Bekas, di Karzan Kader


Partendo dall’omonimo cortometraggio realizzato nel 2008, Kader amplia il respiro alla base della storia inserendola nel tradizionale road movie di formazione e narrandola dal punto di vista dei protagonisti: il film si caratterizza da subito per uno sguardo leggero e ottimista che si scontra con la cruda realtà di una società arcaica uscendone vincitore

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Michael Jackson, Superman e la Coca-Cola: il sogno americano racchiuso in un immaginario semplice, codificato e adolescenziale. È questa la prospettiva scelta da Karzan Kader per il suo secondo lungometraggio, presentato in anteprima al Giffoni Film Festival 2013 e arrivato con tre anni di ritardo nelle sale italiane. Il regista curdo si ispira a un episodio della sua vita (quando da giovane lascia il suo paese insieme al fratello) per raccontare il viaggio di due orfani iracheni, Dana di dieci anni e Zana di sette, che dopo aver intravisto Superman da una finestrella di un cinema decidono di andare in America per incontrarlo e chiedergli di riportare in vita i loro genitori e di punire i cattivi, primo fra tutti Saddam Hussein. Senza passaporto e con un asino dal nome pop, tenteranno di raggiungere la mèta affrontando qualsiasi pericolo.

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Partendo dall’omonimo cortometraggio realizzato nel 2008, Kader amplia il respiro alla base della storia inserendola nel tradizionale road movie di formazione e narrandola dal punto di vista dei protagonisti: il film si caratterizza da subito per uno sguardo leggero e ottimista che si scontra con la cruda realtà di una società arcaica uscendone vincitore. Nessun ostacolo è insormontabile e anche le distanze si riducono, agli occhi di Dana e Zana, a “un paio di giorni di cammino”. Lo spettatore adulto fatica a entrare in questo gioco per cui tutto appare possibile. Sappiamo già che il loro desiderio difficilmente si realizzerà, eppure a piccoli passi mettiamo da parte le nostre convinzioni e ci lasciamo coinvolgere dal loro entusiasmo.

Bekas non ha infatti ambizioni socio-politiche o fini documentaristici. Il contesto storico è quasi un pretesto per far emergere l’aspetto umano della vicenda, l’importanza del vincolo familiare, di stare uniti e contare l’uno sull’altro. In tal senso l’uso di una fotografia terrosa, che riproduce l’aridità del paesaggio, immerge i due fratelli in una solitudine ancora più amplificata. Tuttavia il registro adottato non è mai propriamente drammatico e i momenti di tensione sono stemperati da situazioni comiche e sentimentali. Il risultato è un prodotto che, nonostante alcuni difetti (in particolare il finale piuttosto raffazzonato), resta coerente con le premesse affidandosi alla potenza del cinema e di uno dei suoi miti per costruire un discorso che supera confini e latitudini.

Titolo originale: Id.
Regia: Karzan Kader

Interpreti: Zamand Taha, Sarwal Fazil, Diya Mariwan, Suliman Karim Mohamad, Rahim Hussen

Origine: Finlandia, Iraq, Svezia 2012
Distribuzione: Minerva Pictures
Durata: 92’

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