French Connection, di Cedric Jimenez

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L’uso strumentale di tanti meccanismi classici del genere non fa che confermare la natura da giocattolo. La parabola dei personaggi, il loro destino epico-tragico e la loro dicotomia uomo di legge-criminale sono solo alcuni dei riferimenti inseriti per rendere questa importante storia vera ancora più empatica e accessibile al pubblico più vasto

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Marsiglia 1975. Pierre Michel (Jean Dujardin) è un giudice idealista del nord, cresciuto tra le mille battaglie in difesa dei più deboli nel Tribunale dei Minori. Il passaggio all’Anticrimine della città provenzale è l’occasione ideale per dare un vero valore al proprio mestiere, lottare contro i grandi gangster e sgominare il traffico della French Connection, il racket che sta riempiendo le strade di tutto il mondo di eroina. Lo scontro con il boss Gaetan Zampa (Gilles Lellouche) sarà senza esclusione di colpi, facendo diventare Michel un simbolo della storia francese della lotta alle mafie.

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In French Connection (nell’originale Le French il riferimento a Friedkin è saggiamente evitato) il giovane regista Cédric Jimenez, pur rifacendosi a parole alla tradizione del polar (riferimento culturale imprescindibile per qualsiasi autore francese interessato al crime movie), sceglie di intraprendere in pieno la strada action, trasformando la vita del giudice Michel e del boss Zampa in un’avvincente e eccitante sarabanda di sparatorie e irruzioni. E’ impossibile non riconoscere nel frenetico ritmo della narrazione, in una cinepresa talmente eccitata da non rimanere ferma, nell’equilibrio tra cinema d’impegno e l’azione pura, le radici del miglior cinema dei nostri Marco Risi e Michele Placido. Soprattutto con Romanzo Criminale l’affinità elettiva è evidente. Marsiglia non è troppo diversa da Roma. Le città e le atmosfere sono fatte della stessa pasta, dalla musica ai dettagli d’epoca, dai night opulenti, alle bische e ai bar di amici, dal lusso sfrenato e ai fiumi di cocaina. Come Placido, Jimenez, pur nel restituire con attenzione un mondo criminale in ascesa, si concentra sul lato d’intrattenimento, preferendo l'azione agli aspetti storici o sociologici.

L’uso strumentale di tanti meccanismi classici del genere non fanno che confermare la natura da giocattolo di French Connection. La parabola dei personaggi, il loro destino epico-tragico e la loro dicotomia uomo di legge-criminale (quante ne abbiamo viste, Purvis-Dillinger, Nash-Capone, Hanna-McCauley?) sono solo alcuni dei riferimenti inseriti per rendere questa importante storia vera ancora più empatica e accessibile al pubblico più vasto. La condivisibile (ed efficace) decisione di puntare sulla commercialità, però, costringe Jimenez a scelte compromissorie poco audaci, che non fanno altro che indebolire la forza complessiva del film. Lo sviluppo narrativo prevedibile e scontato, la costruzione psicologica standard dei personaggi e le scene d’azione ben orchestrate ma sinceramente non originali sono solo alcuni dei punti deboli della pellicola di Jimenez. La scelta degli attori protagonisti, inoltre, si dimostra il vero problema del film. Attori-divi come Gilles Lellouche e soprattutto Jean Dujardin non hanno assolutamente la struttura adatta per immedesimarsi nei propri personaggi, portando con sé un’invadenza scenica e un’incapacità a misurarsi che spesso costringono l’intera storia a passare in secondo piano. Solo l’impegno del regista di dosarli con cura, di guidarli dentro gli argini dei loro ruoli impedisce ai due attori di schiacciare totalmente un film che, anche nella sua imponente durata, raggiunge livelli di godibilità rari per un’opera media di cinema action europeo.

Titolo originale: La French
Regia: Cedric Jimenez
Interpreti: Jean Dujardin, Gilles Lellouche, Céline Sallette, Melanie Doutey, Benoît Magimel, Guillaume Gouix, Bruno Todeschini, Moussa Maaskri, Féodor Atkine
Durata: 135'
Origine: Francia, 2014
Distribuzione: Medusa Film

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