La felicità triste – Sarà il mio tipo?, di Lucas Belvaux

C’è qualcosa di spiazzante nel nuovo film di Lucas Belvaux. Che, guardando a La merlettaia di Claude Goretta, ne distilla le stesse inquietudini in un diverso contenitore

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Seduti su una spiaggia invernale, in uno scenario che è ancora solo una promessa, dalla tenuta non verificata proprio come la loro relazione appena nata, Clément e Jennifer sono due figure borderline.

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Dentro e fuori dai confini di un genere preciso, sfuggente tanto alla commedia quanto al dramma, e dalla loro stessa storia, con lei in cerca di un’unione stabile, pronta a mordere i sentimenti, e lui avvinto da schemi, teorie, distaccato semiologo delle proprie liaison.

Ma allo stesso tempo pronti a scambiarsi i ruoli, lei a fuggire, lui a inseguire, senza tuttavia mai trovarsi sullo stesso piano nello stesso momento, come nella bella sequenza delle sorprese incrociate, materializzazione di due sentieri che scorrono paralleli intersecandosi solo a patto che uno dei due devii il proprio corso, rinunciando al suo mondo, così estraneo all’altro.

 


pas son genre scenaC’è qualcosa di spiazzante nel nuovo film di Lucas Belvaux, tratto dal romanzo di Philippe Vilain. Perché dalle premesse di uno degli archetipi della commedia sentimentale – poteva facilmente direzionarsi sui binari di un Pretty Woman – l’ex attore della provincia chabroliana sembra guardare piuttosto alle merlettaie del mentore Claude Goretta, ritrovandovi le stesse inquietudini, distillate in un contenitore che aspira a essere altro.
Certo, la sua Jennifer, una straordinaria, vitale Emilie Dequenne (l’indimenticabile Rosetta dardenniana) è un vulcano di energia rispetto alla silente e timida parrucchiera interpretata da una giovanissima Isabelle Huppert ne La dentellière, ma la sostanza non muta. “Sono così felice che sto male se penso che tutto questo potrebbe finire. Sono fatta così, ho la felicità triste” dice Jennifer, parrucchiera kantiana senza saperlo, rinviando in maniera altrettanto innocente alla tragica battuta posta a sigillo de Le modèle nel trittico Le plaisir di Max Ophuls: le bonheur n’est pas gai, la felicità non è allegra.

 

Del resto l’amore, nel cinema francese, sembra essere sempre anche una questione di classe: lo sanno bene le fornaie di Monceau, così come le modelle amate dagli artisti e venute poi a noia.
Nel porsi in questa tradizione, o meglio linea di pensiero, Belvaux si muove con grazia sul filo dei generi, portandosi dietro l’emotività densa dei suoi film precedenti, soprattutto Après la vie, ma lanciando anche timidi sguardi verso il filone popolare portato in auge da Toledano e Nakache con Quasi amici.

Merito anche della tensione sociale tra i due interpreti, dove la differenza di ceto tra Jennifer e Clément si rispecchia nel pedigree dei due attori, in cui l’energia del cinema ‘’di strada” dei Dardenne si confronta con il tempio della tradizione della Comedie française, dando luogo a un duello lowbrow-highbrow da cui il primo esce sicuramente vincente.

 

 

Titolo originale: Pas son genre
Regia: Lucas Belvaux
Interpreti: Émilie Dequenne, Loïc Corbery, Sandra Nkake, Charlotte Talpaert, Anne Coesens, Daniela Bisconti, Didier Sandre, Martine Chevalier
Origine: Francia, 2014
Distribuzione: Satine Film
Durata: 111′ 

 

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