Steve Carell – Watching the Wheels

steve carell in foxcatcher

Il make-up di John Du Pont in Foxcatcher di Bennet Miller è la variante trasformista della carriera di Steve Carell. L'attore ha sempre puntato sulla caricatura involontaria e sulla forzatura dell'aspetto e delle ambizioni ordinarie dei suoi personaggi. La nomination all'Oscar non ha cambiato il suo approccio al cinema è ancora quello di un affidabile studente di giurisprudenza in un campus di provincia.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

People say I'm crazy doing what I am doing

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Well they give me all kind of warnings to save me from ruin.

When I'm said that I'm OK they look at me kinda strange

"Surely you're not happy now you no longer play the game"

I'm just sitting here watching the wheels go round and round

I really love to watch them roll

No longer riding on the merry-go-round

I just had to let it go.

(John Lennon – Watching the Wheels)

 

--------------------------------------------------------------
THE OTHER SIDE OF GENIUS. IL CINEMA DI ORSON WELLES – LA MONOGRAFIA

--------------------------------------------------------------
steve carell in foxcatcherL’inattaccabile pregiudizio verso la categoria dell’attore comico ha circondato di sorpresa la prima nomination di Steve Carell per l’Oscar e alla conquista del Golden Globe. Una candidatura e una vittoria che non hanno stupito quelli che lo seguivano sin dai suoi esordi in The Office della NBC. La considerazione critica è arrivata dopo un curriculum molto diverso rispetto ai colleghi del Frat Pack e all’accademia del Saturday Night Live.

La sua iniziazione allo spettacolo è stata tardiva ed è partita dopo che i suoi studi lo avevano avviato ad una tranquilla attività come avvocato. I suoi primi tentativi erano stati segnati da una sfortuna quasi rituale e tutte le produzioni televisive in cui era coinvolto venivano bruscamente interrotte dopo qualche episodio. The Office doveva essere un fill-in a basso costo ma alla lunga non è stato soltanto il suo trampolino di lancio per il grande schermo ma è stato anche la prima eccezionale dimostrazione di camuffamento. Il make-up e la corporatura in eccesso con cui ha affrontato l’interpretazione di John Du Pont in Foxcatcher di Bennet Miller sono forse la variante trasformista di una carriera che è sempre stata segnata dalla caricatura involontaria. I premi e le acclamazioni non fanno altro che sottolineare la colpevole distrazione di un ambiente che si è accorto delle sue qualità soltanto davanti alla loro versione più esteriore.

steve carell in the officeLa personalità di Steve Carell è stata sempre la più chapliniana della sua generazione e l’aggettivo ingombrante non invita ad un insostenibile paragone sul talento ma ad un confronto sul metodo. I suoi personaggi incarnano la figura tipica dell’idiota e la sua comicità spesso si basa sulla semplice presenza: la sua fisionomia ordinaria costituisce da sola un elemento di disagio per tutti gli altri. La sua tecnica è un capolavoro di sottrazione e costituisce una polarità alternativa alla mimica incontenibile di Ben Stiller e alla trascinante volgarità da caserma di Adam Sandler. Il fatto che Steve Carell sia dentro un’inquadratura costituisce indipendentemente un elemento di non-sense anche se il suo corpo non ha degli effetti catastrofici come quello di Zach Galifianakis. Le sue azioni hanno avuto delle derive distruttive ma anche in Get Smart di Peter Segal sono sempre il risultato indiretto di un errore di lettura e dell’equivoco che una persona che non ha niente di eccezionale possa fare l’agente segreto. Il suo atteggiamento verso il cinema è sempre stato quello dell’affidabile bravo ragazzo che studia giurisprudenza in qualche campus secondario della provincia americana. E’ per questo che nessuno lo prende sul serio quando Dio gli affida il compito di costruire una nuova arca in Evan Almighty di Tom Shadyac. La missione di salvezza comporta la dotazione di una barba e di un abbigliamento biblici non questo basta a convincere l’opinione pubblica dell’imminenza di un diluvio universale.

steve carell in 40 anni vergineSteve Carell ha una faccia così banale che nessuno si aspetterebbe di vederla dentro ad un film: meno che mai qualcuno si aspetterebbe che sia l’oggetto di una selezione divina. Il suo talento si è concentrato proprio su questa percezione falsata e ha puntato spesso sull’effetto ridicolo prodotto dalla forzatura della sua predisposizione naturale alla normalità. Il protagonista di The Office era un inetto che mistificava il suo carattere con la posa di un grande capitano d’azienda. L’incapacità di sostenere la finzione presso i suoi dipendenti era il riflesso di un carattere che si era distorto per seguire dei modelli di comportamento vincenti.

steve carell in un'impresa da dioQuasi tutti i film di Steve Carell sono centrati su un individuo che non va bene e ha bisogno di un addestramento per partecipare ai riti sociali. La sua straordinaria rivelazione sul grande schermo risale ad un personaggio paradigmatico come quello di The Fourty-Years Virgin di Judd Apatow. La descrizione del suo week-end fatto di modellismo e di sceneggiati tv a casa degli anziani vicini rivaleggiava con la gag in cui si dimostrava completamente impreparato alla vestizione del contraccettivo. La castità prolungata era un problema soprattutto per i suoi colleghi maschi che non sapevano come relazionarsi con qualcuno che non aveva la loro stessa ossessione per le donne. L’educazione al modello del seduttore accompagna Steve Carell anche in Crazy, Stupid, Love di Glenn Ficarra e John Requa e in quel caso si riferisce ad un padre di famiglia che ha subito la fine del suo matrimonio con Julianne Moore. La disperazione lo spinge a seguire un corso di aggiornamento con lo sciupafemmine Ryan Gosling e ad un apprendistato nel mondo delle conquiste da bar. Il fatto che i suoi sforzi per essere all’altezza della sua situazione vengano premiati o meno è secondario perché quello che conta maggiormente è il suo disagio in una posizione che è estranea alla sua indole. L’esempio più calzante è Dinner for Schmucks di Jay Roach in cui il rampante impiegato Paul Rudd lo seleziona per presentarlo ad una cena in cui ogni invitato deve esporre un cretino per il divertimento dei suoi superiori. Le stranezze del suo personaggio sono molto più accettabili della crudeltà e del cinismo di chi dovrebbe deriderle e mai come in questo caso l’accostamento chapliniano è stato più appropriato. Steve Carell ha una funzione educativa e la sua stupida purezza fa lentamente riflettere il suo accompagnatore sulle conseguenze più deleterie della competizione professionale. Il film non è il migliore a cui ha partecipato ma è quello che lo ha messo in una posizione ideale per mostrare la sua peculiarità. Il punto di partenza è sempre quello di un individuo che è fuori posto per colpa di una mancata affinità di comportamento. L'ingenuità con cui mostra i suoi topi imbalsamati e vestiti di tutto punto è sincera ed appartiene ad una persona che non ci vede niente di male a passare il tempo a vedere le ruote che girano.

I suoi personaggi sembrano parlare un altro linguaggio e rivendicano la loro diversità anche quando è insostenibile per chiunque cerchi di cambiarla. La linea di demarcazione è indelebile e si perepisce anche in quei casi in cui la distorsione è volontaria: qualsiasi tentativo di eluderla non fa altro che amplificarla. John Du Pont è solo un'altra figura che tenta di sfuggire all'anonimato e la sfumatura drammatica di Foxcatcher nasce dal fatto che a differenza dei suoi epigoni è disposto a tutto pur di riuscirci.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array