Suite francese, di Saul Dibb

suite francese
Dibb prende il romanzo della Némirovsky e se lo fa esplodere tra le mani. Vorrebbe includervi tutto: ritratto d’epoca, romanzo di formazione, i mille rivoli di un testo aperto, per la sua stessa avventura biografica, alle imprevedibilità della vita. Un cinema ischeletrito a pura trama, che spreca interpreti di lusso. Eccetto Michelle Williams: a lei bastano pochi gesti e sguardi

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C’è forse un unico istante, in Suite francese, in cui Saul Dibb mette da parte l’affresco e arriva all’essenziale, inscritto sul volto gentile, ripreso in uno strettissimo primo piano, di Michelle Williams, che fa scivolare il suo sguardo verso l’ufficiale nazista interpretato da Matthias Schoenaerts. È un incontro di anime, grazie alla comune passione per la musica, che ricorda quello tra i due pari di Le silence de la mer di Vercors, altro romanzo amatissimo della cultura francese sui tempi confusi dell’Occupazione.

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È una sequenza, questa nel giardino, cadenzata da soli giochi di sguardo, furtivi e timidi, di inquadrature limitatissime. Eppure paradossalmente è il momento di maggior respiro dell’opera, finalmente libera di poter esplorare il sentimento chiaroscurale tra i due protagonisti senza il peso di una narrazione debordante da imbrigliare entro una durata relativamente breve.

130813SH_226.nefDibb prende il romanzo della Némirovsky e se lo fa letteralmente esplodere tra le mani: come l’adolescente di Dolan vorrebbe includervi tutto, allargando con le braccia lo schermo per inglobare nel film il ritratto d’epoca della Francia invasa dai nazisti; il romanzo di formazione della protagonista e la sua storia d’amore mancata; i mille rivoli delle sottotrame che si ritrovano per un attimo nel finale, da manuale di sceneggiatura, e includono le rivalse patriottiche di braccianti invalidi e consorti insidiate (Sam Riley e Ruth Wilson); giovani donne sedotte dalla forza dirompente degli ufficiali ariani (Margot Robbie); madri di famiglia ebree costrette a vivere nella menzogna (Alexandra Maria Lara); matriarche aristocratiche con i figli sottratti dal Fronte (Kristin Scott Thomas).

È chiaro che di fronte a tanto materiale si impone una scelta di campo, un’angolazione, un taglio doloroso ma necessario. Scelte che Dibb non fa, tentando di inglobare tutto, ma finendo vittima di questi lussuosi co-protagonisti che reclamano più spazio, premendo su quei bordi dell’immagine che il regista tenta invano di allargare.

Ed è per questo che il cinema che viene fuori da Suite francese è così minimo, ischeletrito a pura trama, a logica di causa-effetto, quando la stessa autrice cercava invece altro nel suo romanzo-fiume, per altro rimasto incompiuto. Un testo aperto, per la sua stessa avventura biografica, alle imprevedibilità della vita, qui ricondotto a un ordine, a uno schematismo che non gli giova affatto.

E si sprecano i volti, i corpi, come quello di Schoenaerts, il gigante dal sapore di ruggine e ossa così potente tra le mani di Jacques Audiard, del tutto trasparente, mero vettore dell’azione narrativa.

Resta Michelle Williams, che anni fa si descriveva così: “Per molto tempo mi sono sentita come una ferita aperta ambulante, dovunque andassi. C’è questa citazione di Joan Didion in cui dice che si sentiva afflitta fin dalla più giovane età da un sentimento di perdita. Sono venuta al mondo così? O è una specie di talento?” 

Anche in Suite francese, malgrado le angustie della sceneggiatura, Michelle riesce a restituire con pochi gesti questo dolore, questa perdita, ossia quello che il film, pur gridando, non riesce a dire. A lei invece è sufficiente attraversare, con la testa bassa e lo sguardo sommesso, la piazza cittadina violata dai nazisti accampati, le basta tremare con gli occhi sbarrati di fronte all’arrivo della temuta suocera, le basta guardare, come dicevamo, in direzione di quell’ufficiale amabile eppure nemico.
C’è un’aria così impalpabile, così eterea, così eternamente adolescente in lei, a osservarla in quella sequenza, illuminata da una luce naturale “molto Lance Acord”, che viene da chiedersi come mai non abbia mai girato un film con Sofia Coppola…

Titolo orginale: Suite française
Regia: Saul
 Dibb
Interpreti: Michelle Williams, Kristin Scott Thomas, Matthias Schoenaerts, Sam Riley, Ruth Wilson, Margot Robbie, Lambert Wilson, Alexandra Maria Lara
Origine: Gran Bretagna, Francia, Canada 2015
Distribuzione: Videa-CDE
Durata: 107′

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