Into the Woods, di Rob Marshall

into the woods di rob marshall
Into the woods non è soltanto l’esibizione di potenza muscolare di una scuola, quella di Broadway, unica e inimitabile. E neanche un'operazione concettuale sul pastiche fiabesco. La forza maggiore del film è quella di riuscire finalmente a connettersi al suo tempo, di raccontare attraverso questi archetipi una generazione davvero smarrita nei boschi

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Emily Blunt torna a essere vessata dalla strega Meryl Streep. Non siamo più nel tempio della moda di Miranda Priestly e il Diavolo non veste Prada ma stracci cenciosi. Eppure il senso dell’operazione – riuscitissima – di Into the woods di Rob Marshall sta proprio in questo connubio tra allure divistica puramente cinematografica e il solido mestiere del palcoscenico.

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Hollywood e Broadway uniscono le forze, sfidandosi e sostenendosi in un duetto che è un puro piacere sinestesico, dove gli interpreti rivendicano con delle performance straordinarie l’invidiabile duttilità del guitto americano, capace di passare dal grande schermo alle assi del teatro, dalla commedia, al canto al ballo senza perdere mai in forza e credibilità, qui rappresentata dalla deliziosa Blunt e da una ispirata Streep, dalla sempre ironica Anna Kendrick fino alla sorprendente giovanissima star di Broadway Lilla Crawford, che nei panni di Cappuccetto rosso “divora” il Lupo Johnny Depp, forse unica nota dolente di un cast perfetto.

 

Non c’è dubbio che l’intuizione di Marshall stavolta trovi nella solidità del musical originario di Stephen Sondheim una forza ben maggiore rispetto ai tentativi di Chicago e Nine, dove si misurava con spettri fuori portata come Bob Fosse e Fellini.

Nei brani del celebre compositore Marshall trova già tutti gli appigli necessari per costruire un racconto morale ricco di sfumature, dall’ironia di pezzi come Agony, in cui i due prince charming di Cenerentola e Raperonzolo si confrontano sulle rispettive pene amorose, fino al cuore della fiaba, quella No one is alone, vero motivo ispiratore dell’opera.

Ma Into the woods non è soltanto l’esibizione di potenza muscolare di una scuola, quella di Broadway, unica e inimitabile. E neanche dell’operazione concettuale del pastiche fiabesco che trova dopo i numerosi adattamenti contemporanei degli ultimi anni – le Biancaneve guerriere, le Cappuccetto rosso horror, le Cenerentola da operetta – il risultato più alto proprio grazie al filtro teatrale che alleggerisce il passaggio cinematografico nell’apparente rispetto della tradizione.

Probabilmente il pregio maggiore del film è quello di riuscire finalmente a connettersi al suo tempo, di raccontare attraverso questi archetipi una generazione davvero smarrita nei boschi, incapace di crescere e aderire a un ruolo: allora la fiaba, primo romanzo di formazione dell’umanità, arriva in soccorso, a ricordare che per quanto la foresta possa essere fitta e terrificante, infestata da lupi e giganti, nessuno è mai veramente solo.

Ed è nella seconda parte dell’opera, quando il vissero felici e contenti delle tante parabole intrecciate è ormai compiuto, che Into the woods libera nell’aria questo suo messaggio umanista. Dove gli uomini diventano padri fra errori, perdite, cadute e risalite. E dove le streghe non sono altro che fragili madri preoccupate, con la Streep a rinchiudere la bionda Rapunzel nella torre, per poi lanciarle uno sguardo disperato, quando capisce di averla persa, che non può non far pensare alla Jennifer Garner dell’ultimo Reitman, Men, women and childrens, ossessionata dalle minacce del web e del “bosco” virtuale.

 

 

Titolo originale: id
Regia:
 Rob Marshall
Interpreti: Meryl Streep, Emily Blunt, James Corden, Chris Pine, Anna Kendrick, Johnny Depp, Lucy Punch, Christine Baranski, Frances de la Tour, Billy Magnussen, Tammy Blanchard, Tracey Ullman, Simon Russell Beale
Distribuzione: Walt Disney Pictures
Origine: Usa, 2014
Durata: 125′

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