ottimo film di Paul Weitz del 2006, il talk show televisivo comprime la satira politica e la fa esplodere. Un produttore e un presentatore. Seth Rogen e James Franco mettono in atto un sistema di progressivi smascheramenti: Eminem che rivela di essere gay, Rob Lowe che si toglie la parrucca. E' un meccanismo della ripetizione proprio della commedia ma con ogni nuovo personaggio ci sono delle variazioni. E rispetto a quello che accade prima, tutto The Interview si concentra sull'attesa dell'intervista al leader nordcoreano Kim Jong-un. Che ha tutto un prologo da demenziale di purezza assoluta (la partita di basket, il motivo ricorrentre Firework di Kate Perry) e che si estende anche durante l'intervista (le scuregge). Ma fa avvertire al tempo stesso un'efficace tensione quasi da thriller, cosa insolita in una commedia pazza e scatenata come questa. Come se si avvertisse il segno del pericolo in un set che non è più quello televisivo, ma dove sia Rogen che Franco sembrano girare addosso con una telecamera dentro il cervello. Non vediamo quello che vedono loro, ma ci portano lì dentro, come se estendessero lo show anche dall'altra parte del mondo. In Corea dopo che in Cina, con una scena comica che testimonia quanto questo cinema sappia essere così fuori le righe da far saltare in aria ogni classico rapporto di scrittura causa-effetto proprio nel momento in cui il produttore va sulle montagne per ottenere delle informazioni che avrebbe potuto avere per mail o skype.

seth rogen e james franco in the interviewLo smascheramento in The Interview passa dai corpi agli ambienti e agli oggetti. Il finto negozio di frutta, inizialmente esibito come esempio di benessere e prosperità della Corea del Nord, diventa non solo un altro luogo fasullo ma proprio il momento dove il film cambia faccia. Il modo di inquadrare quello spazio è molto più efficace di tanti documentari o reportage d'inchiesta. L'immaginaria telecamera dentro il cervello fa restare Franco da solo. Non è più una stupida commedia americana. E si viene a spezzare quel meccanismo dei due attori che si rimbalzano più volte la palla come facevano Jack Lemmon e Walter Matthau con Billy Wilder. Oppure anche quell'indecifrabilità agli occhi dei coreani dove non si capisce più chi è che comanda e chi è la vittima, proprio come accadeva a Dan Aykroyd ed Eddie Murphy prima dell'intesa finale in Una poltrona per due. Dove John Landis sembra essere più di un modello. Forse un testimone, forse un padre. Forse lui stesso oggi avrebbe girato The Interview così. Un cinema ricco e complesso quello del Goldberg-Rogen (e anche Franco, forse il terzo regista?), un gran passo in avanti rispetto a Facciamola finita. Che in più non ha paura di niente. Una nuova commedia americana.

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