La piramide, di Grégory Levasseur

la piramide

E' l’ulteriore tassello di un disegno (produttivo, distributivo) volto a distruggere le potenzialità del genere, appiattendolo e annullandolo in funzione di una concezione industriale (nel senso di catena di montaggio) dell’horror. Nonostante i nomi coinvolti nell'operazione, un film privo di qualsiasi forma di tensione, per non parlare ovviamente di una rielaborazione dell'estetica found footage.

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la piramideSe davvero c’era una (minima) aspettativa nei confronti del progetto, questa era data dai nomi coinvolti. Perché un Alexandre Aja in veste di produttore poteva fornire una speranza, anche flebilissima, nella riuscita complessiva; o quantomeno poteva scongiurare il pericolo di un disastro assoluto. Uno che dopo Alta tensione non è più tornato a livelli simili, è vero: fagocitato dal sistema hollywoodiano in men che non si dica, e chiamato a dirigere tre remake uno di seguito all’altro (Le colline hanno gli occhi, Riflessi di paura e Piranha: solamente Marcus Nispel è riuscito a fare di peggio). Però qui c’era da puntare anche su un certo Grégory Levasseur, esordiente alla regia ma con alle spalle la sceneggiatura dell’ottimo Maniac, tra le altre cose. E invece è bene dimenticarsi di tutto ciò, e ripartire da zero. La piramide è l’ulteriore tassello di un disegno (produttivo, distributivo) volto a distruggere le potenzialità del genere, appiattendolo e annullandolo in funzione di una concezione industriale (nel  senso di catena di montaggio) dell’horror. Cosa pensare altrimenti di un cinema senza già più un pubblico, che non sia quello sgranocchiante e consumatore? Come sperare anche solo lontanamente che questo possa andare incontro ai gusti di chicchessia, quando si fa fatica persino a trovare un’idea, un’inquadratura, un istante in grado di salvare il tutto dal naufragio più totale? Questa storia di divinità antichissime imprigionate dentro una piramide sotterranea, pronte a strappare il cuore ai malcapitati che vi entreranno, sembra uno di quei prodotti nati unicamente in funzione della tendenza del mockumentary; tecnica peraltro che qui viene utilizzata soltanto in parte (come in The Sacrament di Ti West, per rendere l’idea), generando così fortissimi dubbi sul significato dell’intera operazione. Senza un briciolo di tensione, senza nulla in grado di suscitare un minimo di interesse: il genere di horror che trent’anni fa sarebbe stato diretto da un Fred Olen Ray qualsiasi, per il mercato via cavo statunitense, ma che oggi arriva tragicamente fuori tempo massimo. Per i cultori del brutto, comunque, è un appuntamento imperdibile.

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Titolo originale: The Pyramid

Regia: Grègory Levasseur

Interpreti: Ashley Hinshaw, Denis O'Hare, James Buckley, Christa Nicola, Amir K

Distribuzione: 20th Century Fox

Durata: 89'

Origine: USA, 2014

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